martedì 24 novembre 2009

TRANSUMANZA IN TERRA DI CAPITANATA


la Capitanata, terra di transumanza.


La transumanza è il trasferimento delle greggi da un territorio all’altro, in periodi stagionali precisi. Prima del freddo dell’inverno, dalle zone collinari e montane verso le pianure. All’inizio dell’estate, dai pascoli di pianura, che cominciano ad inaridirsi per il caldo, verso quelli montani, già ricchi d’erba.

Questa prassi apporta notevoli vantaggi ai produttori zootecnici, i quali ricavano quantità maggiori di prodotti alimentari, superiori per qualità.

Gli animali, cambiando pascolo mantengono un’alimentazione d’elevato valore nutritivo ed uno stato di salute migliore, dovuto sia all'attività fisica degli spostamenti sia ai fattori ambientali climatici.

Al giorno d'oggi, in Italia, la transumanza è praticata soltanto in limitate zone: in alcune località alpine e prealpine della Valle d'Aosta, del Piemonte, dell'Altopiano di Asiago e dell'Alto Adige, nonché nelle zone appenniniche del Molise e dell'Abruzzo in direzione del Tavoliere delle Puglie in provincia di Foggia.

La storia della Capitanata, incrocio di importanti vie di comunicazione, è legata alla pratica della transumanza.



A Foggia era istituita la Dogana delle pecore, un'antica istituzione Aragonese (1447-1806), il cui nome esatto era: "Regia Dogana della Mena delle Pecore".

La dogana regolamentava il settore agricolo e l'allevamento nel Tavoliere delle Puglie e fissava la riscossione dei tributi dovuti per il passaggio e il pascolo, dai pastori i cui armenti svernavano in Puglia. La Dogana rappresentò, sotto gli aragonesi, la principale fonte di introiti del Regno di Napoli.

I proprietari delle greggi dell'Abruzzo, del Molise, attraverso la fitta rete di tratturi e tratturelli conducevano, nelle stagioni invernali, il proprio bestiame nelle "locazioni" del Tavoliere delle Puglie. Le locazioni erano i "pascoli fiscali" ossia grandi aree destinate a pascolo dietro pagamento della "fida" (ossia il prezzo degli erbaggi consumati) da parte dei "Locati" (proprietari dei greggi). Il fenomeno storico della Transumanza, ha interessato per lunghissimi anni le nostre pianure di Capitanata.

I pastori percorrevano l’Abruzzo e il Molise per giungere alle nostre pianure: il Tavoliere delle Puglie su cui trova ubicazione la città di Foggia.

Sono parecchie le vie della transumanza chiamate Tratturi, delle vere e proprie reti di larghe vie erbose regolamentate per il tragitto dei transumanti. Larghi circa 111 merti, i tratturi si snodavano dalle terre più interne dell’Abruzzo fino al Tavoliere delle Puglie. Queste vie della transumanza seguivano itinerari fissati dall’uso nei millenni e che, durante gli anni della dominazione aragonese, furono rigidamente protetti da leggi.

Tre sono i tratturi più lunghi dell’Italia meridionale e che giungevano in Capitanata:

• Regio Tratturo L’Aquila Foggia, con i suoi 244 km.

• Regio Tratturo Val di Sangro Foggia lungo oltre 220 km

• Regio Tratturo Pescasseroli Candela (FG), che conta 211 km


La Transumanza i Tratturi elementi per comprendere l’origine e lo sviluppo della Comunità di Capitanata.

Il soggiorno dei pastori nel Tavoliere terminava con la tosa delle pecore e con il mercato dei prodotti in esuberanza rispetto alle esigenze del gruppo familiare produttore. Insomma è l’anticipazione di quella che poi diventerà la Fiera di Foggia. In questa Esposizione Provinciale Zootecnica si commercializzava tutta la produzione ovina: carne, formaggio, lana, pelli. Inoltre, gli ultimi giorni del periodo di transumanza, diventarono occasione annuale per i locati dell'Università dei padroni delle greggi di riunirsi in assemblea per discutere di problemi comuni, per eleggere i deputati che dovevano gestire i loro interessi. Questa Università era una specie di Parlamento che rappresentava sia i grossi che i piccoli allevatori.


Quella sull’Identità della popolazione è la domanda più importante ed appassionante che dovrebbe porsi ogni cittadino, riguardo alla comunità organizzata e civile di cui è parte costituente. In pratica occorre chiedersi: Qual è l’origine della mia gente? E’ quella mentalità che muove ed influisce ancora sui miei comportamenti odierni, su quelli dei concittadini? Saperne è elemento essenziale, di base, per un sapere individuale, sia pure ridotto alla convivenza quotidiana.

Che era la gente di Capitanata? Quali furono le genti che si trovarono per convivenza a partecipare alla costituzione di quel nucleo sociale? Finendo per integrarsi in quella struttura organizzata e civile? Quali furono gli interessi di base che ne mossero lo sviluppo? Quali, tra gli elementi fondanti delle Comunità della Capitanata, trovarono uno sviluppo ordinato? Essi riuscirono a prodursi secondo le aspirazioni e le capacità di quella popolazione?

Dunque, per avere ben chiara cosa sia stata la Transumanza, per le nostre terre del Tavoliere, possiamo figurarci le migliaia e migliaia di persone che periodicamente venivano ad abitare, per mesi, in Capitanata. Famiglie intere di pastori e d’allevatori si spostavano ogni anno dalle loro terre d’origine montana: l’Abruzzo ed il Molise. In un periodo fisso: dal mese d’ottobre, sino al maggio dell’anno successivo. Allora il nostro ambiente territoriale viveva una realtà abitativa complessa, un clima molto da fiera, da mercato, affaristico. Perché alle genti di transumanza se n’aggiungevano altre, provenienti da tutt’Italia: mercanti di bestie e di prodotti alimentari; venditori d’ogni genere, sempre presenti nei luoghi dove si concentra e circola il denaro. Per precisione, si sa che tanti erano i venditori d’oro e di preziosi e di tessuti che confluivano in questo nostro territorio. A tal punto c’è più facile comprendere come, lungo il percorso di quei tratturi della Transumanza, col tempo, s’andavano formando locande di ristoro, poi negozi, poi case, sino ad originare centri abitativi, sia pure piccoli. Quei tratturi, il loro percorso, hanno suturato due mondi: quello montano abruzzese e quello del Tavoliere pugliese; geograficamente e culturalmente diversi. Originando una comunità in cui la necessità della convivenza combinava tradizioni e caratteri differenti, spesso in iniziale, spontaneo contrasto, a causa d’interessi disuguali, diversi anche per i modi con cui essi erano trattati. Ma poi, altrettanto naturalmente, col tempo, queste diversità si composero in una socialità nuova. Anche perché ai tempi della dominazione Aragonese, vigevano leggi ben precise e ferme per le popolazioni e per le loro attività. La stessa popolazione pastorizia, il cui carattere era molto liberale, a causa del transumare in luoghi diversi, il che esigeva doti spicce d’integrazione e d’adattamento con gente diversa, viveva sotto leggi ben precise e dalle conseguenze immediate. Anche perché, a quei tempi, l’autorità trovava applicazione pronta nella comunità e nelle famiglie, per opera dei suoi membri più autorevoli. Perciò la narrazione diffusa di un contrasto feroce tra la società pastorizia e agricola, in quel di Capitanata, ha una sua storia, per caratteri territoriali ed umani molto differente da quelle d’altre regioni italiane in cui la transumanza avveniva. In definitiva, la gente di Capitanata che ne risultò, aveva compreso i vantaggi economici e sociali legati alla funzionalità reciproca dell’agricoltura locale con la pastorizia transumante.

Ebbene, sì, noi gente di Capitanata discendiamo da quei pastori transumanti, e da quegli agricoltori locali. Per cui una buona ricerca sull’antropologia concernente quelle comunità, sarebbe utile, per spiegare chi siamo, alcuni aspetti del nostro carattere, l’anima profonda del nostro urbanesimo. gma