venerdì 7 agosto 2009

GOOD MORNING FOGGIA -venerdì 7 agosto 2009

Foggia T min T max Vento Prob. Precipitazione [%]
Venerdi' 7 sole e caldo 20 31 NNW 19 km/h

5%
Sabato 8 sole e caldo 19 32 NNE 12 km/h

5%
Domenica 9 pioggia e schiarite 23 33 NE 12 km/h
60%





UNA BOCCATA D’OSSIGENO.

QUESTO PUO’ DARE IL GOVERNO A PICCOLE E MEDIE IMPRESE.


Mentre la situazione economica delle piccole e medie imprese italiane s’aggrava, al punto che tante di esse nemmeno riapriranno i battenti dopo il periodo estivo, le banche invece mettono a segno un accordo vantaggioso, in base al quale incasseranno robusti sgravi fiscali dal governo.

La cosa che fa davvero rabbia è che queste esenzioni sono la contropartita della promessa, fatta dall’ABI alla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, di una moratoria dei debiti che le piccole e medie imprese devono pagare alle banche.

Insomma, le banche si dichiarano disponibili a spostare sino ad un anno le scadenze delle rate mutuate, ovviamente previa la verifica che sussistono condizioni ben precise e, col semplice riesame delle rateizzazioni che esse stesse ebbero a concedere alle aziende, si prendono dal governo un guadagno certo e per giunta anticipato: gli “sgravi fiscali”. Ciò addirittura in un periodo di crisi finanziaria ed economica, quando il settore nazionale delle imprese e della produzione è a forte rischio. Altro che accordo, questo è un ricatto, per opera di un sistema, quello delle banche, che se non è il primo responsabile di questa crisi in atto, certo è il gestore di un sistema bancario inadeguato, compromessosi in una politica finanziaria indirizzata al conseguimento di forti utili, derivanti da assolute speculazioni.

Il Governo, pure questa volta, dimostra di dipendere da questo racket del denaro, al quale, alla stregua di un ‘povero’ postulatore, deve prima fornire la garanzia di utili certi ed anticipati per poi ‘vedere’ se e fino a che punto le sue richieste sono accettate.

Dalla disamina di detto accordo, ci rendiamo conto che esso non è affatto la soluzione degli effettivi bisogni che oggi mettono a rischio la sopravvivenza delle medie e piccole imprese. Tant’è che il ministro Tremonti, neppure per coerenza o per coraggio, l’ha paragonato ad una ‘boccata d’ossigeno’. Il che rende almeno la visione di due gravissimi aspetti, mai considerati a fondo: a) -il reale grave stato di ‘malattia’ che affligge la gran parte delle aziende italiane, cioè le medie e piccole; b) –la gravissima dipendenza della politica italiana dalla vetta piramidale del potere economico. E non vogliamo, come si dice, buttarla in politica, quando c’è invece una politica tutta da ‘buttare’.

Esaminiamo invece il contenuto delle ‘istruzioni’ che l’Abi fornisce alle imprese che intendono richiedere la sospensione per un anno della quota capitale delle rate di muto o del leasing.

-Possono richiedere la sospensione le imprese che rispettano i seguenti parametri:
1. "il parametro della dimensione"
Cioè se sono una impresa con meno di 250 dipendenti e con fatturato minore di 50 mln di euro (oppure con totale attivo di bilancio fino a 43 mln di euro) e
2. Se ho adeguate prospettive economiche e posso provare la continuità aziendale
3. Se ero "in bonis" con la mia banca alla data del 30 settembre 2008, cioè non avevo esposizioni classificate come sofferenze, partite incagliate, ristrutturate, scadute e/o sconfinanti deteriorate, scadute e/o sconfinanti non deteriorate e
-alla data di presentazione della domanda, non ho posizioni classificate come ristrutturate o in sofferenza ovvero procedure esecutive in corso e
4. se ho le rate in scadenza o già scadute (non pagate o pagate solo parzialmente) da non più di 180 giorni alla data di presentazione della domanda, allora posso fare la domanda alla mia banca.
Se sono un'impresa che rispetta questi parametri e la mia banca aderisce all'Accordo comune, - la banca avvia l'iter di valutazione, ed è tenuta a fornire una risposta di norma entro 30 giorni lavorativi dalla presentazione della domanda, completa delle informazioni eventualmente richieste.
E quindi, ci sono diverse possibilità:
a) se l'impresa alla data della presentazione della domanda è ancora classificata "in bonis" e non ha ritardati pagamenti, la richiesta si intende ammessa dalla banca che ha aderito all'Avviso, salvo esplicito e motivato rifiuto; oppure
b) se nel caso in cui alla data di presentazione della domanda l'impresa non ha posizioni classificate come "ristrutturate" o "in sofferenza" ma ha un ritardo di pagamento inferiore a 180 giorni, la domanda sarà valutata attentamente dalla banca per capire se esistano le condizioni della continuità aziendale.
Ovviamente l'ammissione alla sospensione diviene particolarmente complessa nel caso in cui la posizione è "in incaglio", dato che questa condizione dell'affidamento non è ricomprendibile tra le posizioni "in bonis".

Emma Marcegaglia, esprime soddisfazione. «L'accordo è buono - dice -, questo è uno strumento vero a supporto delle imprese che ora stanno soffrendo. Il tema della liquidità e del credito rimane una priorità assoluta, in un momento di congiuntura difficile e di cali del fatturato dal 30 al 50%, in cui per le aziende è difficile incassare i crediti».

Di vero, aggiungiamo noi, c’é che un imprenditore (su chi sa quanti) riesce a ‘rinviare’ per un anno il pagamento alle banche delle rate dei mutui contratti. Ed allora? E’ mai pensabile che il rinvio del pagamento di qualche rata, che certamente rappresenta una percentuale minima rispetto al conto delle spese di gestione della produzione aziendale, altrimenti mai le banche l’avrebbero concessa, sia lo “strumento vero” (sic: Marcegaglia), quando per l’imprenditore le difficoltà derivano dal calo della produzione dal 30 al 50%, dalla difficoltà d’incassare i crediti legati a quanto ha prodotto e consegnato?.

Altro che boccata d’ossigeno per le imprese. Quest’accordo è soltanto il più recente favore che una malsana politica fa alle banche, le quali, in previsione di trovarsi in mano crediti inesigibili verso le imprese, per ora ottengono dallo Stato di non versare denaro al fisco.

Sentiamo invece cosa dice Draghi, governatore di Banca Italia: “Le sofferenze bancarie, cioè i crediti che i debitori non sono più in grado di restituire, sono aumentate in questi mesi del 125 per cento rispetto al periodo precedente e tutto fa prevedere che continueranno ad aumentare con ritmi ancor più intensi. La conseguenza inevitabile è una valutazione ancor più rigorosa del merito del credito, specie nel settore delle imprese medio-piccole, le più bisognose di sostegno”.

E’ chiaro che alle piccole e medie imprese non arriveranno mai aiuti concreti, che in latitudine di mercato si chiamano ‘soldoni’. Siamo insomma al si salvi chi può. Cioè le banche ed i regnanti. gma