lunedì 15 novembre 2010

POLITICA POLITICA … IN CHE MANI SEI FINITA?


Senza la coesione tra popolazione e istituzione, senza il sacrificio degli interessi personali, senza un tono di verità e di serietà, non c’è Politica.

“Parlare della Politica non è semplice. Visto che essa è la chiave di lettura delle linee dello sviluppo sia delle istituzioni sia della popolazione. Toccare l’essenza civile della nostra popolazione, trattare una opinione circa lo stato odierno della democrazia, dell’economia, del lavoro, delle classi sociali, del mercantilismo, in atto nel nostro Paese, è esporsi ad ogni genere di critica. Farlo con un tono di verità, per amore verso l’Italia e noi Italiani, dà comunque coraggio.”

L’arte della Politica non c’è più. Secondo noi perché, al giorno d'oggi, la politica italiana non è più compito ed opera delle persone d’ingegno: quelle che avendo buon senso ed onestà di ragione, li usano efficacemente. A praticare la politica arrivano oggi persone che hanno un profilo soggettivo e professionale basso. Ne risulta una politica improvvisata, della quale costoro non sanno il significato, né la funzione e neppure l’animo etico con cui essa va esercitata. Giusta appunto l’importanza essenziale che tale materia o ufficio ha per lo sviluppo democratico della nostra Italia. Già simile condizione costringe la politica del nostro Paese ad avere un esercizio mercantesco, assoggettato sia all’interesse personale sia a quello dei grossi gruppi monetari. Invece il punto d’avvio della Politica deve stare oltre le tendenze particolaristiche ed egoistiche, altrimenti è a rischio la parte democratica della nazione: la sovranità del popolo, il suo esercizio rappresentativo. Lo scenario (meglio che ‘repubblica delle banane’ o ‘teatrino dei pupi’) della politica italiana di questi giorni, non senza simili motivi, ci rappresenta una situazione tipica della politica deviata. Il nostro popolo soffre le conseguenze di una crisi economica e finanziaria internazionale, che s’è aggiunta al peso del debito pubblico nazionale. I cittadini italiani hanno bisogno dell’intervento dei rappresentanti da essi eletti, affinché amministrino, da buoni padri di famiglia, la sorte dell’economia delle famiglie italiane. Costoro perdono il tempo, ben retribuitogli dagli italiani, in tutt’altra causa: si fanno la lotta per migliorare il potere politico personale, per avere un partito personalizzato dove agire nascostamente e trattare i propri affari. Questa non è la Politica, bene collettivo. Questo è tradimento, da parte dei pochi che indirizzano alla miseria il Paese, per averne un prezzo. Sembra che questa Italia sia tornata al paese di Machiavelli, ai tempi della meditazione Hegeliana sulla Politica. Perciò, a quanti scelgono di posizionarsi in un’ottica diversa dalla nostra, col solo scopo di poter rivoltare questo nostro concetto e darne uno di ‘colore’ diverso, chiediamo di non tradire la nostra Nazione, la sua storia d’unificazione. La Costituzione italiana, la sovranità in politica del nostro popolo, sono valori esistenziali, che non hanno il colore di un partito o una sigla per cui valga offendere un connazionale, come se egli fosse il nemico. E nemmeno essi possono essere celati dietro il volto di questo o di quel leader.

Alcuni invece ritengono che sia la politica a volare bassa. Per semplificarsi. Per adeguarsi ai cambiamenti che l’attuale società globalizzata ha attuato: adottando una vita pratica, mercantile, sintonizzata su esigenze e consumi che fanno da denominatore comune per la popolazione del globo. Insomma, questa Politica tanto criticata, sia definita essa contemporanea o moderna, non può essere più pensata alla Machiavelli o alla chi sa chi. Non ha più il valore di Idea. Perché i periodi della società cambiano nel tempo. Perché i modi di vita delle popolazioni civili cambiano, forse per migliorare e progredirsi. Insomma, anche la storia (pratica +idea) della Politica è fatta di periodi, per cui quelli passati servono per passare qualche studio di comparazione, ma non per definire l’Idea della Politica come un valore o un’arte validi sempre.

La Politica poi è fare continuo del pubblico interesse, ha un suo aspetto, quasi matematico, in cui la combinazione di numeri ed espressioni ha sì una prassi fissa, ma il risultato varia col variare dei numeri operati. Vale a dire che se la Politica è Idea, l’idea della politica varia, secondo i periodi della società e secondo le esigenze pratiche d’ogni periodo. Oggi è il periodo d’una società pragmatica, compattatasi globalmente e minimalmente su comuni esigenze di vita concreta. Essa rifiuta la differenziazione portata da idee dissimili, legate a culture diverse. Oggi, anche la politica è globalizzata, è minimale, in quanto focalizza pochi interessi sociali materiali: mutuabili velocemente, soprattutto consumabili facilmente. Per cui questa Politica più che degradata e debole nei suoi soggetti eletti, sarebbe un metodo di governo adeguato all’esistente di questa società, consorziata nella globalità. Una socialità che la butta sul corrispondente relativo: regole provvisorie, valori provvisori, politica provvisoria.

Certo che la Politica è politica delle genti, di popolazioni diverse. Perciò ci sta pure che per realizzare velocemente un’affinità estesa e comune tra nazioni culturalmente diverse, si sia fatto ricorso al buon senso, basato sull’approssimazione della relatività, più che alla ragione, che è, invece, esperienza e analisi dei processi storici singoli, per ciascuna popolazione, operanti su fattori specifici di religione, di tradizione, di cultura societaria. Dal buon senso nasce solo una politica approssimativa, tale da rendere possibile e veloce l’aggregazione delle società, statalizzate su interessi globali comuni.

Noi, però, riteniamo che anche una Politica semplificata, adottata per uno sviluppo globalizzato celere e sincrono quanto all’economia e alla finanza del mondo intero, non significhi assolutamente che i suoi celebranti debbano essere uomini semplicioni, arruffoni, per conseguenza imbroglioni. Questo perché l’uomo, anche quando opera concisamente e rapidamente, non è che debba rinunciare ai valori, sia personali, sia universali, per ‘calarsi’ in una figura generalizzata su un modello d’umanità abbreviata, ridotta a pochi comportamenti: possibili per tutti, condivisi da tutti. Peraltro l’amministrazione della cosa pubblica opera su pochi principi amministrativi, su una finalità unica che è il benessere costruito democraticamente, ridistribuito democraticamente. Resta quindi inopportuno e decadente, il pensiero di un’amministrazione semplificata, spostata verso l’area di un consumismo accelerato, secondo la dinamicità propria dei mercati e della distribuzione mercantile. Dove le uniche esigenze valenti sono quelle di favorire la produzione della ricchezza, gli interessi di pochi gruppi finanziari internazionali. Il che, in effetti, produce nell’uomo, nell’umanità esistente, una relatività soggettiva, che resta quella di una cultura ridotta ai minimi termini, cioè alleggerita dai valori: non più pensante e critica, non più basata sui meriti della capacità soggettiva, assolutamente asincrona rispetto alla centralità assoluta della sovranità del popolo.

Finisce che la Politica, mondiale più che globalizzata, torna ad essere una scacchiera, su cui ogni mossa è tesa all’esclusione della parte esposta, cioè la più debole, cioè la popolazione. Forse è per questo stato di cose che la Politica odierna è espressione degli interessi e del denaro dei grossi gruppi economici e finanziari. Altro che sovranità del popolo, altro che bilanciamento democratico dei poteri dello Stato. Quelli puzzano di moralità, di giustizia, di confronto d’onestà, di divergenze di opinioni, tutti sintomi questi della perdita di tempo, nonché di denaro.

Quanto agli individui che oggi rappresentano la politica, questo genere deviato di politica, come dicevamo, essi non sono che fanti ed alfieri (servi e portabandiera) dell’impulso denaro. Essi sono ancora eletti dal popolo, ma non avvertono la responsabilità di rendere conto ai loro elettori. Essi sono ridotti a fare i lacchè degli affaristi. Non hanno coscienza, ragione, cultura.

Politica. Politica e Politicanti italiani. E’ vero: oggi non siete più l’Idea della democrazia, dei partiti, della libertà della popolazione. Ciò è dimostrato dalla rapidità con cui il popolo v’ignora e vi disprezza. Non avete più storia. Fortunatamente siete soltanto un periodo. Anche questa decadenza passerà, inesorabilmente e di voi non rimarrà traccia. gma