mercoledì 26 agosto 2009

BUONGIORNO FOGGIA -mercoledì 26 Agosto 2009

Foggia T min T max Vento Prob. Precipitazione [%]
Mercoledi' 26 poco nuvoloso 20 35 ENE 16 km/h

10%
Giovedi' 27 sole e caldo 22 36 ENE 12 km/h

5%
Venerdi' 28 pioggia e schiarite 22 35 NE 10 km/h
60%
Sabato 29 pioggia e schiarite 22 35 NW 5 km/h
60%
Domenica 30 temporale 22 30 N 7 km/h
60%


COMMENTI.

LA CITTA' DI FOGGIA SOTTO PULIZIA STRAORDINARIA.

Sarà stato effetto del contenuto della lettera inviata al Sindaco di Foggia Mongelli da Antonietta Terraglia (post di mercoledì 19 ago scorso), sta di fatto che l’Amministrazione comunale ha appena comunicato l’impegno a realizzare un programma straordinario di pulizia delle principali vie di accesso alla città e delle aree periferiche dove vi sono cumuli d’immondizia. Antonietta Terraglia è una vivace ragazza foggiana che vive da sette anni nella lontana Padania e approfitta d’ogni festività per ritornare nella città d'origine. Con la lettera al Sindaco ha lamentato le condizioni di degrado urbano e civico che persistono nella nostra città da anni, senza che esse trovino soluzione. “Entrando in città dall’autostrada, sulla strada che porta al cimitero, posso riconoscere le buche che ho lasciato e ne trovo sempre di nuove... Sulla medesima strada cumuli d’immondizia ai lati e i cani randagi che sono il segno di una civiltà che la nostra cittadinanza continua a non avere. E il traffico? Automobili in seconda e terza fila e nessuno, nessuno che faccia rispettare i divieti, le zone rimozione. ... Qui sembra il far west. ... Parliamo anche di locali e bar che occupano il suolo pubblico senza lasciar spazio ai pedoni, che fanno baccano fino a tarda sera. ... E il verde? Poco e trattato male. ...” Ebbene, qualche giorno fa, nel percorrere in senso inverso la stessa strada, in direzione dell’ingresso Autostrade, notavamo che non c’erano più i soliti depositi d’immondizia; anche i bordi strada erano stati puliti dalle alte sterpaglie che fungevano da raccoglitori di robaccia, mostrando a chi entrava in città un’anteprima indecorosa, peraltro in linea con la condizione esistente nel centro urbano. Abbiamo subito pensato che l’opera di pulizia effettuata fosse legata a quella missiva inviata al Sindaco. La notazione ci fece piacere, dato che ci spinse a pensare che questo nuovo sindaco avesse sensibilità nuova rispetto al predecessore. Considerazione questa che, in verità, come commentavamo tra noi, non ci sembrava neppure una novità. Questo Sindaco, Mongelli, forse in conseguenza d’una nostra vivace speranza, che l’amministrazione comunale di Foggia esaurisca il suo corso disastroso per le sorti della città, forse per la speranza che lascia intravedere il suo viso vigile, probabilmente per i discorsi che gli sentimmo fare, comincia a svelare una devozione tale a questa nostra città da farci ben sperare. Ci piace a tale proposito riportare le parole che esprimono il Mongelli-pensiero quando egli parla dell’impegno che la sua amministrazione ha avviato per ripulire Foggia:

“Necessita la collaborazione da parte dei cittadini per avere una reale efficacia, altrimenti, fra qualche giorno, nessuno si accorgerà del lavoro svolto e il Comune avrà sprecato risorse economiche preziose. Mi appello al senso civico dei foggiani – invitati a denunciare, anche in forma anonima, l’abbandono di rifiuti per strada o gli atti di vandalismo –. D’accordo con l’assessore alla Sicurezza e legalità, Lucia Lambresa, intensificheremo i controlli da parte dei Vigili urbani, ai quali sarà chiesto di agire con particolare determinazione nei confronti di quanti trasgrediscono le norme a tutela della salubrità e del decoro delle aree pubbliche. Senza la collaborazione dei cittadini è impossibile avere una città pulita o tutelare un patrimonio collettivo. Anche per tale ragione, l’Amministrazione comunale è pronta ad assumere l’impegno ad intensificare le attività di promozione del senso civico – conclude Mongelli – augurandosi di avere al proprio fianco la scuola, le associazioni e, soprattutto, le famiglie dei giovani e giovanissimi cittadini”. Siamo pienamente d’accordo, Sindaco Mongelli. Lo diciamo noi: “Foggia è sozza, ma tanti foggiani sono sozzoni”. Per questa ragione è necessario da una parte rispolverare urgentemente il senso civico, dall’altra mettere al lavoro vigili urbani e cittadinanza (richiamiamo al ‘lavoro’ quei pensionati che hanno tanta volontà di rendersi utili). Un utile richiamo per tutti sarebbe un apposito provvedimento di legge locale, che sanzioni severamente chiunque danneggi l’immagine di civiltà di Foggia. gma


Il sindaco Mongelli risolve il problema dei libri di testo gratuiti agli scolari delle elementari.

Una notizia, diffusa nei giorni scorsi, ricordava ai cittadini foggiani la situazione economica disastrosa delle casse comunali, così come fu lasciata dalla precedente amministrazione di Cilibertiana memoria. Tra la platea di creditori che chiedono d’essere pagati dal Comune di Foggia per beni e servizi forniti, ci sono anche le librerie che, su accettazione di una cedola-promessa di pagamento, hanno fornito agli scolari elementari i libri di testo, anticipandone di fatto il costo agli editori. Per due anni il Comune di Foggia non ha pagato i librai foggiani, che quindi comunicano ai concittadini che i libri per le scuole elementari quest’anno non saranno più acquistabili con il rilascio delle cedole comunali, ma soltanto soldi alla mano. In effetti ci risulta che la notizia non ha preoccupato poi tanti foggiani, la maggior parte dei quali si lamenta delle proprie economie senza motivo. Il fatto grave stava nel dover rinunciare ad un diritto che lo Stato elargisce in favore degli scolari delle elementari. Nella circostanza risulta sia scomparso anche l’abusato grido popolare: “governo ladrone... s’ sò magnt’ tutt’ cos’...”

Comunque, ci ha pensato il sindaco Mongelli a stanziare i 232mila euro che consentiranno il saldo delle cedole staccate lo scorso anno alle librerie per la consegna dei libri di testo adottati dalle scuole elementari.

“Pur dovendo fare i conti con le note e immutate ristrettezze finanziarie – ha commentato il sindaco – ho ritenuto prioritario attivare un intervento di sostegno al reddito delle famiglie foggiane e altrettanto doveroso offrire un segnale di attenzione ai proprietari e gestori delle librerie scolastiche. A questi ultimi offro la più ampia disponibilità ad un confronto che abbia come obiettivo rinnovare la fiducia e la collaborazione con l’Amministrazione comunale – conclude il primo cittadino – anche per favorire l’ulteriore miglioramento del servizio offerto alle famiglie”. E bravo il nostro sindaco, anche se siamo certi che questa politica del pagare non è fattibile senza contestualmente incassare dalla comunità l’importo corrispondente. Diciamolo chiaramente. gma

domenica 23 agosto 2009

GOOD MORNING FOGGIA domenica 23 Agosto 2009

FoggiaT minT maxVentoProb. Precipitazione [%]
Domenica 23sole e caldo2034N14 km/h

5%
Lunedi' 24sole e caldo2033W7 km/h

5%


COMMENTI.


LA BESTIALITA’ DEGLI ABITANTI CONTRO LA BELLEZZA DEI LUOGHI.


CAPRI ISCHIA

A Capri ed Ischia l'estate 2009 sarà ricordata come la stagione orribile. Alcuni operatori turistici inquinano luoghi e mare con gli scarichi dei propri esercizi. Società addette ai servizi ecologici riversano direttamente in mare i liquami fognari raccolti. 60 albergatori sono indagati di non aver rispettato le procedure legali per lo scarico dei liquami. Il titolare di un rinomato stabilimento balneare-ristorante è arrestato mentre butta in mare le bottiglie vuote lasciate dai clienti. Gestori abusivi che sfruttano le piazzole sul mare come lidi privati, solo che non hanno le concessioni. Per finire, rifiuti galleggiano in mare nauseando quanti sono venuti da nazioni lontane per fare il bagno nelle acque di luoghi certamente incantevoli quanto alla bellezza del paesaggio, ma che evidentemente sono abitati ancora da gente primitiva, con istinti spregevoli.
A risultare è l’emblema dell’uomo bestia, caratterizzato dal dispregio ch’egli sostenta verso la civiltà. Un essere insensibile anche alla naturale influenza solitamente presa dalle bellezze dell’ambiente circostante, che solitamente ingentiliscono gli animi dei nativi che vi abitano. Invece commentiamo una bestialità insensata, ch’è guidata soltanto dall’interesse personale, dal profitto immediato. Neppure limitata dalla consapevolezza di deturpare e distruggere la fonte del proprio lavoro: quella bellezza dei luoghi che è origine del turismo e fonte dei guadagni che ne provengono.
D’accordo, questa inciviltà c’è sempre stata, in ogni dove. Non ne parliamo solo perché essa riguarda luoghi celebrati come l’isola di Capri, quella d’Ischia, famose per il turismo d’èlite che v’arriva. Però, è anche vero che quando barbarie e arretratezza si verificano all’interno di territori che sono sotto l’attenzione del mondo e dove, per tanto, dovrebbe prevalere il controllo degli organi preposti alla salvaguardia di beni e persone, è evidente che se qualcheduno può delinquere è perché le autorità hanno ritardato i controlli preventivi.
Il quadro di bassa civiltà, che stiamo esaminando, non riguarda soltanto luoghi come Capri ed Ischia. Esso è un esempio, per avvertire che altri luoghi, città, paesi normali, sono sotto l’aggressione di gente incivile, indegna di vivere in società. Il che succede anche nella nostra Foggia. Non è essa Capri? Non è Ischia? Certo. Che significa. Non ne parliamo? Questi fatti d’inciviltà non fanno scalpore, ma interessano i foggiani. Non diciamo che nella nostra città vivono persone incivili che insozzano le strade, le piazze, i giardini? Altri che circolano in auto in maniera pericolosa, non rispettano i segnali stradali ed i semafori? Mentre gli sporadici vigili comunali sembrano specializzati soltanto a multare i concittadini per divieti di sosta. Guardiamoci intanto queste foto, riprese ovviamente nella nostra Città. Presto torneremo sull’argomento “Foggia sozzona o i Foggiani?gma



mercoledì 19 agosto 2009

GOOD MORNING FOGGIA -mercoledì 19 agosto 2009

Foggia T min T max Vento Prob. Precipitazione [%]
Mercoledi' 19 sole e caldo 20 35 ENE 13 km/h

5%
Giovedi' 20 sole e caldo 20 35 NE 11 km/h

5%


Riflessioni.


LA POLITICA SI E’ INCARTATA.

I giovani dicono “s’è incartato”, per schernire chi si lancia in un ragionamento sconsiderato, poi vi rimane ingarbugliato, non riesce a concluderlo attraverso argomentazioni chiarificatrici e logiche. La derisione sta nell’immagine che essi usano per semplificare la situazione. Paragonano quel cumulo d’idee scriteriate, buttate alla rinfusa, ad un viluppo di cose, confezionate in maniera grezza, imballate con carta rudimentale e grossolana. Insomma, quelle idee scriteriate diventano per similitudini la merce di poco valore, che in tempi passati (ma oggi l’incartare sta tornando in uso) veniva avvolta con la carta rimediata dalle cataste di giornali o riviste invenduti. “S’è incartato”. Cioè: s’è messo da solo nel cartoccio delle sue idee sconclusionate. L’immagine è divertente e s’adatta a meraviglia a quasi la totalità degli oratori politici attuali, quelli sconclusionati in ogni loro dire e fare, da fare dubitare persino che abbiano in qualche punto recondito la loro ragione. Sì che avrebbe da disegnarne di cartocci un bravo vignettista. Ogni giorno una serie di cartocci, ciascuno contenente il ‘politico’ patata, o quello alla frutta, o quello che sa di pesce. Per l’amor del cielo, tutti divertiti per come sono stati confezionati e rivestiti, perché l’importante in fine per questi politici è esserci per apparire, essersi piazzati comunque, anche in un cono di cartaccia. Qualcuno potrebbe finire nella carta di un conosciuto quotidiano, altri s’accontenterebbero di stare in una rivista gossippara, qualcuno farebbe bella figura in qualche giornale pornografico. Insomma ad ognuno il vestito più adatto. L’importante è che questo loro incartato trovi la destinazione finale appropriata: nel raccoglitore per carta dell’immondizia differenziata. gma


POLITICA E CONDIZIONE NATURALE DEL VIVERE URBANO.

C’è un modo di fare che stabilizza la popolazione di una città in una condizione di vita tranquilla,
dove le occupazioni ordinarie dei cittadini sono propense a produrre con spontaneità il benessere comune? Dove e come nascono: l’amore per la città in cui si vive; la soddisfazione d’abitare felicemente il proprio quartiere; la vocazione a frequentare con spontaneità luoghi e persone gradevoli, senza dover pazientare né tollerare situazioni moleste. Insomma, è possibile essere cittadino di un’urbanità che sia amabile e piacevole? Vale a dire, vivere a fior di pelle la felicità per l’essere parte di una civiltà operosa, pacifica e armoniosa, che forma il cittadino, gli consente di sviluppare amorevolmente il senso più naturale della vicinanza, dell’amicizia di gruppo, dell’appartenenza ad una comunità. Siamo certi che ciò è possibile. Anzi, riteniamo che questo stato di civiltà sia condizione naturale e spontanea del vivere urbano. Questo, a prescindere dall’educazione del singolo. A prescindere dal consueto, abusato ricorso alla cultura, alla scolarità, da propinare ai giovani come se esse fossero l’antidoto per controllare una loro deriva malevola, povera di capacità sociali. E’ anzi vero, che nei giovani sono genuini i principi della vita in comune, tra i quali risalta la predisposizione a socializzare, ad aiutarsi, a vivere con solidarietà spazi e risorse che sono utili all’aggregazione.

Forse è una certa pratica del governare che asseconda i ruoli naturali della società civile? Possiamo ipotizzarlo.

In pratica l’amministrazione della cosa pubblica determina l’ambiente ed influisce sulle condizioni del vivere in comune dei singoli cittadini. Come? Con i suoi progetti d’edificazione delle aree urbane pubbliche; con la realizzazione dei servizi che supportano la crescita della socialità.

E’ comunque certo che, in un habitat inadatto per soddisfare le esigenze elementari necessarie alla vita di gruppo, si consolidano i comportamenti dettati dall’ansia del singolo, il quale avverte che dovrà confrontarsi con i vicini di quartiere, per procurare a sé ed ai propri familiari i pochi beni disponibili, prima che essi s’esauriscano. Quante volte assistiamo, all’interno di un parco pubblico, alla ‘corsa’ per accaparrarsi una panchina e poi agli sguardi truci che vanno al ‘vincente’ di quell’ingenua competizione? Dunque, se all’interno di una comunità predomina la rivalità, pure per l’uso temporaneo di un banale bene in comune, come è pensabile che in essa sussistano la solidarietà e la convivenza pacifica? In un quartiere cittadino, dove le ordinarie diversità di classe sono esasperate dai servizi sociali in degrado, la convivenza è difficile, ne consegue che non c’è amore per il vicino di casa. Tutto, in ambienti tanto squilibrati, finisce col dipendere dal precario equilibrio della sopportazione dell’individuo, che sovente passa all’insana violenza per sovrastare il proprio vicinato. Ecco, quindi, che le azioni d’una politica coerente con le aspirazioni di sviluppo urbano d’una comunità sono determinanti per impiantare sani principi di convivenza.

Non vale contestare questo ragionamento con la retorica affermazione che la politica è poi la stessa società, quindi, che l’imperfetta gestione del bene comune è causata da una comunità manchevole di civiltà. La gestione dei beni della società è una funzione che la popolazione demanda a persone elette col voto di fiducia, le quali, non per questo, possono rinviare la responsabilità della loro inefficienza al popolo elettore. Tant’è che il giuramento con cui questi gestori della cosa pubblica accettano il mandato al quale sono stati eletti, richiama per intero la responsabilità di un fedele operato, vincolato a mantenere la linea dello sviluppo della società civile. Quella politica che non risulta migliorativa delle condizioni urbane della popolazione è certamente responsabile delle condizioni di squilibrio in cui essa è costretta a dibattersi. Una politica siffatta, degenerata e degenerante, non può pretendere dai cittadini un’obbedienza senza limiti, condizione questa che instaurerebbe un governato vessatorio e di potentato. Sicché la società civile deve ritenere che è suo fermo dovere sostituire tutti gli amministratori cittadini in carica, ‘ogni volta’ che le condizioni della vita urbana divergono da quelle che sono le matrici della civiltà corrente. Ciò a prescindere dall’avvio di discussioni sulle responsabilità della parte politica contestata. Tutti gli amministratori cittadini vengano dismessi dal popolo e tornino alle loro ordinarie occupazioni. Perché la funzione pubblica non appartiene al singolo, pure se eletto, né può essere solitaria espressione d’aspirazioni personali o d’invenzioni, tanto meno inutile esercizio d’incompetenza e d’arroganza. Il vivere in civiltà è fatto di valori assolutamente positivi, per cui la società non deve mai permettere che essi rallentino la loro tendenza a migliorarsi o che essi, addirittura, s’involgano e peggiorino la convivenza della popolazione. gma


CARO SINDACO DI FOGGIA.... Ti do uno stimolo.

E brava Antonietta Terraglia, per la lettera che ha inviato al sindaco di Foggia e che tanti cittadini foggiani avrebbero voluto scrivere, mantenendo le stesse osservazioni e forse un tanto di garbo in meno. Ma cosa ha poi questa lettera, di nuovo o di pregevole, per finire sulla carta stampata? Chi sa quanti sono coloro che scrivono al loro sindaco e le cui missive finiscono... Dove? Non lo sappiamo. Eppure sarebbe utile e informativo conoscerne i contenuti. Che ne dice Mongelli? Lei che si precisa tanto innovativo, potrebbe mettere al lavoro il suo ufficio stampa per rendere pubbliche le lettere che riceve dai concittadini. Ma torniamo ad Antonietta, una ragazza foggiana che da sette anni vive in Padania eppure conserva il legame per Foggia e l’orgoglio d’esservi nata. Al punto che ella considera sia tuttora qui la sua casa ed in occasione delle festività principali ritorna a Foggia. Non si creda ora, che la lettera ch’ella ha scritto al Sindaco sia la solita banale richiesta di raccomandazione. I suoi contenuti sono altri. Essi sono d’alto livello; sono pari all’acuto di un componimento lirico che, appunto, celebra l’amore per il luogo nativo, l’attaccamento alla gente che vi abita. Le parole scritte da Antonella potevano essere un grido di dolore e di conseguente rabbia, espressa doverosamente al primo cittadino di Foggia, a causa delle condizioni di degrado urbano e civico, che persistono nella nostra città da anni senza che esse trovino soluzione. Invece le sue, furono parole intelligenti, misurate, garbate, capaci d’essere intese da chiunque è persona intelligente, misurata, garbata. Ecco cosa scrive Antonietta Terraglia: “Gentile signor sindaco Mongelli. Ho lasciato Foggia sette anni fa, non per scelta, come tanti altri cittadini, ma non passa anno che non ci torni. Per me è sempre tornare a casa. Ma seppure io sia fatta con la terra di questi posti, non sono più cieca davanti a ciò che non va e continua a non andare anno dopo anno. Entrando in città dall’autostrada, sulla strada che porta al cimitero, posso riconoscere le buche che ho lasciato e ne trovo sempre di nuove, rattoppate certo, ma come biglietto da visita non è dei migliori. Sulla medesima strada cumuli d’immondizia ai lati e i cani randagi che sono il segno di una civiltà che la nostra cittadinanza continua a non avere. Nessuno si occupa del problema, nessuno se ne è mai occupato. Solo gente che li scansa, gli stessi che magari abbandoneranno il loro cane alle prossime ferie. E il traffico? Automobili in seconda e terza fila e nessuno, nessuno che faccia rispettare i divieti, le zone rimozione. I vigili passano ma non succede nulla. Non c’è una telecamera di sorveglianza ai semafori. Capisco che non bisogna vessare i cittadini, ma mi creda, certe volte qui sembra il far west. ... Parliamo anche di locali e bar che occupano il suolo pubblico senza lasciar spazio ai pedoni, che fanno baccano fino a tarda sera. Sono tutti autorizzati? E il verde? Poco e trattato male. ... Molto sono mancata, ma nulla è cambiato. E proprio sulla speranza di cambiamento che si fonda una lettera come tante, che forse racchiude solo una parte di ciò che non va visto con gli occhi di chi non ha l’assuefazione di tutti i giorni. ... L’impressione è che non abbiamo l’orgoglio di essere foggiani, non abbiamo l’orgoglio di considerare Foggia la nostra casa. Casa nostra è solo l’appartamento in cui viviamo, non la strada dove buttiamo l’immondizia, che occupiamo con le auto, do ve si urla. E non ci lamentiamo poi se ci tocca combattere quotidianamente con il luogo comune del meridionale senza regole, indisciplinato. Mi smentisca la prego, tornerò in dicembre. Cordiali saluti. Antonietta Terraglia” Se il sindaco Mongelli ti risponderà, dando discontinuità alla grezza ignoranza di qualche suo predecessore, vorremmo saperlo. Ma, cara Antonietta Terraglia, considera positivamente il fatto che molti cittadini foggiani sono stanchi di vivere lo stato di cose che in parte denunciasti. Si stanno muovendo e... tante cose e figuri non ci saranno più a Foggia.

sabato 15 agosto 2009

GOOD MORNING FOGGIA -sabato 15 agosto 2009

BUON FERRAGOSTO!

Alcune immagini, riprese ieri, durante la processione dell'Icona della Madonna dei Sette Veli, protettrice di Foggia.




















































































































venerdì 7 agosto 2009

GOOD MORNING FOGGIA -venerdì 7 agosto 2009

Foggia T min T max Vento Prob. Precipitazione [%]
Venerdi' 7 sole e caldo 20 31 NNW 19 km/h

5%
Sabato 8 sole e caldo 19 32 NNE 12 km/h

5%
Domenica 9 pioggia e schiarite 23 33 NE 12 km/h
60%





UNA BOCCATA D’OSSIGENO.

QUESTO PUO’ DARE IL GOVERNO A PICCOLE E MEDIE IMPRESE.


Mentre la situazione economica delle piccole e medie imprese italiane s’aggrava, al punto che tante di esse nemmeno riapriranno i battenti dopo il periodo estivo, le banche invece mettono a segno un accordo vantaggioso, in base al quale incasseranno robusti sgravi fiscali dal governo.

La cosa che fa davvero rabbia è che queste esenzioni sono la contropartita della promessa, fatta dall’ABI alla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, di una moratoria dei debiti che le piccole e medie imprese devono pagare alle banche.

Insomma, le banche si dichiarano disponibili a spostare sino ad un anno le scadenze delle rate mutuate, ovviamente previa la verifica che sussistono condizioni ben precise e, col semplice riesame delle rateizzazioni che esse stesse ebbero a concedere alle aziende, si prendono dal governo un guadagno certo e per giunta anticipato: gli “sgravi fiscali”. Ciò addirittura in un periodo di crisi finanziaria ed economica, quando il settore nazionale delle imprese e della produzione è a forte rischio. Altro che accordo, questo è un ricatto, per opera di un sistema, quello delle banche, che se non è il primo responsabile di questa crisi in atto, certo è il gestore di un sistema bancario inadeguato, compromessosi in una politica finanziaria indirizzata al conseguimento di forti utili, derivanti da assolute speculazioni.

Il Governo, pure questa volta, dimostra di dipendere da questo racket del denaro, al quale, alla stregua di un ‘povero’ postulatore, deve prima fornire la garanzia di utili certi ed anticipati per poi ‘vedere’ se e fino a che punto le sue richieste sono accettate.

Dalla disamina di detto accordo, ci rendiamo conto che esso non è affatto la soluzione degli effettivi bisogni che oggi mettono a rischio la sopravvivenza delle medie e piccole imprese. Tant’è che il ministro Tremonti, neppure per coerenza o per coraggio, l’ha paragonato ad una ‘boccata d’ossigeno’. Il che rende almeno la visione di due gravissimi aspetti, mai considerati a fondo: a) -il reale grave stato di ‘malattia’ che affligge la gran parte delle aziende italiane, cioè le medie e piccole; b) –la gravissima dipendenza della politica italiana dalla vetta piramidale del potere economico. E non vogliamo, come si dice, buttarla in politica, quando c’è invece una politica tutta da ‘buttare’.

Esaminiamo invece il contenuto delle ‘istruzioni’ che l’Abi fornisce alle imprese che intendono richiedere la sospensione per un anno della quota capitale delle rate di muto o del leasing.

-Possono richiedere la sospensione le imprese che rispettano i seguenti parametri:
1. "il parametro della dimensione"
Cioè se sono una impresa con meno di 250 dipendenti e con fatturato minore di 50 mln di euro (oppure con totale attivo di bilancio fino a 43 mln di euro) e
2. Se ho adeguate prospettive economiche e posso provare la continuità aziendale
3. Se ero "in bonis" con la mia banca alla data del 30 settembre 2008, cioè non avevo esposizioni classificate come sofferenze, partite incagliate, ristrutturate, scadute e/o sconfinanti deteriorate, scadute e/o sconfinanti non deteriorate e
-alla data di presentazione della domanda, non ho posizioni classificate come ristrutturate o in sofferenza ovvero procedure esecutive in corso e
4. se ho le rate in scadenza o già scadute (non pagate o pagate solo parzialmente) da non più di 180 giorni alla data di presentazione della domanda, allora posso fare la domanda alla mia banca.
Se sono un'impresa che rispetta questi parametri e la mia banca aderisce all'Accordo comune, - la banca avvia l'iter di valutazione, ed è tenuta a fornire una risposta di norma entro 30 giorni lavorativi dalla presentazione della domanda, completa delle informazioni eventualmente richieste.
E quindi, ci sono diverse possibilità:
a) se l'impresa alla data della presentazione della domanda è ancora classificata "in bonis" e non ha ritardati pagamenti, la richiesta si intende ammessa dalla banca che ha aderito all'Avviso, salvo esplicito e motivato rifiuto; oppure
b) se nel caso in cui alla data di presentazione della domanda l'impresa non ha posizioni classificate come "ristrutturate" o "in sofferenza" ma ha un ritardo di pagamento inferiore a 180 giorni, la domanda sarà valutata attentamente dalla banca per capire se esistano le condizioni della continuità aziendale.
Ovviamente l'ammissione alla sospensione diviene particolarmente complessa nel caso in cui la posizione è "in incaglio", dato che questa condizione dell'affidamento non è ricomprendibile tra le posizioni "in bonis".

Emma Marcegaglia, esprime soddisfazione. «L'accordo è buono - dice -, questo è uno strumento vero a supporto delle imprese che ora stanno soffrendo. Il tema della liquidità e del credito rimane una priorità assoluta, in un momento di congiuntura difficile e di cali del fatturato dal 30 al 50%, in cui per le aziende è difficile incassare i crediti».

Di vero, aggiungiamo noi, c’é che un imprenditore (su chi sa quanti) riesce a ‘rinviare’ per un anno il pagamento alle banche delle rate dei mutui contratti. Ed allora? E’ mai pensabile che il rinvio del pagamento di qualche rata, che certamente rappresenta una percentuale minima rispetto al conto delle spese di gestione della produzione aziendale, altrimenti mai le banche l’avrebbero concessa, sia lo “strumento vero” (sic: Marcegaglia), quando per l’imprenditore le difficoltà derivano dal calo della produzione dal 30 al 50%, dalla difficoltà d’incassare i crediti legati a quanto ha prodotto e consegnato?.

Altro che boccata d’ossigeno per le imprese. Quest’accordo è soltanto il più recente favore che una malsana politica fa alle banche, le quali, in previsione di trovarsi in mano crediti inesigibili verso le imprese, per ora ottengono dallo Stato di non versare denaro al fisco.

Sentiamo invece cosa dice Draghi, governatore di Banca Italia: “Le sofferenze bancarie, cioè i crediti che i debitori non sono più in grado di restituire, sono aumentate in questi mesi del 125 per cento rispetto al periodo precedente e tutto fa prevedere che continueranno ad aumentare con ritmi ancor più intensi. La conseguenza inevitabile è una valutazione ancor più rigorosa del merito del credito, specie nel settore delle imprese medio-piccole, le più bisognose di sostegno”.

E’ chiaro che alle piccole e medie imprese non arriveranno mai aiuti concreti, che in latitudine di mercato si chiamano ‘soldoni’. Siamo insomma al si salvi chi può. Cioè le banche ed i regnanti. gma

martedì 4 agosto 2009

GOOD MORNING FOGGIA -martedì 4 agosto 2009

Foggia T min T max Vento Prob. Precipitazione [%]
Martedi' 4 pioggia 20 32 W 4 km/h
70%
Mercoledi' 5 sereno 19 29 NNW 16 km/h

5%


PRIGIONIERI DI UN SISTEMA FALLIMENTARE CHE NON CONSENTE SALVEZZA.
I Carcerati.

In queste giornate di calura insopportabile, che surriscalda tetti e cementificazioni, si torna a parlare di carceri affollate, di carcerati che si tolgono la vita o che, quasi ogni giorno, aggrediscono i loro sorveglianti. Questo perché le case circondariali (le carceri), le celle, racchiudono più detenuti del numero previsto e tutti coloro che, per lavoro o per costrizione, ‘abitano’ questi gironi infernali vanno fuori dai nervi. Per cui la società torna a discutere di giustizia, di pena, di repressione, anche d’alleggerire il numero dei detenuti. E torna il dubbio che quella giustizia chiamata in causa da fatti che sono già il risultato negativo di una previsione sbagliata, diventi l’ulteriore previsione di una giustizia sbagliata o comunque l’incauto strumento di un sistema ingiusto, che non ha mai funzionato come doveva. Immaginiamo il ritorno d’ampollose oratorie intorno all’educazione in carcere, agli intenti positivi della pena e della sua espiazione, all’inevitabile responsabilità che la giustizia conclama. E perché non prevedere i toni aspri che verranno fuori dal probabile risveglio del giustizialismo? Mentre i fatti sono altri e d’essi non si discute. Le carceri del nostro Paese sono insufficienti per contenere tutti i reclusi, di conseguenza esse non ottemperano più nemmeno alle norme basilari o ai principi direttivi dell’ordinamento penitenziario. Scorriamone per intero l’articolo 1:
Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.
... Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili ai fini giudiziari. Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reinserimento sociale degli stessi. ..."

Le dimensioni attuali del sovraffollamento all’interno delle carceri, in aumento costante, mentre i posti disponibili rimangono gli stessi, in effetti, determina contro il detenuto insieme alla privazione della libertà, una pena accessoria non prescritta da alcuna legge, ossia quella di vivere in condizioni disagiate. In tali condizioni peggiora anche il lavoro della polizia penitenziaria. Tale emergenza è aggravata dal fatto che molti penitenziari risalgono a qualche secolo fa, si tratta di strutture fatiscenti, si tratta di costruzioni che cadono a pezzi.

Riportiamo alcune note dei sindacati di Polizia Penitenziaria e due lettere di detenuti nella casa circondariale di Foggia, (estratte da articoli del quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno”) per meglio documentare la reale situazione d’insostenibilità che s’è creata all’interno dei penitenziari.

la gazzetta del mezzogiorno/Emergenza carceri, Sappe.

“Non si può resistere ancora a lungo. Basta, basta, basta!”. È il commento di Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo Polizia penitenziaria Sappe. “Le aggressioni ai poliziotti penitenziari hanno ormai cadenza quotidiana: nell’ultima settimana episodi analoghi sono avvenuti nei penitenziari di Lecce, Prato, Salerno, Milano. Bisogna contrastare con fermezza questa ingiustificata violenza a danno dei rappresentati dello Stato in carcere e punire con pene esemplari chi li commette: penso a un maggiore ricorso all’isolamento giudiziario fino a fine pena con esclusione delle attività in comune ai detenuti che aggrediscono gli agenti – propone Capace - e a un altrettanto maggiore ricorso agli strumenti di coercizione per i ristretti più aggressivi e violenti, come, ad esempio, avviene negli Stati Uniti”.

“Di fronte a queste preoccupanti aggressioni, sintomo di una tensione sempre più crescente nelle carceri – continua il segretario generale del Sappe -, si è deciso di convocare il 6 agosto una riunione con i sindacati della Polizia penitenziaria per parlare di come gestire l''emergenza carceri in estate. Una riunione che si sarebbe dovuta tenere a maggio, non in piena emergenza, con agenti aggrediti ogni giorno e tensioni continue! Ad oggi sono undici le regioni ‘fuori legge’ che ospitano un numero di persone superiore al limite ‘tollerabile’: Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto. A queste si aggiungono tutte le altre che superano comunque il limite ‘regolamentare’.
“Le cifre sono rilevate dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che, ovviamente, se ne guarda bene dal presentarle all’opinione pubblica. Il capo della Dap, Ionta, in carica da un anno, non ha fatto nulla di concreto per risolvere i gravi problemi penitenziari e si è limitato a lanciare slogan sull’edilizia penitenziaria per disinnescare la bomba ad orologeria delle carceri italiane. Si continua a parlare di un piano sull’edilizia di prossima attuazione – prosegue Capace -, ma in realtà ci vorranno anni prima che venga costruito un singolo nuovo carcere. Per ora il Governo, il ministero della Giustizia ed il Dap si sono fatti scudo della drammatica situazione attraverso il senso di responsabilità del corpo di Polizia penitenziaria; ma queste sono condizioni di logoramento che perdurano da mesi. Quanto si pensa possano resistere gli uomini e donne della Polizia penitenziaria, che sono costretti a trascurare le proprie famiglie, per garantire turni massacranti con straordinari nemmeno pagati? Quanto stress psico-fisico pensano possa sopportare una persona costretta a convivere con situazioni sanitarie da terzo mondo, esposti a malattie infettive che si ritenevano ormai debellate in Italia, ma che sono largamente diffuse in carcere, attenta a scongiurare suicidi, a schivare aggressioni da parte dei detenuti e tentativi d’evasione che sono all’ordine del giorno?”.

“Un atto di serietà politica e di onestà intellettuale sarebbe quello di leggere le cifre e ascoltare chi in carcere ci lavora da anni, la Polizia Penitenziaria appunto, e non improvvisarsi ad amministratori che non fanno i conti con la realtà. L’unica via d’uscita da questa situazione – conclude Capace - è il ricorrere alle misure alternative alla detenzione che è dimostrato dai numeri che sono lo strumento migliore per garantire la vera sicurezza per i cittadini. Soltanto chi ha la possibilità di allontanarsi dal carcere per una seria prospettiva di lavoro all’esterno non tenta di commettere altri reati”.


Il carcere di Foggia scoppia: "Siamo in 5 in ogni cella”.

Pubblicato il: 29/05/2009


La lettera scritta da un detenuto del carcere foggiano è firmata simbolicamente: «i discriminata di massa». In maniera garbata chi scrive (pur scegliendo l’anonimato) denuncia una situazione - il sovraffollamento delle celle - confermata da chi lavora nella casa circondariale del capoluogo dauno.

Le cifre datate 27 maggio parlano di 736 detenuti rinchiusi nella struttura alle «Caseremette», a fronte di una capienza ottimale di 390 persone. In pratica nelle 13 sezioni del carcere di Foggia inaugurato 21 anni, c’è quasi il doppio dei detenuti previsti: se le celle sono state costruite per ospitare due reclusi, ce ne sono quattro o cinque. Il 20 per cento della popolazione carceraria è rappresentato da stranieri di varie etnie: circa 400 sono invece i detenuti in attesa di giudizio. A fronte di una popolazione carceraria così numerosa, il numero della polizia penitenziaria non è che aumenti e rimane intorno a quota 340 persone, comprese quelle addette alle scorte dei detenuti ai processi e in altre carceri. In alcune sezioni quindi si finisce con un solo poliziotto penitenziario che deve controllare sino a 60/70 detenuti (e malgrado queste carenze di organico proprio il pronto intervento della polizia penitenziaria più di una volta ha evitato suicidi in cella).

In linea teorica il carcere di Foggia (dove esiste una sezione cosiddetta «As», ad alta sicurezza, per gli imputati di mafia ma non c’è il reparto 41 bis che prevede un durissimo regime carcerario) dovrebbe ospitare non più di 390 detenuti; ma sino a 500 reclusi la situazione è tollerabile. Quando si arriva invece quasi al doppio della capienza, la situazione diventa di grande disagio. La situazione ottimale si registrò nell’estate del 2007, un anno dopo l’indulto, quando nel carcere di Foggia c’erano poco più di 300 detenuti. Meno detenuti significa più possibilità per psicologici e operatori sociali (pochi pure quelli) di seguire i carcerati nel tentativo di un percorso di recupero. «Faccio appello al ministro di Giustizia» scrive il detenuto «perché ci possa aiutare a vivere almeno dignitosamente: vogliamo pagare le nostre condanne, ma senza subire soprusi. Perché è un sopruso il sovraffollamento nel quale siamo costretti. Viviamo in condizioni illegali, e questo finisce per essere una beffa vera e propria per la Legge che dovrebbe tutelare la dignità e le condizioni umane: la situazione di invivibilità nelle carceri italiane va avanti da anni».

Nella lettera il detenuto annuncia anche che anche i carcerati foggiani aderiranno ad una forma pacifica di protesta decisa a livello nazionale (anche se non viene spiegato in cosa consisterà questa protesta). «La mettiamo al corrente signori ministero che, se prima dell’estate il problema dovesse accentuarsi a vista d’occhio, noi detenuti del carcere di Foggia faremo sentire la nostra voce aderendo alla protesta che altri carcerati in varie prigioni italiane hanno deciso di attuare. Sarà una protesta pacifica al fine di poter vivere dignitosamente in cella».

Foggia, il carcere scoppia. L'appello: "Viviamo come topi"

Di Admin: 22/06/2009

Le cifre disegnano il quadro, le lettere dei carcerati raccontano la situazione drammatica che viene riassunta in una parola: sovraffollamento. Le cifre: nel carcere di foggia, dove dovrebbero essere detenute 390 persone con una situazione di tolleranza che non dovrebbe superare le 500 unità, i reclusi sono quasi 750. Il che significa che in celle di pochi metri quadri nate per ospitare 2 o 3 persone, ce ne sono almeno il doppio. E la polizia penitenziaria (meno di 350 unità) è insufficiente a fronte di una popolazione carceraria così numerosa, tant’è che spesso un solo agente deve occuparsi di sezioni dove sono rinchiusi fino a 80 detenuti.
Ma sono le numerose lettere giunte alla «Gazzetta» a raccontare come si vive nella struttura al rione Casermette nata nel ‘78. «Sono un detenuto del carcere di foggia». «Scrivo questa lettera nella speranza che oltre al ministro si possa scuotere anche l’opinione pubblica per quello che riguarda l’invivibilità delle carceri. Chiediamo l’aiuto dell’opinione pubblica non per uscire dal carcere, ma per vivere in maniera più dignitosa. In celle costruite per due o tre persone, ci obbligano a stare in cinque o sei. Il carcere di foggia porta una capienza di 330 detenuti, mentre attualmente ne siamo 750: lascio a voi immaginare il caos. Per questo stimatissimi italiani chiediamo il vostro aiuto: il primo luglio, in accordo con tutte le carceri italiane, noi detenuti e i nostri familiari faremo uno sciopero pacifico. Ricordatevi che pure noi siamo essere umani, non fateci vivere più come le bestie».
C’è anche chi ha tentato di togliersi la vita in cella, venendo salvato dalla polizia penitenziaria. Lo racconta in questa lettera alla redazione («credo che questa mia missiva non meriterà la vostra attenzione e tanto meno la pubblicazione: in caso contrario chiedo che vengano indicare solo le mie iniziali, R.M.») un detenuto. «Nei giorni scorsi ho tentato il suicidio in carcere: il fallimento del mio gesto ha raddoppiato in me il senso della disperazi
one, impedendomi di valutare correttamente l’infermo intorno a me. Avrei voluto andarmene con il silenzio e l’indifferenza: la filosofia di queste mie parole è la metafora del volto oscuro della questione carceraria con il suo vergognoso sovraffollamento. Il limite della sopportazione appartiene alla condizione umana e io sono arrivato ben oltre».
A chiedere l’intervento delle istituzioni è anche un detenuto ai domiciliari che prestà tornerà in cella. «Scrivo alla “Gazzetta”questa lettera perché sono molto arrabbiato: nei giorno scorsi sul vostro giornale ho letto dei problemi di sovraffollamento nel carcere di foggia. Scrivo per far
sapere che sono vicino a tutti i detenuti, visto che nelle carceri si vive una vita indecente e di gravissimi disagi. Non si vive bene perché in celle di 2 persone, ce ne stanno 4 o 5. Il problema del super affollamento dipende anche dal fatto che non sempre vengono riconosciuti i diritti del detenuto da parte dei magistrati: non concedono i domiciliari, non ti fanno andare in affidamento lavorativo. Io sono detenuto da un anno e mezzo, da 5 mesi ai domiciliari: non riesco ad avere l’affidamento lavorativo e so che tra qualche mese, con la condanna che diverrà definitiva, tornerò di nuovo dentro. Tra le difficoltà della vita in cella, c’è anche quella di vivere 24 ore su 24 con persone di etnia diversa, con usanze molto diverse dalle nostre. Al ministro vorrei dire di prendere provvedimenti seri: il carcere non dev’essere un luogo dove ci si finisce di rovinare, ma di recupero. Ma con questo sovraffollamento non si recupera proprio nessuno. Invece di costruire nuove carceri, che comporterà tempi lunghi, si può ricorrere alle misure alternative alla detenzione in cella».

La situazione è chiara nella sua gravità e riteniamo che il governo renderà operative tutte le misure che da tempo ha legiferato, per riportare il sistema penitenziario nei limiti del dettato sia costituzionale sia normativo vigente. Nuove strutture, calibrate per consentire l’esatto adempimento dell’istituto carcerario e della pena. Diciamolo, al di fuori d’ogni retorica: “Non è possibile che questo sistema penitenziario, ‘studiato’ per compensare i fallimenti d’una società che genera tanti cittadini emarginati, portati a proporsi fuori dalla legge, fallisca anche col negare a chi sta espiando in carcere la sua pena, l’innegabile grado d’umanità che è dovuto in nome dell’esistenza.” gma