giovedì 29 ottobre 2009

I CAVALLI TORNANO IN TERRA DI CAPITANATA

I cavalli tornano in terra di Capitanata



Nella nostra provincia l’equitazione e le sue più conosciute discipline sono da tempo apprezzate e praticate. Infatti, il nostro territorio vanta una antica tradizione ippica.

Da noi la cultura del cavallo ‘cavalca’ dal lontano anno 1861, periodo del Governo Borbonico, che istituì in Foggia l’VIII° Deposito Cavalli Stalloni del Regno, poi nel 1954 denominato Istituto Incremento Ippico. E possiamo vantarci del fatto che, delle otto circoscrizioni Istituto Incremento Ippico distribuite sul territorio nazionale, una è quella di Foggia.

D’altronde chi non conosce la storia dell’IRIIP foggiano, il cosiddetto Ippodromo? le sue ultime, non fortunate vicende? intorno alle quali s’è mobilitato numeroso il popolo locale, proprio per difenderne l’esistenza e mantenere vive in loco tutte le sue antiche tradizioni ed attività.

Recentemente, la Capitanata, ha fatto un importante passo innanzi, volto a difendere e valorizzare l’affermazione dell’equitazione e di un suo importante settore di disciplina.

Foggia e la sua provincia sono tornate a far parte della storica famiglia Associazione Nazionale Turismo Equestre, (A.N.T.E.). Risaputa “Terra di cavalli”, Foggia fu nei tempi passati, con i suoi circa 300 iscritti, la provincia pugliese con il maggior concentramento di cavalieri “Antini”.

Infatti, pochi giorni or sono, all’A.N.T.E. s’è affiliato il "Circolo Ippico La Contessa di Foggia” (www.circoloippicolacontessa.it), il quale vanta un corposo e compatto gruppo d’amazzoni e cavalieri, guidati dal presidente Angelo Napoletano, organizzati da Franco Cuttano, tecnico federale e referente provinciale della Federazione ippica nazionale.



Al Circolo Ippico La Contessa si collega un altro club di disciplina equestre, operativo in San Giovanni Rotondo: il Circolo Ippico “Santa Barbara”, del quale è presidente Luigi Squarcella. E’ per merito di quest’ultimo se domenica, 11 ottobre 2009, proprio presso il C.I. Santa Barbara, si é tenuto il primo stage autorizzato dalla Commissaria regionale Cristina Rugge, finalizzato a concedere a chi é risultato idoneo (più di una quindicina), con una seduta d’esami diretta dal responsabile regionale alla formazione Franco D’Andrea, la patente A2, che permette ai cavalieri che ne sono in possesso, di iniziare un percorso agonistico nelle numerose discipline della Federazione ( Fondo, Cross, Monta da Lavoro, Giochi equestri, Attacchi etc.).

Nell’occasione i quadri tecnici riunitisi hanno deciso che il C.I. “La Contessa” di Foggia, coordinato da Franco Cuttano, avrà l’onore di programmare ed organizzare la più importante manifestazione annuale della Fite Trec–Ante/Puglia in terra di Capitanata, ovvero il Raduno Equestre regionale/interregionale della Federazione, che sarà prossimamente presentato a Fieracavalli Verona (5-6-7-8- Novembre c.a.), per poi svolgersi in provincia di Foggia, nei giorni 14, 15 e 16 maggio 2010. Si tratta di Raduni equestri spettacolari, di più giorni, che riescono ad attirare dai 200 ai 500 cavalieri, ed un nutrito seguito d’amici e familiari.

L’eccellente riuscita dipenderà dagli organizzatori, ma anche dalla sensibilità delle Amministrazioni Regionali, Provinciali e Comunali, e dagli Enti e dalle Associazioni che in un modo o nell’altro sono interessate.

La nostra Daunia, ha l’occasione di gestire una grande e importante manifestazione di sport, che è a livello nazionale ed europeo, dalla quale potrà ricavare visibilità per le sue bellezze naturali e promuovervi il turismo, da rilanciare, perché no, anche attraverso il cavallo. gma



sabato 24 ottobre 2009

MOLDAUNIA? NO PUGLIA -2



MAL-DAUNIA A PARTE


<... I rapporti commerciali tra noi sono pressoché nulli. Manca la consuetudine e la tradizione del rapporto commerciale. ...Nel barese esiste l’industria meccanica, noi abbiamo una economia, un’attrezzatura tecnica, un bracciantato adeguati alla sola opera granaria.

Come si vede ci troviamo di fronte a due forme di economia essenzialmente diverse, anzi divergenti, certamente inconciliabili. ...Non esistono interessi nostri commerciali che siano rappresentati o espressi a Bari. Bari è riuscita a fare della sua provincia una compagine di grande coesione, una collettività di struttura organica forte che intende fedelmente agli interessi della provincia; è riuscita a suscitare in tutta la provincia la virtù costruttiva del lavoro e della concordia; è riuscita insomma a dare alla sua gente un indirizzo ed una fisionomia.

Questa situazione, sarà sicuramente dovuta anche a mancanza di cultura imprenditoriale adeguata e/o mancanza di determinazione da parte dei dauni, ma è indubbio che lo sviluppo della Daunia sia pesantemente condizionato dagli interessi accentratori del capoluogo regionale pugliese (Dulcis in fundo la nascita dell’Università a Foggia, un vero feudo barese).

Quindi il Molise per un verso e la Daunia per un altro, hanno tutto l’interesse ad unire le proprie capacità e potenzialità, complementari e non antagoniste, per esprimere insieme una realtà regionale omogenea, la cui valenza sarebbe di tutto rispetto, sia sotto il profilo territoriale che demografico.>>


Queste ‘le ragioni’ in base alle quali la provincia di Foggia dovrebbe uscire dalla Regione Puglia per passare a quella del Molise. Di per sé, esse spiegano soltanto lo stato di disagio e di debolezza, anzi d’effettiva inferiorità, che la politica ed i politici foggiani lamentano di vivere nell’ambito del Consiglio regionale. Perciò non pochi cittadini foggiani sollevano invece il problema della ‘qualità’ della classe politica foggiana, se sbottano: ”Evidentemente ce li meritiamo tutti (o quasi) i nostri rappresentanti che negli anni abbiamo mandato nei Palazzi.

Sì, foggiani e baresi hanno un carattere differente. A risentirne di più forse sono i foggiani. Non è certo l’antipatia o l’incompatibilità assoluta a dividerli. Quand’anche esse esistessero, nemmeno sono condivise da tutta la società foggiana. Certo i foggiani sono in difetto quando hanno a che fare con la furbizia “alla levantina”, con i baresi astuti, particolarmente abili nel commercio, scaltri, non sempre leali. Ma da questo a dire: “Fuggiamo dai Baresi. Sono la nostra rovina”. Beh, non è così.
Sono due economie territoriali diverse: la Daunia, agricoltura e edilizia; il Barese, terziario ed industria. Due mondi del lavoro, con uno sviluppo diverso, hanno formato, nel corso dei decenni, due società caratterialmente diverse.
La Daunia puntò sull’agricoltura ed intorno al 1946 ebbe una valenza economica forse superiore a quella della provincia di Bari, che invece soffriva l’attesa del rilancio del settore industriale nel Meridione della Repubblica Italia
Bari, “porta d'oriente", antico centro marinaro, una vocazione mercantile, costruì la sua fortuna proprio sul commercio.
Quindi due grandi Province, Bari e Foggia, ed una vivace competizione, soprattutto politica, all’interno della Regione Puglia, di cui Bari è capoluogo di regione e Foggia provincia.
E ritorniamo alla Politica: alla pratica di governo della Regione, della Provincia, dei Comuni. Il progresso economico di ogni comunità territoriale ha come punto di partenza la volontà fattiva dei suoi cittadini. Però è determinante per la sua realizzazione la qualità della Politica locale. Il sapere amministrare le varianti delle risorse territoriali, è ciò che valorizza concretamente lo sviluppo di ogni provincia. Pensiamo alla politica dei grossi affari, all’amministrazione delle opere pubbliche, al flusso di sostanziose somme di denaro, con le quali è possibile determinare grandi diversità nell’accelerazione dello sviluppo locale, per mezzo della qualità e della quantità dei servizi realizzabili. Una politica così influente ed anche lungimirante Foggia non l’ha mai messa in campo. Una linea politica precisa, di programma sullo sviluppo economico della provincia di Foggia, non è mai venuta fuori. Quindi nemmeno è stata ‘assalita’, ‘rapinata’ dai politici di Bari. Politici baresi che, comunque, questo è vero, si sono sempre dimostrati coerenti levantini, quindi abili contrattatori per il loro primario interesse. Dalla costituzione della Repubblica, degli enti regionali, ad oggi, i politici di Bari, in sintonia con la comunità barese, sono stati con il motore eternamente acceso, accelerato in direzione di un'intensa attività di diplomazia, di scambi culturali, superando i continui traguardi di proficui scambi commerciali. E’ ovvio che quest’azione ha formato una classe politica d’eccellenza, responsabile di pochi errori, nella programmazione dello sviluppo e della valorizzazione della propria provincia.
Invece la nostra Daunia, oggi si rivela sofferente, ha un calo notevole del settore agricolo (-8,8%), mentre la provincia di Bari vanta la crescita del settore terziario (+2,9%) e dell'Industria (+0,7%), settori sui quali ha basato la propria economia.

In conclusione, questa idea della Moldaunia (detto da un politico di Foggia): <<è la disperazione ultima di chi in qualche modo non si ritrova più e sente il malessere di appartenere ad un sistema che non lo tutela, è l’ultima isola, un miraggio a cui il cittadino si aggrappa in modo disperato. Quello a cui hanno diritto i cittadini della provincia di Foggia è una Capitanata diversa, forte, che ricerchi i motivi reali per sentirsi integrata nel governo regionale della Puglia, con un altissimo senso di fiducia nelle persone e nell’organico dei politici eletti a rappresentare la Provincia di Foggia.>>

Il Mal Daunia non si risolve con questo Moldaunia. A che ci serve cambiare casa, partito, regione, se prima non abbiamo dei politici di ‘classe’? gma

venerdì 23 ottobre 2009

MOLDAUNIA? NO PUGLIA

MOLDAUNIA? NO NO NO SIAMO PUGLIESI


Di nuovo la Moldaunia? Eh sì, ci risiamo... Sembra che questa paranoia dia lavoro alla redazione di un quotidiano locale, perché ci sono lettori in vena di buttarsi a discutere su questo filone. Furberia? Mestiere? Non sappiamo.

Rimestare giornalisticamente questo tema, sta giovando ad un disegno. Appunto, quello della Moldaunia, che propone di passare la provincia della Daunia, Foggia, dentro la regione Molise.

Eh sì, ecco cosa succede, quando la politica sta in silenzio, non s’occupa di cose serie ed utili ai governati. Ecco che vengono fuori le idee(?) confuse in progetti sconclusionati, con cui tanti volenterosi ( sì, tanti), dal cervello fisso e dalla professione incerta, azzardano esporre i non richiesti presupposti di una panacea inesistente, ai componenti dubbiosi di una società intanto malandata.

Il periodo è favorevole per i fabulatori. Una situazione politica e sociale fumosa, a livello provinciale e comunale; i cittadini inaspriti da condizioni economiche incerte; le principali istituzioni governative sotto accusa dalla magistratura... E vai con le storie, le favole, le idee bizzarre: come questa della Moldaunia ( qual brutto e dissonante nome!).
Ora occorre chiarezza su questo tema e noi cerchiamo di farne. Già si vuole farlo passare per un movimento, che avrebbe i suoi seguaci e gli antagonisti. No, noi non siamo tali. Sul nulla non
si riesce ad impostare alcun discorso.



Origine e finalità dell’intento

C’è stato un comitato promotore della regione dauna. Nel 1947. Ecco un suo proclama.

C i t t a d i n i d i C a p i t a n a t a !

Ricordate che propugnando l’autonomia della Daunia, difenderete

l’avvenire vostro e dei vostri figli.

V I V A L A D A U N I A !

Questo Comitato di Agitazione Pro Regione Dauna sosteneva le pretese autonomistiche della Daunia nel lontano anno 1947. Vale a dire che la provincia della Daunia si voleva costituirla come regione autonoma. Esaminiamo quelle ragioni.

La seconda Sottocommissione dell'Assemblea Costituente sta per approvare il progetto di istituzione della Regione Pugliese comprendente i territori delle provincie di Bari e di Foggia. L’approvazione di tale progetto violerebbe non solo le nostre legittime aspirazioni, ma anche i diritti naturali della Capitanata che, per l’estensione del suo territorio di oltre 7000 Kmq., per configurazione geografica, per tradizioni storiche, per omogeneità etnica, per struttura economico-agraria, per importanza dei traffici stradali e ferroviari, deve costituire una regione autonoma.

Per impedire che così grave ingiustizia sia consumata in danno della Capitanata, il Comitato di agitazione, costituitosi per moto spontaneo di popolo, con l’adesione di tutti gli Enti provinciali, ha iniziato la battaglia pro istituenda Regione Dauna.

Questa battaglia non potrà essere efficacemente combattuta se non con l’unione spirituale di tutti i cittadini di Capitanata, ciascuno dei quali - al di sopra di ogni ideologia di classe o di Partito deve sentire la fierezza e l’orgoglio di difendere la propria terra insidiata e minacciata.

Che dire? a proposito di queste affermazioni? poi, dopo mezzo secolo? La Puglia non era ancora istituita e l’aspirazione ambiziosa: che la provincia di Foggia fosse punto di partenza di una regione costituenda, è non solo legittimo, ma indice di una popolazione dauna che credeva nel patrimonio della sua identità territoriale, imprenditoriale, politica. Cosa che ai tempi odierni...

L’on. avv. Carlo RUGGIERO, membro del Comitato Promotore pro Regione Dauna, intravedeva fin da allora come alternativa all’autonomia regionale dauna, un’aggregazione con il Molise. Ecco cosa egli scrive nel suo articolo del 5 Gennaio 1946.


“La provincia di Foggia dovrebbe staccarsi dalla regione pugliese. L’appartenenza della nostra provincia alla regione pugliese, infatti, risulta assolutamente ingiustificata.

L’attuale configurazione geografica della nostra provincia fu dovuta evidentemente ad un principio meramente topografico e quindi meccanico o alla determinazione di oligarchie o dalla prepotenza di interessi economici particolaristici.

La geografia politico-economica della nostra provincia è profondamente dissimile dalla geografia politico-economica del resto della regione.

Da noi esistono grandi estensioni di terra nuda, offerta solo alla coltura del cereale e vaste aziende agricole: e quindi abbiamo una economia, un’attrezzatura tecnica, un bracciantato adeguati alla sola opera granaria ed alla entità delle aziende. Da noi vi è l’industria armentizia: secolare, che si rinnova per tradizione, immutabile attraverso le generazioni; industria per cui immense greggi valicano, ogni anno due volte, le montagne .dell’Abbruzzo e del Molise per venire a pascolare nelle nostre piane erbose. . Come si vede ci troviamo di fronte a due forme di economia essenzialmente diverse, anzi divergenti, certamente inconciliabili.

A Bari s’ignora completamente la nostra attività. Noi ignoriamo l’attività barese. Non esistono ditte baresi che abbiano propaggini nella nostra provincia. Non esistono nostre ditte che si rivolgano a Bari.

Tra le due provincie esiste un diaframma infrangibile. Spiritualmente non esistono rapporti tra noi e la provincia di Bari. Questi rapporti non potevano crearsi perché la sostanza spirituale dei due popoli è essenzialmente diversa.

Bari è fuori dell’ambito del nostro spirito.

Queste le parole critiche con cui l’on. Ruggiero contrasta la decisione dell’Assemblea Costituente: Bari capoluogo di regione, Foggia provincia interna alla Puglia. Una statuizione sulla quale sembra abbia influito l’accordo tra le direzioni nazionali della DC e del PCI, con la mediazione di un politico barese, Aldo Moro. Nell’invettiva Ruggiero utilizza il contrasto ancestrale, caratteriale, che divide foggiani e baresi; contrasto che, evidentemente, dopo lo scippo (li abbiamo sempre detti tali) appena patito, è al massimo della dolenza. E questo modo di fare leva su un nervo caratteriale del popolo foggiano, come chiariremo in seguito, ci sembra denoti il punto debole e perdente della politica foggiana. Ma proseguiamo...

All’epoca, c’era anche la Camera di Commercio di Foggia a propugnare soluzioni di scorporamento dalla Puglia. Sentiamone le ragioni:

ORDINE DEL GIORNO 16 gennaio 1947

La Giunta della Camera di Commercio, Industria e Agricoltura di Foggia

Vista la circolare del 1 gennaio 1947 con la quale...;

Visto il proprio ordine del giorno votato nella seduta del 4 settembre 1946, ...;

Considerato che dagli studi condotti, dalle pubblicazioni avutesi e dalle documentazioni prodotte è nettamente risultato che per tradizioni storiche, per ambiente fisico e peculiarità demografiche, per attività economiche in atto e in potenza, per capacità finanziarie, naturali risorse e fecondità di lavoro, la Daunia o Capitanata costituisce una omogenea unità economica e amministrativa, nettamente definita, funzionale e vitale;

Riaffermato che i problemi caratteristici della Daunia o Capitanata ed i gravi interessi economici e sociali che ad essi si riconnettono possono e debbono risolversi nella sede naturale in cui essi esistono e reclamano soluzione, e riceverebbero pregiudizio da una eventuale incorporazione della Daunia o Capitanata stessa in altre circoscrizioni aventi diverse esigenze, differente struttura economica, diverso grado di sviluppo e di orientamento;

Rilevato che la Daunia o Capitanata, posta a confronto con talune delle tradizionali regioni o delle regioni di nuova istituzione, per superficie territoriale, per popolazione, per entità e varietà di produzione, di problemi e di interessi, risulta maggiormente in diritto di invocare ed ottenere il riconoscimento e l’erezione in ente regionale a sé stante;

C O N F E R M A

voti espressi con l’ordine del giorno votato nella tornata del 4 settembre 1946;

I N V O C A

dagli organi Costituenti competenti il riesame della situazione della Daunia o Capitanata rispetto al nuovo ordinamento ragionale;

E S P R I M E L A F I D U C I A

che con serena, direttiva, realistica valutazione dei vantati dalla Capitanata per ottenere l’auspicata elevazione al rango di regione a sé stante. requisiti e delle documentazioni prodotte e in corso di ammannimento, siano riconosciuti i diritti legittimamente.


E’ su questa vecchia storia, che oggi qualcuno torna a parlare di scindere la provincia di Foggia dalla Regione Puglia. Certo quella storia che, per come è andata a finire, nemmeno è da ritenersi una sconfitta subìta del popolo della Daunia ad opera del popolo di Bari, perché, diciamocelo, la politica dei politici non sempre interpreta quella della popolazione che li elesse. Comunque, quest’oggi a parlare di Moldaunia non c’è la politica. Non ancora. Né se ne parla per fare della provincia di Foggia una nuova Regione. In questo frangente (Moldaunia) s’ipotizza che la Capitanata esca dalla regione Puglia per passare a quella del Molise. Plausibilmente come nuovo capoluogo della nuova Regione in cui si tradurrebbe il Molise.

Ecco il progetto(?) di Moldaunia, una nuova regione al posto del Molise.


Ce lo facciamo spiegare dal suo bizzarro e stravagante autore, Gennaro Amodeo, ingegnere naval-meccanico, molisano di Venafro, poi trasferitosi a Foggia. 62 anni, di fede socialista, ondeggia tra destra e sinistra e disistima, a sua volta disistimato, molti politici foggiani.


Gennaro Amodeo

«Sono il padre del progetto Moldaunia. Ora è tutto pronto. Guardi qua, sulla cartina: la provincia di Foggia va col Molise, poi possiamo prendere un po' di Irpinia, un pezzo del Beneventano, una parte della Basilicata e facciamo una grande regione, proprio al centro. E' un bel terremoto. La Puglia? Beh, resterà periferica». «Il nome Moldaunia è un po' esotico, forse fa pensare a una piccola repubblica dell'Est, ma il progetto è quello, bell'e pronto.ora i politici devono decidere se farlo crescere. Amodeo le ha tentate tutte, dal 2001 in poi, quando, dopo l'approvazione del progetto del centrosinistra sul federalismo e sulla riforma del Titolo quinto della Costituzione, ha intravisto la possibilità di un'operazione secessionistica. «L'idea è nata a marzo. Se il legislatore dà la libertà di scegliersi la regione così facilmente, bisogna subito mettersi al lavoro. Basta un referendum e la cosa è fatta. I politici foggiani sono fessi...non hanno capito che possono fare una rivoluzione...». «Tutti ascoltano e dicono "è un bel progetto, vediamo cosa possiamo fare", qualcuno prende anche impegni e poi sparisce, ma questo gioco non può continuare all'infinito». Amodeo ha tentato anche l'avventura politica. Con Carmine Stallone, candidato in odore di vittoria alla presidenza della Provincia. «Mi sono candidato con la sua lista, ho preso 155 voti nel collegio di via Lucera. Dopo ho chiesto a Stallone la delega per preparare il progetto Moldaunia. Il presidente non mi ha neanche risposto». Stesso discorso, più o meno, al Comune con Orazio Ciliberti, poi eletto sindaco. Amodeo ha fatto una lista di appoggio e ha preso una ventina di preferenze. Ovvio il silenzio su Moldaunia. Ma Amodeo rincorre il suo sogno: «Con un colpo solo, i foggiani fanno una regione nuova e diventano leader. Niente discorsi con Bari. Non ho nulla contro Bari, ho lavorato un anno alla Sita, ma i politici di oggi non sanno trattare. Nel mio manifesto è scritto: è un progetto dirompente che cambia politica ed economia. Così la finiamo con la perdita di potere di Foggia».


Ma finiamola con questa pantomima della politica. Appena un comune, una provincia, non ottiene i vantaggi richiesti presso l’istituzione di cui è parte attiva, i suoi politicanti gridano al danno irreparabile, poi proclamano di sentirsi esclusi dal governo del bene comune. Da qui la minaccia, veramente un tantino vile, d’uscire da quell’amministrazione, per entrare a far parte di un’altra più consenziente. Un comportamento che la dice tanto sull’incapacità e sull’improvvisazione con cui molti si buttano in politica. La vis politica richiede robusta formazione, esperienza in diplomazia e negoziazione, giusto ardire e altrettanta pazienza. Soprattutto essa richiede il puntuale rispetto delle regole di statuto, costituenti l’organo amministrativo pubblico presso il quale si esercita la funzione di rappresentante del popolo. Statuto sul quale ci fu un giuramento formale: fedeltà, compartecipazione, rispetto.

E’ ovvio che i politici istituzionali inetti, realizzino scarsi risultati in favore della comunità rappresentata e che essi, per nascondere le loro incapacità, poi istighino il popolo. gma



sabato 10 ottobre 2009

POLITICA BOIA

POLITICA BOIA

Potentati economici, intellettuali, magistrati… Stessa roba
Faccendieri, fabulatori e toghe insieme. Sono i sovversori più pericolosi

A Foggia, negli ultimi tempi, i cittadini si rammaricano. La Città ha i primati negativi del vivere urbano. Il Comune è sull’orlo del dissesto finanziario. I politici locali sono mezze figure, anche quando fanno gli avventurieri, i lestofanti, i mercenari. I funzionari pubblici, magistrati compresi, lavorano poco e male, almeno considerando i favolosi stipendi più le diarie che percepiscono e l’eccessiva autorità che, per scarso cervello, ostentano al cittadino.
Ma nel Paese Italia, in questi giorni, c’è ragione d’irritarci ancora di più.
Non a causa di quella crisi economico-finanziaria, di cui ancora non conosciamo istituti finanziari e banche responsabili, mentre ne subiamo appieno le conseguenze dannose: aziende stremate dalle banche, i fallimenti, i licenziamenti, la disoccupazione, famiglie impoverite.
Siamo fortemente irritati dal continuo litigio politico che è in atto nel Paese, tra le forze della Sinistra all’opposizione e quelle della Destra al governo.

La violenza del contrasto, il fatto che esso avvenga non nelle sedi parlamentari, bensì in televisione e sui giornali, dove s’affrontano opinionisti mercenari, intellettuali dalle idee scadute e




politici scadenti, ci fa sentire estranei al diverbio e c’irrita. Perché avvertiamo che quelle litigate non appartengono alla Democrazia del nostro Paese, cioè non sono dispute normali, né servono a migliorare la situazione dei cittadini. In verità non interessano minimamente i problemi economici, del lavoro e della disoccupazione, che preoccupano la popolazione.
Accuse così gravi da interessare la Giustizia; diffamazioni, insulti personali, provocazioni al limite della minaccia, sono ormai i fatti del giorno. Al punto che essi rischiano di diventare per il popolo fatti ordinari di una politica ordinaria. E non è così. Anzi questo bailamme è il contrario della concezione di valore che definisce la Politica: quella ragione dello Stato che accomuna la vita delle genti, garantendola al centro di principi costituzionali quali la democrazia, la libertà.
La politica è intreccio di tre aspetti: -1) le leggi o altri atti giuridici attuati dal potere politico per gestire la cosa pubblica -2) il consenso del popolo al potere politico -3) le dinamiche attuate dai vari partiti o gruppi di pressione per riuscire a conquistare il potere politico.
Oggi possiamo affermare, senza polemizzare, che la Politica è stata ridotta alla conquista del potere politico. Senza badare alla possibilità che tale svolgimento, non più bilanciato dagli altri due aspetti, è diventata aggressione contro quei cittadini che pensano e dicono differentemente. Se così è, siamo alla mezza democrazia, alla mezza libertà: un poco, per ogni metà del popolo italiano.
Ma questo delirio che ha preso la Politica attuale, quale disegno mira, chi ne è lo stratega, quando inizia?
Se si nega l’esistenza di un piano strategico, c’è da concludere che lo scontro politico divenne cruento con la seconda Repubblica.
Quando la politica del nostro Paes
e fu conglobata in due ideologie: quella risultante dall’intramontabile comunismo, l’altra anticomunista. Insomma due partiti: il Centro-Sinistra ed il Centro-Destra. In una Repubblica seconda. Tutti noi pensavamo che poco sarebbe cambiato, neanche la solita politica all’italiana, quella del “Vota Antonio…” megafonata da Totò. Non potevamo presagire l’avvio del dissesto della politica nazionale.
Nessuno si rese conto che s’era materializzato un elemento politico nuovo col Centro-destra. Dopo che la Democrazia Cristiana s’era dissolta sotto le picconate di quella Magistratura Italiana, di Milano, assolutista e giustizialista. Dopo Mani pulite, rimaneva una sola classe politica nel Paese Italia: il Comunismo. Una situazione della politica e del governo che potè sembrare sostenibile soltanto alle menti monocorde di quei giudici.
La Democrazia, il popolo italiano democratico, reclamavano un nuovo partito da opporre al Comunismo.









Un anticomunista per eccellenza, imprenditore di successo, Silvio Berlusconi, mette in campo, da un giorno all’altro, ‘Forza Italia’.

E’ un’operazione facile, più facile di quelle da ingegneria commerciale alle quali egli è abituato. E gabba la greppia dei giudici di sinistra. Proprio mentre stanno esaltandosi, a causa del singolare potere che la Magistratura gli conferisce, Silvio Berlusconi e Forza Italia, il mondo dei liberi imprenditori e degli affari, prendono possesso della Politica italiana. Altro che la corruzione della politica, altro che la Democrazia Cristiana. Questi hanno nel loro Dna l’anticomunismo. Oltre al potere del denaro, oltre al loro pragmatismo, essi sanno essere arroganti e convincenti, non sono comprabili con quattro denari e sanno concretamente come accontentare il popolo. Inizia qui il declino del Comunismo in Italia. Esso continua inesorabilmente nonostante quell’Idea prenda nomi diversi, in pochi anni. Però le sue sconfitte elettorali sono a carico della solita nomenclatura di dirigenti. Alla politica di destra, non bastano i diversi conti che il Centro Sinistra paga, sul consenso degli italiani. Berlusconi ed il suo stretto alleato, il leghista Bossi, sanno quant’è il minimo al quale dovrà scendere il Partito Democratico. Prima non si fermeranno.

Ed ecco che la contesa politica non rimane più tale. Si
trasforma in conquista del potere politico. Oggi è aggressione dell’avversario. Tutti i mezzi sono consentiti, perché l’esito finale è la sopravvivenza di un partito, la morte senza sepoltura del partito avversario. Soccorre la figura del boia, a rendere più comprensibile la drammaticità della scena. E boia tornano ad essere quei giudici di Mani pulite, anche se sono diventati politici attivi della sinistra. Sostituiti nel ruolo di carnefice da altri giudici, pure loro di sinistra. Aguzzini sono le lobby di potere legate alla sinistra. Giustizieri sono i mezzi d’informazione di fede ‘sinistra’. Feroci come mai, schierati in difesa delle idee ‘compagne’, si ritrovano a combattere la guerra matriosca, intellettuali d’ogni derivazione ed età. Ci sono persino gli ottantenni marxisti anticapitalisti, che, attivi come mai, dimentichi d’essere stati allontanati dal Partito Democratico in quanto scomodi politicamente, tirano di tutto contro Berlusconi ed i partiti della destra: dall’idea demenziale ed anacronistica a quella diffamatoria ed assassina. Intorno al Re morente saltella il solito giullare, credulo che è momento d’azzardare il tutto senza prendersi pesanti ed offensivi sberleffi.
E noi cittadini? Dobbiamo assolutamente sopportare questa politica violenta ed estranea al consenso del popolo? E noi cittadini, che non ci sentiamo destinati da una politica esclusiva o selettiva, di sinistra o di destra? Siamo incazzati, sì, nell’attesa che passi la nottata. Che s’apra un’alba di serena ragione sull’Italia. Dell’Italia futura parleremo in futuro. gma