mercoledì 18 maggio 2011

IL GRANDE DISEGNO CHE PREVALE SULLA CITTA’ DI FOGGIA.

Purtroppo non è quello di migliorare la convivenza della popolazione. Domina quello scellerato e criminale del profitto ad ogni costo.

Il fatto c’induce a partire da una considerazione: sulla democrazia pratica; quella del mondo moderno, dell’oggi. Per poi valutarne qualità e quantità a Foggia. Dove, concettualmente, essa è pur sempre l’edificazione dell’unione del popolo, finalizzata alla convivenza ed allo sviluppo della società civile locale, nel suo insieme. Una visione concettuale, questa, che riflette la pratica della vita del popolo, unitaria pure nella diversità delle sue forme sociali. Una visione che ci spinge al sogno di una società foggiana libera da tutte le egemonie, unita, insieme tesa a realizzare lo sviluppo economico moderno: ricchezza per le famiglie, ricchezza per il territorio. Tuttavia non è così. Realisticamente. Oggi, la comunità foggiana ha tali problemi sociali, tanti conflitti con la politica cittadina, sconsiderata, inefficace, poco virtuosa, da risultare tanto indietro nella dinamica democratica, su cui si realizza lo sviluppo sociale. Il popolo foggiano oggi appare vittima di una egemonia che ne impedisce la crescita democratica e sociale. Si è tornati alla composizione familiare: si opera e si vive solo per la famiglia, la propria. La società in genere, è ancora un particolare, al quale il foggiano ritiene di dedicarsi poco, dalla quale in verità poco pretende. Quale è la causa di questa involuzione? Noi diciamo che sulla città di Foggia è prevalso e prevale “un grande disegno”, quello scellerato e criminale del profitto personale, ad opera di un gruppo egemonico che, di fatto, domina Foggia e ne blocca il libero progredire. Un manipolo di persone che, per questo movente, è negazione alla democrazia.

L’economia di questa nostra Città, che in tempi passati ha aspirato a diventare capoluogo della regione, non s’è sviluppata pienamente. Il settore merceologico, detto terziario, che invece consentì al comune di Bari di evolversi socialmente ed economicamente, sino a mettersi a capo della Puglia, a Foggia non è mai diventato il traino del progresso civile. Incapacità caratteriale del foggiano, incline a nascondere i soldi sotto al mattone? Inconsistenza della locale Camera di Commercio, adattata solo ad enumerare iscritti e a riscuotere contribuzioni? Il male di una politica locale subito serva di ogni potere esterno? Tutto ciò ha frenato lo sviluppo di Foggia. Un ‘tutto’ che, col tempo, s’è rinsaldato, stabilizzato; ha preso potere sui cittadini foggiani, modificandone in negativo il carattere inconcludente, propenso alla iattura e al lamento. Se tutto questo è vero, occorre dire che quella cultura, nemmeno troppo sbandierata qui a Foggia, di cui i soliti si riempiono la bocca, non ha mai avuto diffusione o peso tali da promuovere l’evoluzione civile, nella mente e nei comportamenti dei foggiani. In siffatto ambiente s’è annichilita ogni forma di politica locale. Oppure, questa ha trovato l’ambiente ideale dove ‘covare’ le proprie inadeguatezze, da dove poi s’è scelta la strada più agevole, in direzione del potere per il potere. Così Foggia non ha mai avuto continuità di democrazia, neppure una decisa politica del fare per convivere degnamente, anzi, neppure una pratica del governo (politica) degna. Eccetto il periodo di alcuni sindaci che, per distinzione intellettuale, per amore verso la città che amministravano, hanno dato ai foggiani l’esempio di come si sviluppa in civiltà e benessere una comunità, quando è amministrata con rettitudine. Questa nostra città ha tenuto poca memoria per queste figure, forse a causa di un altro aspetto caratteriale del foggiano, definito amante dello straniero e, aggiungiamo, irriverente contro ogni concittadino lodevole. Comunque, su questi degni Sindaci di Foggia e sul loro lodevole operato pubblico, possiamo sempre riflettere, per comprendere quanto possa essere altra la politica di governo di una città; altri i soggetti pubblici (sindaci, consiglieri, assessori) e l’intera politica stagnante in loco. Il peggio del governo, in Foggia, s’è scatenato negli ultimi quindici anni. Esso ha segnato la disgregazione del popolo foggiano che, abbandonato da una politica matrigna e degenerata, ha smarrito il valore del vivere la cittadinanza come partecipazione alla realizzazione del benessere comune. Chi più, chi meno, oggi i foggiani s’occupano della propria famiglia, dell’habitat familiare, altro che amore cittadino di convivenza. Il campanile, il Comune, la Cattedrale, il Sindaco e quanto egli impersona, sono oggi i simboli neutri, di una città indifferente verso tutto ciò che sarebbe pubblico. Quelle figure, non s’userebbero neppure sulle ‘cartoline’ illustrate della nostra città, se esse fossero ancora in uso. E’ per questo che il foggiano si disinteressa del disastroso bilancio che hanno messo su, milionata di euro su milionata, i loro amministratori pubblici? E’ per questo che viaggiano con indifferenza per strade cittadine ogni giorno più rotte? in mezzo a una monnezza che, raccolta periodicamente, varia sì alla vista, ma sempre monnezza rimane, in un contesto urbano poco decoroso? Così ci addolora vedere quei foggiani che oramai tirano innanzi, con velocità ‘decisa’, dinnanzi all’anziano schiantatosi per terra a causa delle buche presenti sui marciapiedi. Il foggiano oggi corre e lascia correre. Non ci sono gli amministratori comunali eletti, soprattutto ben pagati, a curarsi dei progetti urbani? delle aree di sviluppo? dei beni patrimoniali della comunità foggiana? Il trenino-tram, il tram-trenino: in mezzo alla monnezza? I debiti accumulati dagli amministratori comunali oltre le possibilità di cassa del Comune. Chi li pagherà?

In questa situazione disastrosa per Foggia, per i cittadini foggiani, c’è chi dice che qualcuno vi sta ponendo ordine. Il sindaco in carica. Quale ordine stia egli sviluppando non è dato sapere. Aspettiamo? Aspettiamo. Con calma? Con calma, fatale. Intanto corre più d’ogni situazione cittadina, il business dei faccendieri locali, degli speculatori, sì, di quei pochi affaristi che, di fatto, dominano Foggia. D’altronde l’ambiente di crisi in cui è stata impaludata la città è proprio l’habitat congeniale in cui prosperano coccodrilli e caimani. Dalla Foggia, città delle fosse granarie, siamo finiti in quella della palude. Un processo involutivo per nulla naturale, legato invece ad un piano criminoso preciso, mirato a conquistare e a tenere sottomessa Foggia. Anche se, la condizione attuale di sofferenza in cui versiamo, può e deve ritenersi solo un periodo temporaneo. Sta’ nuttata deve passare. Foggia, i foggiani, riusciranno a liberarsi da questi orrendi lacci e, grazie anche alla forza della modernità, recupereranno civiltà. Specialmente se interverrà lo Stato: con un pò di manette, con qualche condanna giudiziaria esemplare. gma