domenica 29 aprile 2012

Un tempo la politica era argomentazione.

Un tempo, la Politica italiana era argomentazione, condotta accortamente da persone che avevano la preparazione culturale ed il senno occorrenti per fare politica.
A quell’epoca, la Politica, pur essendo ricca d’accezioni ideali e di parte, significava ammodernare ed uniformare il tema della democrazia del Paese, studiare il fondamento virtuoso che associa i cittadini e li indirizza in modo unitario a svilupparsi civilmente: all’interno di quell’entità superiore, riconosciuta, amata, rispettata, che è lo Stato.
Era tempo in cui i politici italiani, oltre ad una cultura d’eccellenza, avevano cervello diplomatico, doti da oratore, l’autorevolezza derivante dalla probità; così che la pratica politica, a qualunque schieramento politico appartenesse, s’esaltava ed esaltava il pubblico.
Certo, alcune volte, succedeva che l’esposizione su taluni temi fondamentali per gli interessi della comunità cittadina, fosse trattata con diplomazia eccessiva o fosse caricata di risalti inopportuni. Tuttavia il cittadino, dentro le scelte politiche elettive a lui spettanti, difficilmente si sentiva tradito dalla politica, come sistema. Questo è ciò che sta accadendo nel sistema intero della Politica nazionale italiana.
In tal senso, analizziamo la vanità, che è stata sempre la principale prerogativa della classe politica italiana: nel passato faceva figura come un bell’abito, quando è messo addosso ad una ‘bella’ persona. Oggi, a causa dei personaggi non 'belli' che frequentano la nostra politica, quella vanità s’è trasformata in inutile superbia, resa ancora più truce, sia dallo scarso grado di cultura che questi politici hanno, sia a causa del basso profilo della loro professione.
Così la contesa politica ha oggi un debole tono di dignità.
Le affermazioni politiche non sono più motivo di argomentazione e di associazione per il pubblico dei cittadini sovrani. Esse consistono in negazioni e asserzioni, disputate senza ragione, con sfottente strapotere. Opportunamente dovremmo sostenere che in questa nazione, nell’Italia dell’ultimo decennio, la Politica non ha più dimora. E certo parliamo del Paese che filosofeggiò di Diritto con gli antichi Greci, che con questa materia pose i principi stabili sui quali equilibrare il potere dello Stato con la libertà della società civile. Perché, quando parliamo della Politica non si può minimizzare il suo concetto. Ridurlo al fare, che i soggetti eletti dal popolo, in nome della democrazia, hanno da porre in essere.
La Politica deve essere sistemazione continua dello stato della società, della quale deve essere incessante espressione in favore dell’evoluzione civile.
Nemmeno può trascurarsi la natura del rapporto che lega il cittadino allo Stato. Non è possibile che esso sia trattato da persone che non hanno alcuna sensibilità circa l’influenza essenziale della democrazia su tale rapporto. Così accade che dalla sovranità del popolo si passi ad un agglomerato di persone come parte sottomessa in un rapporto di dipendenza dallo Stato, che è legame ingiustificato e non voluto.
Quando e dove ciò accada, diventa inevitabile la presenza nel sistema politico, di enti e di apparati amministrativi pubblici deteriorati nelle loro funzioni, del tutto disgiunti dalla finalità costituente, per la cui realizzazione essi furono allestiti.
La Politica è attività di indirizzo politico, ma è anche attività d’amministrazione degli interessi della collettività. Una parte essenziale della funzione pubblica ha carattere amministrativo. Si hanno così le amministrazioni, che sovrintendono ai servizi che lo Stato ha l'obbligo di rendere alla collettività. Tale attività di prestazione di servizi si svolge all'insegna dei criteri di buon andamento e imparzialità (derivanti dagli articoli 97 e 98 della Costituzione).
In senso lato, amministrazione è sinonimo di gestione responsabile, di management, di bilanciamento delle risorse della collettività, rispetto ai costi di realizzazione dello sviluppo civile. Ecco che i politici moderni dovrebbero avere nel loro profilo personale una sana cognizione del buon andamento della gestione amministrativa pubblica. Ecco che i cittadini prima d’eleggere il loro rappresentante politico, dovrebbero avere contezza circa la sua onestà e circa le sue capacità d’esercitare una sana amministrazione della cosa pubblica.
Invece, qual è il quadro contemporaneo che la Politica offre a noi cittadini italiani?
E’ un viluppo di personaggi avidi di potere, di privilegi, che essi si procurano con la malizia della loro natura corrotta. Senza remora alcuna di danneggiare il bene pubblico e di rimuovere le speranze di civiltà del popolo italiano.
Eppure, la corruzione, potrebbe essere dissolutezza presente non soltanto all’interno della politica, ma che trae origine dalla stessa società italiana.
Sono tanti gli italiani che negano la presenza di un sistema della politica naturale. Tanti affermano che nel Paese non ci sono più i partiti politici, intesi come i motori della democrazia sociale. E’ possibile che nella società italiana d’oggi, i valori che reggono ed indirizzano la vita sociale abbiano ceduto, sotto l’azione di una folla di uomini propensi all’arricchimento personale, veloce ed ingiusto.
Insomma, è opportuno considerare come, ai soggetti politici corrotti, eletti dal popolo, corrisponda una società contaminata dall’immoralità, che non rispetta più le regole della convivenza e del bene comune. E forse, a riportare questo grado di corruzione nella tollerabilità, sarà soltanto la chimica interminabile della realtà della vita umana, conducibile solo nei termini ineludibili di una società democratica e per ciò libera d’emanciparsi.
gma