lunedì 5 ottobre 2009

LA RENDITA URBANA DELLA SPECULAZIONE EDILIZIA -Lun 5 ott 2009

Foggia T min T max Vento Prob. Precipitazione [%]
Lunedi' 5 poco nuvoloso 14 25
assente

10%
Martedi' 6 sereno 14 26 W 4 km/h

5%




FOGGIA LA POLITICA DEI BASSI E LA RENDITA URBANA DELLA SPECULAZIONE IMMOBILIARE

Passeggiamo per Foggia, per le vie a ridosso del Centro. Avvertiamo subito un disagio, alla vista dei ‘bassi’ che vi sono: vecchi, malridotti, pure con lo spreco ad essi aggiunto di rocce calcaree e di ottoni, più acconci per fare lapidi che abitazioni. Una bruttura, su cui sovente grava la presenza d’edifici vicini, a più piani. Anch'essi brutti, anonimi, indistinti; che palesemente si trovano là senza passare allo sguardo una modalità di progettazione; senza che abbiano una loro radice logica col luogo in cui spuntano. Insomma soffriamo la sensazione di malessere propria di chi si sente all’improvviso in una ‘zona’ sconosciuta. Mentre s’è consapevoli di stare passeggiando nella città che s’ama e che ci affascina dalla nascita: coi suoi luoghi storici; con le piazze ed i monumenti, se non con le solite vedute. Se una passeggiata ‘al centro’, invece d’essere motivo di distensione, è di disagio per il cittadino, ebbene parliamone. Senza che ciò venga confuso con la mania di deplorare diffusamente.
Perché a Foggia l’architettura urbana e la disputa culturale su essa, non si sono mai sviluppate, anticipando o affiancando o seguendo il mutare delle esigenze di vita della comunità locale. O se disputa c’è stata, pensiamo a quella sui ‘quartieri settecenteschi’ di Foggia, essa è servita per nascondere gli interessi economici legati alla rendita urbana ed alla speculazione immobiliare. In questa Città, dove l’edilizia è ai primi posti nell’economia provinciale, un progetto d’architettura urbana c’è, quello conosciuto come ‘il piano Benevolo’. Il piano risale al periodo in cui i grandi progetti urbani erano usati per mascherare varianti ed irregolarità, dando alle aree cubature dilatabili. Per cui non escludiamo che esso abbia avuto lo stesso utilizzo anche a Foggia. Comunque, a distanza di 17 anni dall’adozione del Piano Regolatore Generale, di 7 anni dall’approvazione del PRG, del piano Benevolo sanno l’Assessorato all’Urbanistica del Comune di Foggia, il Laboratorio per la progettazione del PUG. Ma torniamo al disagio del cittadino foggiano, incastrato con la visione dei bassi miseri che stazionano dal dopoguerra a pochi metri dalla centralissima piazza Giordano, appena risanata con un mucchio di soldi pubblici. E’ chiaro che quel quadro era un esempio. Non è unico per Foggia. Anzi, è assolutamente riduttivo. Ma è servito per dare l’idea di quanto Foggia è degradata e brutta, urbanamente. Il che sfugge all’evidenza di noi cittadini. Perché siamo distratti? Perché ci siamo abituati a tale visuale? Oppure perché, pure passeggiando, evitiamo quelle vie? Eppure lungo esse c’è la storia di questa Foggia e delle imperizie che pesano sulla sua crescita culturale ed economica. Nel piatto dell’architettura urbana, qui a Foggia, non ci sono sapori, non c’è tradizione, né cultura per il cittadino. Tolto questo misero piatto dal desco, ci accorgiamo che torna ad esserci il solito banco di vendita. Dietro ci sono i soliti vecchi, affaristi spregiudicati, che vendono a caro prezzo la solita miseria. Una miseria di cui questa nostra Città deve liberarsi, una volta per tutte. Qui servono politiche per rinnovare e riqualificare la Città, e con linee d’azione che invece d’approvare interventi su aree periferiche non edificate, privilegino operazioni di trasformazione e riqualificazione della città già esistente. Queste linee d’azione, anche a Foggia, è tempo che seguano i criteri dell’urbanistica e non certo quelli speculativi del costruttore. D’altronde, nelle piccole città s’è già alla risignificazione dell’avvenuta qualificazione d’interi quartieri. Ieri furono recuperati dal degrado, oggi, in una seconda fase d’intervento, essi sono ripensati in funzione sia delle mutate esigenze dei cittadini che v’abitano, sia della pretesa di coniugare meglio le condizioni economiche, sociali e fisiche della città. A Foggia, non pretendiamo che ingegneri ed architetti locali si mettano a discutere. Per scimmiottare la cultura d’urbanità e d’architettura, il dilemma tra ristrutturazione e ricostruzione. Che comincino a vestirsi di professionalità e influenza. Che convincano i loro imprenditori del mattone a darsi dignità d’opera e la funzione importante di restituire alla città di Foggia quelle radici logiche che sono nella città stessa e che hanno sempre mortificato e avvelenato col nudo cemento. Gli ingegneri, gli architetti, i costruttori foggiani e, perché no, gli amministratori comunali, almeno s’impegnino a lavorare nelle aree cittadine dove vi sono ancora le costruzioni risalenti al dopoguerra. Ne guadagneranno come sempre. Poi, se ne hanno capacità, passino a concepire la riqualificazione, il recupero delle aree degradate, la messa in sicurezza geologica, la riduzione del disagio abitativo, l’incremento della dotazione di servizi, il risparmio delle risorse naturali. Si potrà dire, allora, che anche la provincia di Foggia ha una (Cl)assedile. gma