domenica 19 luglio 2009

GOOD MORNING FOGGIA -domenica 19 luglio 2009

NOTIZIE






QUELLI DEL SUD: NOI MERIDIONALI, PUGLIESI, FOGGIANI.


Quando si parla del Sud Italia, ciò che viene detto interessa anche noi cittadini di Foggia.

La situazione dello sviluppo delle regioni del Meridione d’Italia nell’anno 2008, è ben che tracciata dalla relazione SVIMEZ (vedi post venerdì 17 luglio). In essa si trovano dati numerici precisi: circa il Pil territoriale e personale; circa la situazione dell’agricoltura, dell’edilizia, dell’industria.
L’Italia meridionale, frazionata per tipologia di distretti, è analizzata nei dettagli dello sviluppo sociale ed economico. Ne emerge un’immagine generale negativa, ancor più negativa, se si compara con le condizioni sociali esistenti nel nord Italia e nell’Europa in genere. E ci si riferisce ad oltre il 40% della popolazione italiana, della quale si dice senza mezzi termini che è ferma in una condizione d’arretratezza. Per recuperare la quale occorrerebbero ben sette anni, sempre che trovino conferma le proiezioni di progresso in previsione. Intanto il nord Italia e l’Europa chissà di quanto ci avranno ancora distanziato. Secondo Svimez, la parte più dolente dell’arretratezza del Meridione è certificata dall’elevatissimo numero di suoi giovani, oltre settecentomila, che nel periodo dal 1998 all’anno 2008 si sono trasferiti nelle regioni del nord Italia per trovarvi lavoro. In aumento è il numero dei giovani che, diplomatisi nelle regioni meridionali, si laureano al nord e vi rimangono stabilmente. Questa, in sintesi è la relazione sul Meridione, relativa all’anno 2008. Sì, perché, lo Svimez da cinquant’anni, per compito associativo, ogni anno relaziona sullo sviluppo del Meridione. Ed ogni anno, immancabilmente, dopo che è stata pubblicata la relazione, parte la disputa sulla questione (meridionale), amplificata dai mezzi di comunicazione nazionali, dai pareri di studiosi, giornalisti, uomini politici, spesso ‘ordinati’ in posizioni critiche antitetiche, insomma i nordisti e i sudisti ‘contro’, il che fa ulteriore notizia, spettacolo.
Anche quest’anno, a relazione Svimez ufficializzata, sta sviluppandosi questa questione di contrapposizioni, che ci pare davvero irragionevole. Stabilito che il divario di progresso nelle regioni del sud dell’Italia è nei termini precisi che ha relazionato Svimez, il quesito che ne consegue è come riportare le stesse in linea con lo standard di progresso che è presente nella nazione. A meno che tra noi non abbia trovato presenza di maggioranza un concetto straordinario dello Stato. Ma ripercorriamo velocemente ciò che è successo tra ieri ed oggi, dopo che è stata resa pubblica la relazione Svimez. Su alcuni blog di Foggiani, in coda alla notizia sono immediatamente comparsi dei commenti, che definiamo semplicistici. Tutti chiedevano come mai la Puglia, regione così ricca di bellezze paesaggistiche, non riuscisse a imitare i livelli produttivi e di ricchezza realizzati da territori italiani simili. Ai commenti non c’erano risposte. Proviamo noi a dire a questi concittadini che il problema non è poi riducibile alla bellezza dei nostri paesaggi. I valori della produzione di una regione, di una provincia, di un comune, s’articolano in molteplici scomparti, in categorie di rappresentanza, in imprese, negli imprenditori, in enti, istituzioni, istituti bancari, che tutt’insieme opererebbero per fare ricchezza. Se poi riflettiamo sul fatto che, qui da noi, prevale l’individualismo, che enti ed istituzioni sono soltanto sacche di potere riempite colla nullità dei pochi eletti(si), bene è comprensibile che la bellezza dei posti sia (almeno quella) un fatto naturale dal quale non sgorga automaticamente il denaro. Riducendosi ogni sigla a persone singole, la quantità di ricchezza del territorio dipende anche dalle capacità d’inventiva, di lavoro, di dirigenza, di responsabilità di tutte queste persone.
Per radio abbiamo sentito il presidente dello Svimez lamentare che mai come quest’anno, il loro studio sullo sviluppo del Meridione è stato commentato con cattiveria dalla stampa. La Repubblica, Il Corriere della Sera, Libero, hanno valutato la relazione sul Meridione il solito piagnisteo annuale (meridionali piagnucoloni), che ancora una volta, volutamente, non considera il fiume di denari giunto alle regioni del sud (di cui due in autonomia) dallo Stato italiano e dall’Unione europea. Un fiume di denaro che le amministrazioni sudiste hanno distratto dal rilancio dell’economia regionale e dolosamente riversato a pagamento delle voci negative del bilancio ordinario. Un’accusa giusta, se vogliamo fondata, ma chissà perché impropria quando viene riferita ad intere popolazioni che totalizzano il quaranta per cento dell’intera nazione. Abbiamo sentito eminenti studiosi d’economia, pure professori universitari, originari del sud Italia, addurre come ragioni di questo dislivello economico e (im)produttivo l’assenza quotidiana dello Stato, della Giustizia, dalle terre meridionali, abbandonate ormai a se stesse. A questo punto di commento c’è sembrato che la banalità delle risposte docenti, azzardasse quel piagnisteo proletario di cui solitamente viene accusata la gente del Sud. Ma ancor più marcato piagnisteo è sembrato il ricorso sapiente usato dai cronisti delle testate giornalistiche più lette (nord e sud compresi) ai nudi numeri che quantificano in cento miliardi di euro la somma di danaro ‘ingoiata’ nel corso dei sessant’anni dalle regioni del meridione. Ma, ‘stretto stretto’, essi confondono la popolazione con le istituzioni governative? Si mischia la decisione dei giovani meridionali d’indirizzarsi verso il lavoro del Nord, con l’incapacità criminosa di sindaci e giunte comunali, di presidenti e giunte provinciali, di presidenti e giunte regionali? Istituzioni caratterizzate da un denominatore comune: quello d’amministrare la cosa pubblica non avendo un euro in cassa per pagare i fornitori dei servizi necessari alla comunità.
Ecco allora l’idea di uno Stato territoriale che è fuori dal controllo dello Stato Sovrano, fino a quando i suoi amministratori non saranno imputabili personalmente dei fallimenti provocati in danno delle comunità amministrate. Eletti che siano, gli amministratori comunali, provinciali, regionali, quando si mostrano mestieranti del nulla e non riescono a fare prosperare il bene comune loro affidato, devono potere essere spodestati immediatamente, prima della scadenza del mandato che il popolo delegò loro, non certo per ricavarne danni. D’altronde è giusto che ad ogni nostro giovane coraggioso che cerca lavoro al Nord, si sostituiscano dieci, cento, di questi sedicenti amministratori disonorevoli. Non ne guadagnerebbe il Nord ma siamo certi che noi meridionali non li piangeremmo... gma


FOGGIA, sabato 18 luglio 2009 - ORE 17.22
Giunta Mongelli : i partiti trovano un'intesa sulle deleghe.


Deciso passo in avanti nella composizione della Giunta comunale del capoluogo. Oggi, infatti, sono state definite le deleghe dell'esecutivo guidato da Gianni Mongelli.
Al Partito Democratico andranno:
la Presidenza del Consiglio e tre assessorati : Urbanistica, Ambiente e Personale.
Due le deleghe riservate al Partito Socialista : Lavori Pubblici ed Attività Produttive.
Quattro, infine, le deleghe riservate ai partiti di centro : 1 ) Sicurezza, mobilità urbana, traffico e Polizia Municipale; 2) politiche sociali, famiglia, salute e immigrazione; 3) Pubblica Istruzione, Università ed Enti di Ricerca; 4) Affari generali, legale e contenzioso.
Il sindaco, che aveva già annunciato che avrebbe riservato a se stesso la delega al bilancio, mantiene per ora anche quella alla Cultura.