giovedì 5 gennaio 2012

FOGGIA SE NE VA. RESTA QUELLA SENZ’ANIMA.


Un antico dubbio sull’anima di questa Città, sul soffio vitale che i suoi cittadini le accordano, è riaffiorato e ci ha pervaso durante i giorni delle festività di fine anno 2011. Questa volta lo spunto non è partito dalla qualità molto bassa delle condizioni di vita che allignano a Foggia. Nel mese scorso se n’è detto e scritto a tutto campo. Il tema neppure ci è stato dettato da un fatto categorico. Esso è venuto fuori durante il passeggio per le vie cittadine, nei giorni, per l’appunto, festivi. Esso ha preso corpo poco alla volta e senza che noi avessimo alcuna voglia o intenzione d’affrontarlo. Una volta insinuato in noi, ci ha destato una grande afflizione. Non bastasse quella che già si respirava per Foggia.

Si sa che in questo periodo di festività importanti, è facile incontrare per le vie cittadine foggiani emigrati dalla nostra Foggia, per reperire altrove un’occupazione lavorativa. Essi profittano del lungo ponte festivo per tornarvi a trovare i genitori, i parenti. Quest’anno ne abbiamo incontrati pochi per le vie della nostra Città e da essi abbiamo appreso che sono ormai tanti i foggiani emigrati che evitano di tornare a Foggia, a causa del degrado in cui essa versa. Ma non è di questo che vogliamo parlare. Non è questo il fatto che ci ha sconcertato e che vogliamo sottolineare.

Sono tante le famiglie che durante l’anno 2012 andranno via da Foggia e si trasferiranno in altre città dell’Italia. Certo al Nord, ma non nelle solite metropoli. E non per la solita storia di trovare lavoro. C’è tra loro gente che ha chiesto d’essere trasferita in altri luoghi di lavoro pur d’andarsene da Foggia. E stanno vendendo l’appartamento: di loro proprietà, o con un mutuo da pagare. Stanno rinunciando per sempre alla parte più importante della loro storia familiare: per esempio ai luoghi, ai momenti più amati, in cui nacquero i loro figli. Ma perché questa gente decide d’andarsene? Via da Foggia per vivere ed abitare a Termoli? Sì, alcune famiglie hanno scelto di andare a vivere a Termoli. Poco lontano dai genitori anziani, ma in una città che, a loro vedere, offre una vita sociale migliore, con prospettive di vita migliori. D’altronde, è ciò che essi ci hanno raccontato, insieme con il dolore che essi provano per siffatta decisione. E mentre costoro ce ne parlavano, noi pensavamo a quante altre famiglie foggiane li imiteranno, quando la notizia si sarà diffusa.

Sia ben chiaro che a noi non interessa prendere parte alle discussioni da imbecilli che molti imbecilli imposteranno su questo caso: fondate sull’inutile contrapposizione tra cittadini buoni e cittadini cattivi, tra quelli fedeli e quelli traditori, tra quelli che amano sino al sacrificio il loro luogo d’origine e quelli che hanno un animo senza patria.

C’interessa piuttosto entrare nel problema, ragionarne, sino a capire come si ricrea e si mantiene la sostanza del legame affettivo tra la città d’origine ed i suoi cittadini. Forse la nostra Città, la qualità attuale della vita che vi conduce la sua società, non hanno oggi un’anima tale da fare sperare che vi si viva naturalmente, vi si cresca ragionevolmente, vi si muoia serenamente, consci di perdurare la propria stirpe in un territorio che è capace di costruirsi un futuro migliore. Come pure basterebbe essere certi, dopo i fatti negativi che riguardano il cimitero di Foggia, sapere che da defunti nessuna politica farabutta o despota ci sarà a decidere cosa fare del nostro corpo.

Qui, a Foggia, la situazione cittadina, quanto ad economia, a sviluppo, a sicurezza sociale, da più di un decennio degrada continuamente. Ed oramai riteniamo che essa sia precipitata a un punto tale che non esiste più ingegno locale, programma di rivalorizzazione e di recupero, capaci di salvare questa Città. Così tanti foggiani, si danno premura di trasferire la propria famiglia, i figli, in comunità migliori per socialità e per economia, fors’anche per la dinamicità e la grande voglia di fare che animano la gente che vi vive. Inoltre la situazione del governo nazionale, dispone di così scarse economie, da non lasciare sperare che ne venga fuori il denaro necessario per finanziare un progetto di rilancio dell’economia foggiana. Allora: chi lo fa per Foggia questo programma di salvezza? I tecnici del mattone? Quelli che i soldi li tengono sotto il mattone?

Cosicché, qui da noi, la gente, i dipendenti degli enti istituzionali, ma anche i pochi imprenditori che vi operano, continueranno a rallentare l’attività. E’ ben visibile, rispetto ad altre città, come qui da noi, tutto si svolge col rallentatore: persino quando si lasciano gli uffici e si va nei bar. Che gente stanca costoro, quanto devono aver lavorato; anche se, a ben guardarli, sembrano più annoiati che stanchi. Sì, un’economia sempre stanca quella foggiana. Dove gli unici ad avere un guadagno certo sono i tantissimi funzionari pubblici degli innumerevoli enti pubblici di cui Foggia ha ancora tanta fame. Per non dire dei familiari, delle amanti: ivi sistemati e continuamente promossi, promossi, ripromossi, senza merito ed anche senza concorso.

Populismo? Qualunquismo? No. D’altronde, anche quel poco di economia che ha prosperato a Foggia, sta da tempo sbaraccando, per spostarsi verso il Nord Italia. E la Politica locale? Scusate: la politica …? Eccola nella foto accanto: Abito blu diplomatico, sorriso ebete, se la spassa in bici (che comunque non sono le loro, sono bici pubbliche). Dove vanno il notaio Pepe, presidente della Provincia e l’ingegner Mongelli, sindaco di Foggia? Certo non se ne vanno a casa. Né essi hanno intenzione di tornare ad esercitare a tempo pieno le loro professioni. Nonostante i foggiani (citiamo i titoli di alcuni giornali locali) attribuiscano alla loro incapacità di governo l’economia disastrosa di Foggia Comune e della Provincia.

Per carità, nulla di strettamente personale contro Pepe & Mongelli. Con loro sono da rispedire a casa i loro consiglieri, gli assessori, tutti i collaboratori.

A questi vogliamo dedicare un po’ del nostro tempo. Vogliamo che tutti i foggiani li conoscano bene. Come dire? Ad ognuno la sua cartolina personale: Nome e Cognome; mestiere che esercitano; perché si sono buttati in una politica malaccorta e sventata. gma