Di nuovo
Rimestare giornalisticamente questo tema, sta giovando ad un disegno. Appunto, quello della Moldaunia, che propone di passare la provincia della Daunia, Foggia, dentro la regione Molise.
Eh sì, ecco cosa succede, quando la politica sta in silenzio, non s’occupa di cose serie ed utili ai governati. Ecco che vengono fuori le idee(?) confuse in progetti sconclusionati, con cui tanti volenterosi ( sì, tanti), dal cervello fisso e dalla professione incerta, azzardano esporre i non richiesti presupposti di una panacea inesistente, ai componenti dubbiosi di una società intanto malandata.
Il periodo è favorevole per i fabulatori. Una situazione politica e sociale fumosa, a livello provinciale e comunale; i cittadini inaspriti da condizioni economiche incerte; le principali istituzioni governative sotto accusa dalla magistratura... E vai con le storie, le favole, le idee bizzarre: come questa della Moldaunia ( qual brutto e dissonante nome!).
Ora occorre chiarezza su questo tema e noi cerchiamo di farne. Già si vuole farlo passare per un movimento, che avrebbe i suoi seguaci e gli antagonisti. No, noi non siamo tali. Sul nulla non si riesce ad impostare alcun discorso.
Origine e finalità dell’intento
C’è stato un comitato promotore della regione dauna. Nel 1947. Ecco un suo proclama.
C i t t a d i n i d i C a p i t a n a t a !
Ricordate che propugnando l’autonomia della Daunia, difenderete
l’avvenire vostro e dei vostri figli.
V I V A L A D A U N I A !
Questo Comitato di Agitazione Pro Regione Dauna sosteneva le pretese autonomistiche della Daunia nel lontano anno 1947. Vale a dire che la provincia della Daunia si voleva costituirla come regione autonoma. Esaminiamo quelle ragioni.
“La seconda Sottocommissione dell'Assemblea Costituente sta per approvare il progetto di istituzione della Regione Pugliese comprendente i territori delle provincie di Bari e di Foggia. L’approvazione di tale progetto violerebbe non solo le nostre legittime aspirazioni, ma anche i diritti naturali della Capitanata che, per l’estensione del suo territorio di oltre 7000 Kmq., per configurazione geografica, per tradizioni storiche, per omogeneità etnica, per struttura economico-agraria, per importanza dei traffici stradali e ferroviari, deve costituire una regione autonoma.
Per impedire che così grave ingiustizia sia consumata in danno della Capitanata, il Comitato di agitazione, costituitosi per moto spontaneo di popolo, con l’adesione di tutti gli Enti provinciali, ha iniziato la battaglia pro istituenda Regione Dauna.
Questa battaglia non potrà essere efficacemente combattuta se non con l’unione spirituale di tutti i cittadini di Capitanata, ciascuno dei quali - al di sopra di ogni ideologia di classe o di Partito deve sentire la fierezza e l’orgoglio di difendere la propria terra insidiata e minacciata.”
Che dire? a proposito di queste affermazioni? poi, dopo mezzo secolo?
L’on. avv. Carlo RUGGIERO, membro del Comitato Promotore pro Regione Dauna, intravedeva fin da allora come alternativa all’autonomia regionale dauna, un’aggregazione con il Molise. Ecco cosa egli scrive nel suo articolo del 5 Gennaio 1946.
“La provincia di Foggia dovrebbe staccarsi dalla regione pugliese. L’appartenenza della nostra provincia alla regione pugliese, infatti, risulta assolutamente ingiustificata.
L’attuale configurazione geografica della nostra provincia fu dovuta evidentemente ad un principio meramente topografico e quindi meccanico o alla determinazione di oligarchie o dalla prepotenza di interessi economici particolaristici.
La geografia politico-economica della nostra provincia è profondamente dissimile dalla geografia politico-economica del resto della regione.
Da noi esistono grandi estensioni di terra nuda, offerta solo alla coltura del cereale e vaste aziende agricole: e quindi abbiamo una economia, un’attrezzatura tecnica, un bracciantato adeguati alla sola opera granaria ed alla entità delle aziende. Da noi vi è l’industria armentizia: secolare, che si rinnova per tradizione, immutabile attraverso le generazioni; industria per cui immense greggi valicano, ogni anno due volte, le montagne .dell’Abbruzzo e del Molise per venire a pascolare nelle nostre piane erbose. . Come si vede ci troviamo di fronte a due forme di economia essenzialmente diverse, anzi divergenti, certamente inconciliabili.
A Bari s’ignora completamente la nostra attività. Noi ignoriamo l’attività barese. Non esistono ditte baresi che abbiano propaggini nella nostra provincia. Non esistono nostre ditte che si rivolgano a Bari.
Tra le due provincie esiste un diaframma infrangibile. Spiritualmente non esistono rapporti tra noi e la provincia di Bari. Questi rapporti non potevano crearsi perché la sostanza spirituale dei due popoli è essenzialmente diversa.
Bari è fuori dell’ambito del nostro spirito.”
Queste le parole critiche con cui l’on. Ruggiero contrasta la decisione dell’Assemblea Costituente: Bari capoluogo di regione, Foggia provincia interna alla Puglia. Una statuizione sulla quale sembra abbia influito l’accordo tra le direzioni nazionali della DC e del PCI, con la mediazione di un politico barese, Aldo Moro. Nell’invettiva Ruggiero utilizza il contrasto ancestrale, caratteriale, che divide foggiani e baresi; contrasto che, evidentemente, dopo lo scippo (li abbiamo sempre detti tali) appena patito, è al massimo della dolenza. E questo modo di fare leva su un nervo caratteriale del popolo foggiano, come chiariremo in seguito, ci sembra denoti il punto debole e perdente della politica foggiana. Ma proseguiamo...
All’epoca, c’era anche
ORDINE DEL GIORNO 16 gennaio 1947
Vista la circolare del 1 gennaio 1947 con la quale...;
Visto il proprio ordine del giorno votato nella seduta del 4 settembre 1946, ...;
Considerato che dagli studi condotti, dalle pubblicazioni avutesi e dalle documentazioni prodotte è nettamente risultato che per tradizioni storiche, per ambiente fisico e peculiarità demografiche, per attività economiche in atto e in potenza, per capacità finanziarie, naturali risorse e fecondità di lavoro,
Riaffermato che i problemi caratteristici della Daunia o Capitanata ed i gravi interessi economici e sociali che ad essi si riconnettono possono e debbono risolversi nella sede naturale in cui essi esistono e reclamano soluzione, e riceverebbero pregiudizio da una eventuale incorporazione della Daunia o Capitanata stessa in altre circoscrizioni aventi diverse esigenze, differente struttura economica, diverso grado di sviluppo e di orientamento;
Rilevato che
C O N F E R M A
voti espressi con l’ordine del giorno votato nella tornata del 4 settembre 1946;
I N V O C A
dagli organi Costituenti competenti il riesame della situazione della Daunia o Capitanata rispetto al nuovo ordinamento ragionale;
E S P R I M E L A F I D U C I A
che con serena, direttiva, realistica valutazione dei vantati dalla Capitanata per ottenere l’auspicata elevazione al rango di regione a sé stante. requisiti e delle documentazioni prodotte e in corso di ammannimento, siano riconosciuti i diritti legittimamente.
Ecco il progetto(?) di Moldaunia, una nuova regione al posto del Molise.
Ce lo facciamo spiegare dal suo bizzarro e stravagante autore, Gennaro Amodeo, ingegnere naval-meccanico, molisano di Venafro, poi trasferitosi a Foggia. 62 anni, di fede socialista, ondeggia tra destra e sinistra e disistima, a sua volta disistimato, molti politici foggiani.
Gennaro Amodeo
«Sono il padre del progetto Moldaunia. Ora è tutto pronto. Guardi qua, sulla cartina: la provincia di Foggia va col Molise, poi possiamo prendere un po' di Irpinia, un pezzo del Beneventano, una parte della Basilicata e facciamo una grande regione, proprio al centro. E' un bel terremoto.
Ma finiamola con questa pantomima della politica. Appena un comune, una provincia, non ottiene i vantaggi richiesti presso l’istituzione di cui è parte attiva, i suoi politicanti gridano al danno irreparabile, poi proclamano di sentirsi esclusi dal governo del bene comune. Da qui la minaccia, veramente un tantino vile, d’uscire da quell’amministrazione, per entrare a far parte di un’altra più consenziente. Un comportamento che la dice tanto sull’incapacità e sull’improvvisazione con cui molti si buttano in politica. La vis politica richiede robusta formazione, esperienza in diplomazia e negoziazione, giusto ardire e altrettanta pazienza. Soprattutto essa richiede il puntuale rispetto delle regole di statuto, costituenti l’organo amministrativo pubblico presso il quale si esercita la funzione di rappresentante del popolo. Statuto sul quale ci fu un giuramento formale: fedeltà, compartecipazione, rispetto.
E’ ovvio che i politici istituzionali inetti, realizzino scarsi risultati in favore della comunità rappresentata e che essi, per nascondere le loro incapacità, poi istighino il popolo. gma