lunedì 20 luglio 2009

GOOD MORNING FOGGIA -lunedì 20 luglio 2009

NOTIZIE



CONFIDI. UNA FAVOLA?
Il problema è noto da mesi: la restrizione nella concessione di crediti operata dalle banche e la sottocapitalizzazione delle piccole imprese.
Un fronte, quello delle Piccole Medie Imprese, stimato al 95% del tessuto produttivo nazionale. Un’area estesa di criticità, dove le aziende, a settembre, dovranno decidere se e come investire per rimanere sul mercato o se ridimensionarsi oppure chiudere.
La CNA, Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, mette ancora in evidenza gli ostacoli nell’accesso al credito, peraltro rilevati dai dati in possesso della Banca d’Italia, secondo i quali i finanziamenti erogati alle micro e piccole imprese rappresentano appena il 20% del totale erogato all’intero sistema produttivo nazionale. Il che afferma che il 48% del credito complessivo è andato alle grandi imprese, che rappresentano meno dell’1% del sistema produttivo nazionale.
Secondo la CNA, IL comportamento delle banche impedisce alle PMI di beneficiare delle politiche adottate dalla BCE, anzi la qualità del credito per le PMI s’è deteriorata a causa dell’aumento progressivo dei tassi, degli spread, dei tempi di concessione dei crediti, della richiesta di garanzie sempre più onerose.
Perciò la CNA valuta molto positivamente l’attività che consorzi e cooperative Confidi svolgono, persino fornendo garanzie coi propri fondi per facilitare l’accesso al credito bancario da parte delle PMI. Dai Confidi le aziende più piccole, meno strutturate, ricevono assistenza finalizzata a fare emergere, di là dai dati del bilancio, il loro valore reale che risiede nella storia dell’azienda, nella conoscenza delle persone che la rappresentano e nelle prospettive che l’azienda stessa offre in base al suo posizionamento sul territorio e sul mercato di competenza. Valutazioni queste che per le banche chiamate ad erogare i crediti, hanno un valore cruciale, giacché il centro nazionale dei dati sui pagamenti, indica che nel primo trimestre 2009 l’indice di difficoltà di pagamento è aumentato del 37,6% rispetto l’anno 2008, mentre le insolvenze sono cresciute del 31%.
Noi, dai dati in possesso, siamo meno ottimisti che il procedere delle banche s’orienti sulle indicazioni virtuose della CNA, dei Confidi, ecc. Perché esse hanno concesso ben il 75% degli affidamenti alle grandi imprese, che sono poi quelle su cui s’assomma il 75% delle sofferenze esistenti. Che pensare. Alla fine le banche fanno credito a chi ha già grosse esposizioni di sofferenza nei loro riguardi.
Dal quadro esposto è chiaro: Stiamo assistendo alla distruzione del settore industriale che negli anni scorsi ha prodotto risultati positivi, in termini di produttività e di competitività internazionale.
Ai piccoli imprenditori non rimane che votarsi ai Confidi, strumenti di natura mutualistica e senza scopo di lucro, affinché offrano al sistema bancario garanzie aggiuntive, rispetto a quelle che gli imprenditori possono dare in autonomia.
Però, proprio sulla Confidi, è nostro dovere riportare una realtà ‘fresca’ che riguarda il suo operato, che ci pone degli interrogativi sul ruolo che essa sta assumendo, nonché il timore che Confidi, come sovente accade in questo piccolo bel Paese, nonostante i suoi buoni, ottimi propositi istituzionali, sta coi fatti stravolgendo ogni intenzione. E ci chiediamo se Confidi non sia una favola. O peggio, se non sia divenuto un grosso affare, in cui stanno mettendo le mani ‘i soliti furbetti’. Ecco il fatto: Confidi, per garantire in misura del 20% una banca, all’interno della concessione di un finanziamento strumentale ad una piccola impresa, su un importo complessivo in garanzia di 36mila euro, chiede al proprio assistito la messa in deposito di titoli o corrispettivi, pari al 50% della somma che garantirebbe. Cioè chiede il deposito in suo favore, anticipato, di 15mila euro a fronte dei 36mila euro per cui garantirebbe. Ci chiediamo: -visto che si tratta di garanzia, cioè dell’obbligo di pagare nel caso d’insolvenza del soggetto garantito, soltanto dopo che l’insolvente sia stato escusso con esito negativo dalla banca; -visto che le imprese patrocinate da Confidi sarebbero tutte meritevoli, questo in base alla conoscenza diretta che Confidi stessa esercita sul territorio in cui è presente l’impresa; -visto che l’attività che Confidi esercita è mutuale verso gli assistiti e si svolge con fondi concessi e finalizzati a quest’uso; ebbene che senso ha richiedere una partecipazione in garanzia al soggetto per cui garantisce.
Abbiamo chiesto lumi in proposito ai soggetti interessati, ai consulenti finanziari, alle banche, ai presidenti di regione. Non appena riceveremo risposte le pubblicheremo.
gma