lunedì 5 settembre 2011

Cumm’ facìt’ a viv’ ndà sta purcarìe? (Come fate a vivere nella porcheria di questa Città?)


Le vacanze dell’estate 2011 sono per noi ormai concluse.
E’ una cura che replichiamo ogni anno, per allontanarci dalle conoscenze solite, quotidiane. Lontano dai luoghi, sempre gli stessi, di un'esistenza ordinaria: lavoro, casa, famiglia; lavoro-casa-famiglia.
Ci vacanziamo per disintossicarci da quelle logiche avvelenate, che influiscono sul nostro pensiero ordinario, che giorno dopo giorno s’insinuano nel suo sistema nodale, suggestionandolo col peso d’una realtà di vita certo non cristallina. Ecco, anche per terapia, che tuffarsi in un mare trasparente, dalle temperature fresche, scendere verso un fondo che mostra ogni particolare nella fedele, piena, sua cromaticità, è come disinfettarsi il corpo dai mali che lo appesantirono per un anno, e poi, liberarsi la mente dalle ripetitive losche visioni in cui ci imbattemmo e che per assuefazione prendemmo ad ignorare. Senza comprendere che esse erano approdate nella nostra conoscenza ed ormai vi stazionavano, producendo in noi, dietro il velo d’abitudine e di sopportazione, un crescente malessere. 
Quanto è esplicita e rasserenante la visione dell’acqua di un mare trasparente, che ci lascia vedere i particolari del fondo su cui ci muoviamo, consentendoci un passo consapevole, mirato e per ciò tranquillo. Al contrario di un’acqua marina torbida, sporca.
Lo stesso è per il fondo delle ragioni sul quale muoviamo la nostra esistenza.
Lo stesso è per i luoghi ordinari, spesso inevitabili, in cui viviamo.
Qualche decennio scorso s’iniziò a dire di vita eco-compatibile, di ciclo naturale ed ambientale, prendendosi subito ad elencare ai cittadini nuove qualità della vita urbana. E sembrò delinearsi per l’umanità un’era ordinata, da vivere parallelamente al processo universale che rigenera la vita. Siamo invece finiti nella munnezza dell’esistenza globalizzata, dove la vita d’ognuno risulta sporcata allo stesso livello, quello della somma delle corruzioni esistenti.
Pessimismo? No! Globalizzazione, omologazione del pensiero, asservimento del consenso sociale. Risultato? Una politica globalmente al servizio del globale potere finanziario ed economico!
Quindi, che meraviglia quella d’aver trascorso le vacanze in una natura quasi incontaminata, tale da rigenerarci dalle delusioni, dalle oppressioni continue di religione, stato, della politica.
Qualcuno chiederà: “Ma sei stato in un luogo deserto? Solo con la natura? Senza la presenza di altri con cui dovere convivere, con cui condividere le solite, diffuse, cattive abitudini?” “No, anzi, –risponderei- sono stato in un luogo ben pubblicizzato, ritenuto tra i migliori per trascorrervi le vacanze estive. Perciò non c’era spazio che non fosse frequentato oltre misura. Soltanto che la gente del posto era educata, rispettosa del prossimo e degli stranieri che avevano scelto quella loro terra per starvi a trascorrere le vacanze. Le spiagge, ad ogni ora del giorno, erano affollate. Ci si stava in contatto di gomito. Centinaia che fossimo, tutti tenevamo un comportamento misurato: dal tono della voce, alle azioni.”
No, questo luogo non è in Italia. E’ in una nazione mediterranea dove i cittadini, con grande orgoglio e amore per il loro Paese, convivono senza i lacci di uno Stato invadente, senza centinaia di migliaia tra norme e leggi e regolamenti; senza migliaia d’istituzioni inutili, costose e corrotte. Non incrociammo un poliziotto locale eppure ogni situazione scorreva con ordine. Non abbiamo incontrato un operatore ecologico o un macchinario per la pulizia dei luoghi, eppure all’alba le vie, le piazze, aiuole e giardini d’un verde rigoglioso, nonostante fossero stati abitati da migliaia di persone, luccicavano come se fossero stati ripuliti a gomito. Soprattutto il mare, conservava dall’alba al tramonto una trasparenza straordinaria. Mentre l’aria profumava di sale, di menta, di ulivo.
Eppure, al momento della partenza, per il ritorno nella nostra Foggia, non c’è stata malinconia di sorta. Quando la mente è sana e ordinata tale stato d’animo è naturale. Diciamo che una volta in giro per Foggia, nonostante la ritrovassimo disordinata, sporca e da miasmi puzzolenti, così come l’avevamo lasciata due settimane prima, tuttavia non ce ne facemmo subito il sangue amaro. Avevamo da raccontare agli amici le bellezze d’una vacanza riposante, conciliante per la nostra salute. Fino al giorno in cui incontriamo per strada un amico, nativo di Foggia, emigrato da trent’anni in una città del Nord Italia. Persona valente, rigorosa, capace, è stata anche vice-sindaco ed amministratore comunale nella città in cui emigrò. Un abbraccio caloroso, veloci i saluti e poi in un foggiano stretto: “Cumm’ facìt’ a viv’ ndà sta purcarìe? Chi eie u’ Sindac’?” Il resto della conversazione, con i sentimenti sopraggiunti dentro, non lo diciamo, neppure nei post futuri. Una vacanza estiva, per quanto salubre e divertente e rilassante non deve farci dimenticare i problemi della Città in cui viviamo. mga