martedì 17 agosto 2010

LA POLITICA SECONDO GLI EDITORIALISTI. La politica dei nostri tempi.

Non è roba da poco lo spazio di prima pagina che i giornali riservano all’editoriale. Meno che mai quando l’editoriale è di un quotidiano straletto, come ad esempio il Corriere della Sera. In questi spazi scrivono opinionisti conosciuti e vi trattano argomenti che sono all’ordine del giorno. Qui, i lettori dovrebbero trovare concetti spesso illuminati ed illuminanti per un pensiero desideroso di conoscenze. Invece succede spesso che essi funzionino da raccoglitori di robaccia, proveniente da presunti, improvvisati pensatori, i quali ci provano a mettersi in mostra, per diventare magari dei novelli Bocca, gli Eco, i Galli Della Loggia della situazione. Tentativi improbabili, riteniamo, giacché ultimamente succede che persino questi intellettuali famosi mostrano nei loro scritti dei pensieri forzati, poco brillanti, buttati là per esaurire uno spazio contrattualizzato e non per accendere la coscienza dei lettori su argomenti d’attualità e da dibattere.

Certo, essendo la politica attuale oggetto di una discussione ripetuta, ridottasi ai minimi termini, posizionata su un denominatore basso, generalizzato e intermittente, non deve meravigliarci che essa abbia stancato persino le menti vivaci e originali degli intellettuali. Insomma, anche la politica degli editorialisti è oggi, solitamente brutta, stanca e fiaccante. Riassumiamo di seguito lo scritto, di un bravo editorialista, che ci offre alcuni spunti interessanti sull’idea che hanno i cittadini italiani circa l’unità nazionale.

Ernesto Galli Della Loggia

L’idea della politica che manca all’ItaliaNostalgia di Cavour.

Corriere della Sera – Martedì 10 agosto 2010

Oggi ricorre il duecentesimo anniversario della nascita di Cavour, che è l’artefice non unico ma massimo di un’Italia unita, dalle Alpi alla Sicilia. Eppure in Italia Cavour è per nulla popolare. Perché? Spiegarlo fa probabilmente capire molte cose sul Paese che siamo. Secondo Galli Della Loggia, la scarsa popolarità di Cavour è dovuta alla poca conoscenza che gli italiani hanno del Risorgimento e della nazione Italia. Questi eventi fondanti sono oggetto di uno studio superficiale a Scuola. Essi neppure hanno trovato degna celebrazione in opere letterarie o cinematografiche di rilievo. Ciò a causa di una cultura politica dominante in Italia, sempre critica verso il risorgimento e la soluzione cavouriana. E’ accaduto per opera del cattolicesimo, poi durante l’azionismo ed il fascismo, poi a causa dell’ideologia del comunismo e del socialismo italiani. Ma su questo senso antirisorgimentale e poco incline all’idea di un’Italia unitaria, è molto probabile che abbia influito direttamente il carattere stesso del popolo italiano, quasi reattivo all’idea del dovere collettivo subordinato all’istituzione Stato. Gli italiani sono stati sempre caratterizzati da una forma di anarchismo, avverso allo stato. L’impopolarità del Cavour sarebbe quindi legata alla stessa impopolarità che gli italiani hanno sempre covato contro lo stato italiano e contro una politica fondata su leggi e regolamenti scritti, certamente dettagliati e precisi, rispetto ad usi e costumi più fumosi e certamente meglio adattabili agli interessi privati dei potentati economici nazionali.

L’idea espressa da Ernesto Galli Della Loggia, circa il perdurare negli italiani di una coscienza incompiuta riguardo uno Stato italiano unitario, è indubbiamente coraggiosa, anche se non originale. Comunque riteniamo che l’acerbità di coscienza che gli italiani mantengono dopo ben duecento anni, sulla realtà d’uno Stato compiuto e unitario come nazione, nella quale confluivano e si pacificavano i sentimenti nativi di differenti popolazioni territoriali, non trovi esauriente spiegazione nello scarso esercizio scolastico o nelle insufficienti celebrazioni circa il nostro risorgimento o la figura del Cavour. Ciò mortificherebbe i milioni di italiani che hanno dato la loro vita, nell’identico sacrificio, senza differenza d’istruzione e d’educazione, soltanto per patriottismo, per difendere la bandiera italiana e la nazione Italia dal nemico che le minacciava. Come troviamo in questi morti un difetto di coscienza unitaria circa il sentirsi tutti italiani. Forse è nella forma della politica del nostro Paese e nella sostanza con cui essa ha imperato, che sono ravvisabili i motivi che evidenziano ancora oggi una disparità nel sentire la cittadinanza italiana. Il Nord e i nordisti italiani; il Centro dell’Italia; il Sud ed i suoi terroni. Sono ancora queste le miserevoli parole con cui s’esprime ancor oggi la miserevole politica nel nostro Paese. Una politica che pur dicendosi nazionale, dopo i due secoli trascorsi dall’istituzione della nazione Italia, non ancora riesce a realizzare nei vari territori che la compongono, delle condizioni di vita sociale paritarie. E’ espressivo di una politica bizzarra il fatto che ci siano politicanti del nord che ancora parlano dei connazionali del sud come gente incapace di formarsi ad una coscienza statale, siccome essi sono sfaticati, se non addirittura ladroni, mafiosi, criminali. Di fronte ad un irredentismo politico nordista, tanto volgare, che tiene ancora oggi, il livello della politica nazionale annodato ai pali d’una mente paludosa, lo stesso Federalismo dei leghisti italiani, puzza di separatismo nei confronti degli italiani del sud. Dio salvi l’Italia? gma