venerdì 11 giugno 2010

L'AMMINISTRAZIONE DELLA COSA PUBBLICA: SCIENZA DI LEGGI E DI VALORI.

COME ARGOMENTARE LA CRISI DEL COMUNE DI FOGGIA.

Si diffonde l’idea che per sostenere una qualsiasi tesi sia sufficiente un pensiero referenziato dal proprio titolo professionale, (che so: avvocato amministrativista, giornalista), oppure sparato a bocca, tanto per emettere aria, mentre ci s’impronta una faccia tosta.
Riprendiamo l’argomento della crisi economica in cui versa il Comune di Foggia.
Il tema non può essere sottratto alle regole dell’argomentazione. Il che significa sostenere la propria tesi con prove valide e convincenti, tali da confutare validamente la sostanza dell’antitesi. E’ la regola basilare della tematica argomentativa (si studia alla scuola media). Il fatto che non si rispetti questa regola, conferma il dubbio che tanti laureati sono degli sgrammaticati e non solo, perché sovente a questo analfabetismo s’aggiunge un carattere professionale scorretto e disonesto.
Siccome la gestione amministrativa di un Comune passa attraverso atti certificati, il cui documento relazionale conclusivo è il rendiconto annuale dell’esercizio finanziario (bilancio annuale), come si può argomentare su questa crisi economico-finanziaria senza avere prima studiato i bilanci approvati dalla giunta comunale di Foggia, relativi agli anni finanziari in cui s’è sviluppato lo scompenso amministrativo? Di conseguenza, lo schema di tale argomentazione deve partire dal bilancio annuale.
Punto primo dell’argomentazione è il bilancio annuale del Comune di Foggia al tempo della crisi.
In premessa, chiariamo subito che l’atto contabile del bilancio comunale non deve essere uno strumento riservato agli esperti contabili. Esso, attraverso le voci dei capitoli di spesa, ci parla del modo di vivere, anzi, della qualità della vita urbana della comunità in tema di aiuti sociali, scuola, opere pubbliche, assistenza sanitaria, ecc. Per queste ragioni esso deve essere saggio di dialogo con la cittadinanza, deve essere leggibile e chiaro nella sua scrittura. A parte il fatto che i criteri fondamentali che la legge impone a questo atto sono quelli della chiarezza, della trasparenza. La pubblica amministrazione gestisce i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini. Questi soldi non appartengono agli amministratori: perciò essi devono darne conto alla comunità, indicando punto dopo punto, con assolutà precisione e chiarezza causali ed entità di spesa. Ciò deve avvenire assolutamente, in conformità con le leggi in materia di mandato pubblico.
Difatti la legge dello Stato impone l’invio dei bilanci degli enti pubblici ad un organo di controllo, alla Corte dei Conti, giudice speciale, per il controllo, la verifica e l’accertamento del rispetto delle regole contabili e dell'attendibilità di quei bilanci. Infine possiamo sintetizzare il tutto sostenendo che questo atto contabile, deve essere il documento delle capacità tutte, non esclusa l’onestà, con le quali l’amministrazione comunale deve svolgere le funzioni istituzionali assegnate.
Ebbene, la Corte dei Conti della Regione Puglia, controllato il rendiconto dell’esercizio finanziario 2008 approvato l’anno scorso dal Consiglio comunale e dal Sindaco Orazio Ciliberti, ha così relazionato sul bilancio del Comune di Foggia.
C’è un “buco” nelle casse comunali foggiane di almeno 168 milioni di euro. Cifra che è destinata ad aumentare, poiché essa è al netto di altre partite di passività, che sembrano celarsi dietro espedienti tecnico-contabili o addirittura dietro omissioni o le irregolarità di cui appare pieno il bilancio del Comune di Foggia, relativo alla gestione 2007.
A questo punto, lo schema argomentativo di chi vuole opinare in merito alla questione, non può tralasciare una seconda traccia di discussione: la gestione amministrativa comunale, quando la crisi economico-finanziaria cominciò a prendere consistenza, è stata corretta, perbene?.
Punto secondo dell’argomentazione diventa quindi la correttezza degli amministratori comunali di Foggia, allora in carica.
La tesi da svolgere diventa quindi altra, s’allarga: Ci fu onestà o disonestà amministrativa da parte degli amministratori del Comune di Foggia? Escludiamo di considerarli incapaci di gestione. L’uso, rilevato dalla Corte dei Conti regionale, di espedienti tecnico contabili, utilizzati nel rendiconto annuale di bilancio, per equilibrare lo sbilancio tra entrate ed uscite, ci fa pensare che ogni atto di spesa indebita compiuto, in quanto non bilanciato da entrate concrete, sia stato frutto della volontà precisa di strafare. Quindi siamo in presenza di un modo irresponsabile di gestire la spesa pubblica, certo anche poco onesto e non in linea con il mandato che questi consiglieri ed assessori comunali ricevettero per elezione dai loro concittadini. Lasciamo da parte che il loro fare politico ed amministrativo doveva adattarsi alla figura del buon pater familias. Rischiamo di non farci intendere nemmeno da certi professionisti laureati. Non parliamo di dolo, a carico di questa gente, perché non vogliamo passare per avvocati del popolo. Non a caso qualcuno di quelli che opinano fantasiosamente in merito, tralasciando di parlare di responsabilità d’ufficio riconoscibili per questi amministratori scandalosi, esorcizza quasi un possibile procedimento giudiziario a loro carico. “Sappiamo quanto il popolo (i cittadini di foggia) vorrebbe fare il processo a questi Amministratori” – scrive un avvocato su un settimanale locale –. Il quale avvocato sembra quasi non riconoscere al popolo imbrogliato e tradito la possibilità d’una denuncia giudiziaria.
Intentiamo il Processo? No! Non lo facciamo. Ma ci consentiamo almeno d’argomentare schematicamente su questa bruttissima faccenda, analizzando le tracce di fatti che ci furono nascosti da questi nostri amministratori, addirittura falsificati, all’interno di un atto dovuto per legge amministrativa, la cui sostanza, i cui numeri in dare e in avere, non possono essere cazzeggiati se non da soggetti privi di moralità. Soggetti che, secondo noi, frega poco al cittadino se verranno imputati di reato. E’ importante invece che essi finiscano nella lista delle persone indegne perennemente d’esercitare qualsiasi funzione amministrativa pubblica.
C’è al contrario chi sostiene che questi amministratori non furono disonesti, in quanto essi, rimanendo soggetti politici anche nelle funzoni amministrative esercitate, avevano (innanzitutto?) da riscuotere il consenso sociale dei cittadini. Quindi era marginale che loro valutassero se una partita di spesa avesse la copertura economica necessaria, nelle casse comunali o almeno nelle previsioni d’incasso. L’assessore, il consigliere comunale, doveva valutare soltanto se quel conto di spesa (i soldi dei cittadini foggiani) gli avrebbe procurato dei consensi elettorali amichevoli, col fatto che esso in concreto faceva riscuotere vantaggi economici a qualcuno (imprenditori) o ad una cricca di concittadini. La medesima voce sostiene l’esistenza di regole non scritte nella comunità locale, le quali assumerebbero una prevalente valenza, rispetto a quelle scritte, per il motivo che esse difendono le ragioni di scambio che si fissano tra politica, gruppi di pressione e cittadini. “Municipio e aziende municipalizzate (altro capo d’accusa della “Norimberga” sui conti foggiani) – sostiene questo giornalista (giornalista professionista!) - sono imprese politiche, necessariamente politically based, non market based.“ E al diavolo qualsiasi regola di bilancio, di trasparenza, d’onestà. Al diavolo qualsiasi ipotesi di reato o giudizio di tribunale. Se poi l’obiettivo di una impresa politica è unicamente quello di produrre consenso. E' irrilevante se l’amministratore pubblico (il politico) compra servizi dai fornitori senza che nella cassa comunale ci sia il danaro necessario. Che reato commette? Visto che egli non sta intascandosi quei soldi ma solo i consensi del popolo. Se egli indebita la comunità per fornirle un servizio pubblico, che reato sarà mai. Che la comunità paghi il servizio.
A questa tesi politically based, non controbattiamo. Precisiamo, particolare che il giornalista professionista avrebbe dovuto citare, che egli lavora, ben retribuito, nell’ufficio stampa dell’attuale amministrazione comunale di Foggia. Per questo, ci prendiamo una considerazione, finale: “Ecco che si chiarisce anche il significato della discontinuità, che questa amministrazione comunale, in parola del suo Sindaco, voleva frammettere alla disamministrazione della precedente giunta. In verità il suo compito più ricorrente è quello di mantenere una difesa d’ufficio contro qualsiasi tentativo d’accusa, su come e quanto sono diventati fallimentari i conti del Comune di Foggia.” gma