venerdì 28 maggio 2010

CHI E' IL PADRINO DELLA POLITICA QUI A FOGGIA?

SI TIENE AL MARGINE DELLA POLITICA PRATICATA E LA SFRUTTA PER FINI PERSONALI.
HA TANTI INCARICHI RETRIBUITI. DONNE E AMANTI SISTEMATE E DA SISTEMARE.
HA IL PROFILO DEL PADRINO E DEL MASSONE. CHI E'?


‘De Cuius’ da giovane era bruttino, basso di statura e mingherlino, perciò era ignorato sistematicamente dai bei giovani dell’alta società foggiana, dove pretendeva d’avere presenza, in quanto rampollo di una famiglia affermata. Sì, egli portava il nome di una famiglia conosciuta come danarosa in città. Solo che egli apparteneva ad una diramazione poco benestante della stessa. Sicché si trovava nella difficile situazione di frequentare giovani benestanti, altezzosi e viziati, le cui tasche erano ben fornite di denaro, mentre le sue non gli consentivano d’avere lo stesso tenore di vita. E’ certo che il giovane subì dei momenti infelici, a causa delle diversità sia fisiche sia economiche, con i coetanei più fortunati ch’egli frequentava. Ma non voleva perdere un gradino di quelle relazioni. Era sua indole prevalere, essere primo. Soprattutto con le donne, le quali, secondo il suo pensiero, dovevano sottomettersi alle sue attenzioni.

Per sopravvivere a questa situazione, l’unica cosa da fare era svilupparsi dentro un carattere discorsivo, in cui le mortificazioni non producono risentimento o, peggio, uno stato di avvilimento. Decuius non ci mette molto a formarsi un comportamento preciso, di disponibilità verso l’universo che gli piace frequentare. Il sorriso pronto sul viso, occhi lucidi e attenti verso ogni situazione che gli si stia prospettando, la mente sempre pronta per volgere a suo vantaggio ogni incontro. E diventa in breve maestro di diplomazia, di opportunismo, di cinismo.

Orbene tali materie, quando sono studiate e trattate per conquistarsi una posizione sociale di potere, sovente economico, dalla quale fare dipendere l’ossequio verso la propria persona, provocano disturbi mentali e comportamentali non trascurabili. Ne vengono fuori cinismo, indifferenza, spregiudicatezza, cupidigia di denaro e di potere.

Decuius deve avere visto la trilogia di film “il Padrino”, ispirata al romanzo omonimo di Mario Puzo. I personaggi appartengono all’esistenza tipica di un paese retrogrado, dove prevale la vita malavitosa, che segue ed applica in misura bestiale valori primitivi, resistenti a qualsiasi legge civile. Il fine di questi malavitosi è quello di mantenersi un ruolo di rispetto assoluto nella società, non esitando ad uccidere chiunque non si sottometta al loro potere. La parte edulcorata e romanzata presente in questi film purtroppo ha alleggerito il profilo criminale del padrino, sino a fare presa sugli spettatori. Quanti hanno pensato o fantasticato d’essere come quel padrino. Non sappiamo del Decuius. Però chi lo conosce (parliamo del Decuius), crede che le sue scelte di vita lo resero simile al padrino malavitoso. Per non parlare della forte attrazione che egli aveva per le donne. In questo egli non arriva al padrino puziano, del quale non si conosce il numero delle donne che mise in cinta. E però Decuius non scherzava, se si pensa alle donne corteggiate, ‘conquistate’, prese, perse o lasciate. Sempre in modo malavitoso, prepotente, senza amore, secondo quella cultura primitiva, bestiale, priva di principi di valore, cui accennammo. E’ anche per le distrazioni del suo modo d’essere che il nostro Decuius, nonostante gli studi superiori compiuti, nonostante una laurea conseguita, s’avvia nel mondo del lavoro facendo l’impiegato in un ente pubblico locale, piuttosto che il libero professionista, come tanti dei suoi amici di gioventù. In verità c’è da pensare che ciò sia dipeso dalle limitazioni del suo cervello, il quale in base alle valutazioni concrete coerenti col mondo del lavoro, non valeva più di un ufficio impiegatizio e dipendente.

Ma, allora, la sua posizione di potere attuale, nella società foggiana, come si spiega? Con la politica. Con quella politica che non guarda al merito, ma a chi ha più sfrenate in sé la bramosia di potere e la strumentalità dell’a-fare.

Lo scrivemmo che Decuius da giovane era maestro di diplomazia, di opportunismo, di cinismo. Ebbene, mentr’egli prendeva ordini dai superiori d’ufficio, capì che quella posizione sociale non realizzava i suoi bisogni, in fatto di potere, di conoscenze importanti; soprattutto lo stipendio non gli era sufficiente, per soddisfare i suoi desideri, non ultimi quelli legati alle sue frequenti passioni per le donne.

Ed è nell’ambito della politica foggiana, che già era la proiezione pessima del degrado della politica nazionale, che il Decuius s’intrufola, offrendo i suoi servigi ai politici più ambiziosi, a qualunque schieramento appartenessero. Stranamente, e lo dichiariamo pensando alla mentalità foggiana prevalente del ‘meglio gratis’, il Decuius si distingue da tutti i galoppini di quella politica perché non chiede favori futuri in cambio del suo appoggio, egli chiede esclusivamente danaro contante. La fortuna ‘cieca’ lo aiuta? No, perché quella esperienza giovanile di cui scrivemmo, vissuta rimediando ‘confidenze’ presso soggetti sì potenti ma altrettanto pavidi ed insicuri, lo convince a proporsi ai soggetti politici più ambiziosi e danarosi, perché sono essi che vivono male la paura di non essere eletti. Poi succede che quei politici comunque hanno successo alle elezioni. E il Decuius se ne fa merito. D’altronde chi può smentirlo. Egli si fa una fama di esperto di politica. I partiti importanti lo chiamano, sempre a pagamento, ogni volta che c’è da mediare, aggiustare delle posizioni contrastanti, che possono danneggiare il consenso del popolo. Il potere cresce per Decuius e di pari passo aumentano i suoi conti bancari a causa delle consulenze che egli è chiamato a fornire. E’ evidente che questo lavoro di consulenza, prestato senza rinunciare all’impiego da dipendente pubblico, scorre tanto bene per Decuius che non gli viene mai in mente di ‘entrare’ in politica. Certo lui non apprezza la politica né i politici ai quali presta la sua opera. Forse quei politici ritengono che il Decuius non valga oltre il pagameno che gli conferiscono. Sta di fatto che il nostro soggetto si manterrà sempre ai margini di quella politica foggiana, senza mai candidarsi ad una elezione. Intanto egli trova le porte spalancate presso i maggiori partiti. Anche questo è potere: di fare assumere amici (di più le amiche) presso il Comune, la Provincia ed a capo di qualche carrozzone pubblico. Il suo sistema di conoscenze col tempo si perfeziona e si consolida, al punto da fargli ritenere che è il momento giusto per abbandonare quel suo ufficio di dipendente, dove appaiono fuori luogo persino gli abiti e gli accessori griffati che egli veste da tempo. A rafforzare questo intreccio di rapporti che il nostro soggetto intrattiene con la politica foggiana del malaffare, dei favoritismi, interviene una imputazione di reato da parte della magistratura. Il nostro Decuius si tappa la bocca, s’avvale della facoltà di non rispondere. Lo stesso fanno i suoi presunti complici. Insomma le accuse cadono e tutti tornano ai loro affari. Assolti, si sentono anzi più potenti, per il fatto d’essere usciti indenni dalle accuse. Così il nostro uomo viene beatificato ‘per sempre’, come novello santone della politica foggiana. Profeta e oracolo di come si fa politica: affabulando il popolo e violando la legge. Gli incarichi che vengono dati a Decuius si moltiplicano. Comprendiamo, in un ventennio, quanto il suo potere politico sia aumentato. Decuius viene abbracciato e baciato anche dall’alta massoneria di Foggia. Non certo per farne un fratello al quale perfezionare la morale d’uomo, indirizzando la sua coscienza verso la libertà dello spirito, il mutuo soccorso, la difesa della patria.

La fratellanza alla quale egli giura perenne obbedienza, consiste nel dare potere per riceverne altro e di più. Noi cittadini liberi non possiamo che rammaricarci quando perdiamo un concittadino, lasciando che egli finisca nelle spire di una setta, ma per questo individuo riteniamo che è stato meglio così.

L’uomo malato di potere, s’esaurisce nel potere, il mitomane non è mai un buon concittadino.

Decuius oggi è un noto dirigente amministrativo, del quale dipendenti e conoscenti hanno paura, a causa del suo carattere infido, risentitivo, pericoloso a causa della sua infima umanità. Le donne poi, o gli si sottomettono lasciando a lui decidere se sono le sue accompagnatrici o devono farsi amanti, oppure sono femmine da maltrattare. Il mitomane si crede un nume in terra. Egli, invece, è l’interpretazione perversa del Padrino, è un falso Massone, il peggiore dei cittadini foggiani. Quanto sia stata malefica la sua attività e quella dei politici suoi amici per la Città di Foggia è dimostrato dal disastro economico e finanziario in cui oggi versa Foggia, a causa di un’amministrazione, la loro, disonesta. Qualche giornalista locale, invece d’indagare sulle voci fasulle di bilanci truffaldini usati da questi amministratori disonesti, preferisce scrivere di un Comune incapace di riscuotere i suoi crediti per servizi somministrati ai cittadini. Un avvocato che si definisce amministrativo, nascondendo d’avere avuto grane con la giustizia per abuso dell’incarico avuto dal primo cittadino, disserta su un giornale locale su come sia meglio che la giunta comunale in carica si sottragga dal dichiarare un dissesto finanziario che è già negli atti omissivi dell’amministrazione ordinaria. Perché? Perché così usano fare tutti i comuni capoluogo. Tesi assurda e disonesta. Perché sono invece tanti i comuni italiani che fanno ricorso alla dichiarazione di dissesto: sia per non rendersi responsabili dell’approvazione d’ulteriori bilanci falsi, sia per mantenersi la posizione di eletti, sia per congelare tutte le azioni esecutive che i creditori intentano contro il Comune. Ma tutto il disonesto assurdo che circonda noi foggiani, è possibile proprio per la scarsa moralità che sovrasta la città. Inutile dire, e torniamo in argomento, al Decuius, che questo nostro padrino-massone è il personaggio più infido e pericoloso della situazione. Appunto per come egli riesce a tenersi fuori dalle responsabilità della politica che sono sotto gli occhi di tutti i cittadini. Eppure egli è tra i principali manovratori della politica disonesta. Il suo nome? Ad ognuno il suo Decuius. gma