martedì 20 luglio 2010

LIBERAL SHOW.


“UN PAESE SPAESATO” SOTTO L’ATTACCO DI FALSI MORALISTI.


Un annotatore smanioso trova spazio su un quotidiano locale, che si definisce portavoce della società inesaudita e repressa. Quindi, scrive sull’evento della società italiana contemporanea, a suo dire, disorientata da un ambiente di vita divenuto estraneo, perché corrotto nei patti unitari di convivenza. Insomma gli italiani oggi sarebbero stranieri straniti in una 'italia' non più identificabile, fuori d’alcuni tratti della sua identità di nazione, relativi all’orientamento politico-giuridico costituzionalmente costituito.

L’autore esordisce con uno sfuggente accenno all’etica, da cui egli si dice tanto ‘intrigato’. Sappiamo quanto l’Etica, la filosofia morale, i comportamenti giusti o erronei, il bene o il male, la metafisica, la gnoseologia, riescano ad ‘intrigare’ coloro che vivono in nome d’interessi e di voglie personali. Sappiamo anche che questo inviluppo cela l’imbroglio con cui gli uomini senza scrupoli si ‘fanno’ moralisti, mentre essi sono del tutto scettici circa gli obblighi morali dell’individuo.

Siamo più tranquilli quando personaggi simili, piuttosto che scrivere di Etica e di Morale, si fanno controllare nello studio di qualche buon psicoanalista. Il che non occorre quando essi vogliono mettersi a parlare di politica. Lo facciano pure, nonostante i loro vizi personali. A condizione che essi non pretendano d’erudire i cittadini, dal presunto pulpito autorevole d’un probabile giornale, sui codici di comportamento nello Stato, sull’assunzione della libertà sociale, sulle condizioni culturali, senza avere prima informato i lettori sull’onestà personale, non verso se stessi, quanto verso i propri concittadini.

Torniamo comunque all’idea del paese spaesato (la nostra Italia), ai cittadini italiani spaesati, i quali oggi starebbero soffrendo, secondo lo scrittore, il dramma della politica italiana, in bilico tra le incapacità del centrosinistra ed il degrado etico della politica di centrodestra. E allora?

"Comprenderete – scrive chi scrive - questa mia esigenza letteraria (?) di una bella lettura sull’illuminismo risorgimentale e del malinconico ((?)) tramonto che ne seguì della fede liberale…, una fede bellissima perché non ha mai avuto la pretesa di essere una religione civile." Tutto qui?

Il sommario dissesto politico in cui oggi si troverebbe il nostro Paese, a causa del quale gli italiani starebbero soffrendo la sensazione di trovarsi chi sa dove, sarebbe da collegare alla mancata ri-lettura (alla caduta dei grandi contenuti valoriali) della politica italiana, risalente al periodo dell’illuminismo risorgimentale; alla caduta della fede liberale? Che inòpia. Si parla, nel vuoto assoluto, di paese, di politica, d’etica, senza considerare che ogni elemento sia dentro i problemi sociali secondo i quali s’evolve la società italiana. Paese, politica, etica, non sono che i comportamenti che tiene la società, per stare in relazione con le condizioni dello sviluppo comunitario insistenti nel periodo storico. Oggi, che ogni comunità nazionale si muove sotto l’influenza d’interessi economico-finanziari ad estensione globale, stante l’espressione democratica delle politiche nazionali, come si può sostenere che la politica italiana è incapace oppure che essa è corrotta? Che comunque essa non s’identifica più col volere espresso democraticamente dal popolo? Se pure vi sono politici eletti poco capaci, al punto da farsi poi corrompere, non è corretto o funzionale mettere in discussione l’intero sistema politico nazionale. Il momento attuale della politica nazionale italiana, nel recente contesto di una crisi finanziaria mondiale, che ha evidenziato un livello generale di vita superiore alle risorse produttive d’ogni nazione, non è tale d’auspicare abbellimenti nostalgici o sconvolgimenti prematuri. Specie se si considera che oggi, a progettare qualsiasi bonifica culturale o politica o di governo, interverrebbe ancor più la forza delle classi economicamente potenti. E non dimentichiamo il livello d’indebitamento che ha lo Stato italiano. Come neppure, quando si contesta l’azione finanziaria che mantiene il nostro governo in carica, è saggio ignorare che essa è ancora valutata positivamente dalla politica internazionale.

Insomma, il volere democratico che ancora esprime il popolo italiano, non sembra affatto ‘spaesato’ o confuso. Sembrano invece del tutto strumentali le considerazioni che muove il nostro scrittore locale, in nome poi di un’etica politica indefinita ed indefinibile, come i perché che affannano in genere la natura umana e soprattutto quelli di soggetti che, a causa dei comportamenti, mostrano di sapere ben poco di etica ed anche dell’etica politica. Dei nostalgici poi bisogna considerare che solitamente essi o sono inetti o vivono senza scrupoli. Su questo moralista fuori tempo, in crisi con la società in cui vive, dalla quale però ammette di prendere privilegi personali "perché poi bisogna avere un minimo di onestà verso se stessi, ancor prima che per gli altri" (utile liberal-individuale ?), facciamo volentieri calare un pratico silenzio. Con lui non desideriamo parlare di liberalismo. gma