lunedì 27 settembre 2010

BOCCA CHIUSA. FRENIAMO LA PAROLA. E’ TEMPO DI FATTI.


Noi foggiani: tutti romantici, parolai e amanti del non fare?

Il carattere parolaio e fanfarone del popolo italiano sarebbe frutto del romanticismo, che avrebbe ispirato l’unità del nostro Paese. Un atteggiamento, questo, che il tempo non avrebbe moderato, visto che a distanza di un secolo e mezzo il vizio perdura, nelle troppe parole della politica italiana, nella sua autoreferenzialità, nella sua troppa apparenza. Questa è l’analisi di uno studioso, il quale asserisce che l’Italia non è tra le nazioni il cui impianto unitario ebbe come premessa una storia reale ed esigenze pratiche presentite come comuni. Il nostro Paese sarebbe catalogabile tra quelli che si diedero un assetto statale a causa della cultura alquanto romantica che a quei tempi idealizzava il nazionalismo. L’Italia, insomma, sarebbe nata dalle parole poetiche di una somma d’intellettuali che s’ispiravano ancora a Dante. In verità ci sembra avventato pensare a un Cavour che s’ispirava solitario al sommo poeta italiano. Ci sembra più azzardato ridurre la nascita dell’Italia al solo moto di un nazionalismo che riteniamo velleitario, specie in punto di romanticismo. Forse bisognerebbe spostare il tiro sull’individualismo che da sempre anima l’italiano e preme sul suo lato critico, e alimenta la figura di un popolo di santi, poeti, naviganti, quando invece la nostra Italia comprende concreti inventori, fabbricanti e venditori.

Neppure ci sembra vero che nella società moderna, anche in quella italiana, sia lo straripare della comunicazione ad aumentare il distacco dei cittadini dalla realtà dei fatti quotidiani, dalle questioni nazionali. C’è invece un moderato rifiuto della società a rimanere staticamente soggetta a leggi dello stato che non sempre nascono da un moto di democrazia, oppure, che intervengono per tutelare i forti interessi dei forti gruppi di potere.

Nemmeno è per quel romanticismo che, nell’Italia, oggi, la Politica si allontana dal suo concetto e dovere istituzionale: quel fare in positivo le aspirazioni di sviluppo attese dal popolo. Essa è ridotta a vani proclami, a parole vuote, per parte d’individui che sembrano abili ad attirarsi il consenso elettorale del popolo; che in verità sono del tutto incapaci. Di fatto il popolo italiano, in punto d’elezioni, sia nazionali, sia regionali, sia comunali, deve votare, per scegliersi il suo bravo politico; ma non ha poi tanto da scegliere, tra ‘quegli’ individui privi di arte ed anche di parte, buoni soltanto a fare i parolai. Una volta che il teatrino della politica ha avuto i suoi pupi, figurarsi se essi sapranno mai realizzare i contenuti delle loro parole, ovverosia dei programmi(?), eh sì ‘da favola’, per essi apparecchiati dal comunicatore di turno.

Ma torniamo alle parole vuote che tanti soggetti preferiscono dire, a causa di una realtà sociale che, per essere realizzata, richiede voglia di farsi, di fare, attraversando per diversi tratti della vita personale, momenti di sacrificio e di fatica.

Qui da noi, nella nostra Foggia, è vero che i cittadini parlano troppo e fanno poco?

A parte la Politica e i politicanti locali, su cui zittiamo, non perché ci rimanga poco da dire, bensì per la sconvolgente idea che non è momento di parlarne, siamo del parere che noi foggiani abbiamo anche il parlare eccessivo dentro l’apatia che ci caratterizza. Perché il parlare, anche a tema libero o per fantasia, richiede coinvolgimento personale, confronto interpersonale, fa-ti-ca. I foggiani, della politica dicono: “ sti mariull’ “; tradotto: “ questi ladri “. Siamo parchi di parole, andiamo diritto alla sintesi. Non per questo ci difettano gli sproloqui. Ai foggiani piace il commento dei fatti, più che il parlare a vuoto, per romanticismo o difetto visuale della realtà. Il commentare, anzi, proprio escluderebbe quel distacco dalla realtà che invece affliggerebbe i parolai. Al foggiano piace tanto commentare i fatti. A Foggia, subito dopo l’ultima guerra, c’erano luoghi deputati al commento pettegolo: nei circoli cittadini e nello spazio antistante al Bar Cavour, il noto bar del centro cittadino, aveva luogo un gossip più raffinato. Là si riassumevano le notizie del giorno. Sembra che esse non risparmiassero nessuno. Tantomeno le donne belle e socialmente ‘in vista’. E là si confezionavano con cruda ironia le storie piccanti di tradimenti, di ‘corna’. Subito dopo, nella lista delle notizie, seguivano gli annunci di perdite notevoli al tavolo di poker, quelle dei commercianti e degli imprenditori più inguaiati dai debiti. Insomma c’era un festival giornaliero della parola in quel di Foggia. Ovviamente ci furono concittadini che diventarono famosi su quel ‘ring’ del pettegolezzo, dove la competizione al migliore scoop era quasi giornaliera. Nei bar dello sport cittadini e nei cosiddetti saloni da barba, si tenevano i commenti più popolari, molto più animosi di quelli del ceto sopraffino, sul ‘calcio’ nazionale e locale. Le più aspre erano le contese verbali tra tifosi milanisti e juventini, che ogni tanto diventavano manifesti a lutto affissi nei punti strategici della città, per malignare sull’ultima sconfitta della squadra di calcio avversaria. Il tema più diffuso del calcio parlato, ovviamente, era quello del club calcistico cittadino. Le ‘partite’ del Foggia Calcio tenevano banco per tutta la settimana. Erano parole su un tema forse frivolo, poi praticato quasi esclusivamente dai maschi, ma esse, già allora, per essere trattate, richiedevano approfondimento sui giornali dello sport: circa il ruolo tecnico del calciatore, lo schema di gioco applicato dall’allenatore, ecc.. Quanto alla politica e ai politici d’allora, forse meno corrotti e un poco più vicini alle richieste dei cittadini, a Foggia si commentava poco. Salvo dirne, comunque, quasi a tenerla lontana dai sentimenti personali: “ sti mariull’ “; tradotto: “ questi ladri “.

Insomma, anche in questa diffusione del gossip parolaio fine, del calcio parolaio populistico, non pensiamo ci azzeccasse il romanticismo, l’idealità astratta, il distacco della gente dalla realtà dei problemi nazionali e cittadini.

Oggi, a distanza di un cinquantennio, con l’evoluzione della società foggiana, la pratica del parlare è cambiata strutturalmente, s’è raffinata. Le abitudini nuove hanno cancellato nella città quei luoghi pubblici dell’incontro. L’intrattenimento all’aperto, nelle piazze, nei bar, nei saloni dei barbieri, è quasi scomparso. Vi si sta giusto il tempo del caffè, dell’aperitivo, di un veloce taglio dei capelli, poi si va via, essendo da tutti risaputo che il tempo a disposizione è ‘tiranno’. Il gossip è sui giornali specializzati, i tradimenti e le corna del conoscente, detti a voce, non appassionano più di tanto. La passione per ogni genere di sport, anche da noi, a Foggia, s’è diffusa, ma non se ne fa più parola nei bar dello sport o nei circoli sportivi. Essa è celebrata dinanzi al proprio televisore e se scappa qualche commento, peccato che esso non animi più la pronta battuta o lo sfottò della gente. Sul corre parola vivono e si diffondono i commerci del ristorante, del pub alla moda, del venditore d’abbigliamento. E della politica, oggi, qui a Foggia, se ne parla di più? Romanticismo a parte, perché la politica non è stata mai romantica col cittadino, se ne parla ancora meno. Circola in misura minore, nell’anonimato, il vecchio detto sti mariull’ “; tradotto: “ questi ladri “. Eppure, i ladri della politica sono aumentati, i fatti scandalosi che la riguardano sono tanti. I giornali locali sono referenti e deferenti della politica. I cittadini foggiani evitano di parlarne male, perché temono di dover bussare a quella porta per raccomandarsi, per supplicare il posto di lavoro per un familiare. Queste sì, sono una parte che oggi ancora abbonda, delle cosiddette ‘parole vuote’.

Per concludere, sentiamo di dire che i foggiani, i cittadini foggiani, non sono tutti romantici, parolai e amanti del non fare. gma

lunedì 20 settembre 2010

IL COMITATO CITTADINO DEI FOGGIANI PER IL CONTROLLO DELLA POLITICA LOCALE.

E' diritto-dovere di noi cittadini foggiani esercitare in maniera continua il controllo democratico sulla politica.

Noi di “Foggia Buongiorno” siamo convinti che nella nostra Città sia ora di costituire dei comitati cittadini per il controllo dell’attività politica locale, per verificare il fare dei politici da noi eletti, dai quali dipendono la qualità della vita urbana e lo sviluppo della comunità foggiana. Cominciamo con l’approfondimento del tema. Tuttavia, per non incorrere in un difetto caratteriale della nostra comunità, quello di fare troppe parole ‘vuote’, insieme all’indagine circa la condivisione dell’iniziativa ‘Comitato’, noi avviamo già una sua base costitutiva, ovviamente perfezionabile nel rispetto dello spirito democratico sul quale il comitato si fonda. Assegniamo subito il nome al costituendo Comitato, ne abbozziamo lo statuto e l’atto costitutivo, nei quali elenchiamo gli scopi da perseguire.

Il nome che intendiamo dare al costituendo Comitato è “FARSI CITTADINI”, dove il verbo sottende quello di “Formarsi”: il formarsi come cittadini. Il nome si estende in un sottotitolo esplicativo dell’attività che il Comitato vuole svolgere, perché propria dell’obiettivo statutario: “Comitato Cittadino per il Controllo della Politica Locale”.

Due le ragioni che spingono alla costituzione del Comitato: - la pericolosa, fallimentare, debitoria di cassa del Comune di Foggia; - la pericolosa responsabilità della politica amministrativa comunale che, nel corso dell’ultimo decennio, con fare inaccessibile e spadroneggiante sul mandato ricevuto dalla cittadinanza foggiana, ha provocato la situazione di dissesto finanziario (di fatto esistente anche se non formalizzata), che causerà grandi rinunce ai foggiani, non solo economiche ma, anche, di crescita civile.

Tali ragioni, stanno causando una situazione di conflitto nella società di Foggia, giacché la Politica locale continua a farla da padrone con i cittadini, di fatto assoggettati a un’idea deformata e abusata della democrazia. Il Comitato sorge in seguito alla considerazione che esiste una preoccupante tendenza a considerare il voto, richiesto ai cittadini in tempo d’elezioni, una delega in bianco alla classe politica, con ciò riducendo l’esercizio della democrazia alla sola espressione del voto.

E’ quindi preciso diritto-dovere dei cittadini foggiani costituirsi in comitato per pretendere d’esercitare il controllo democratico sulla politica territoriale, in maniera continua. Il comitato si propone d’aumentare il numero di cittadini consapevoli e informati. Favorirà la loro partecipazione attiva alla vita pubblica; la consapevolezza che essere cittadini comporta formarsi e informarsi, sulla realizzazione dello sviluppo individuale e sociale, su che sia la cittadinanza attiva e la coesione sociale, i cui spazi d’azione sono dettati proprio dalle aspirazioni sociali e civiche che animano la nostra cittadinanza.

Ecco la bozza dello Statuto del Comitato cittadino. Essa e l’Atto Costitutivo, formalizzati come d’uso, verranno dati a tutti i cittadini che vogliono iscriversi.

Statuto del Comitato ”FARSI CITTADINI” - Comitato Cittadino di Foggia per il Controllo della Politica Locale :

Art. 1 – Costituzione

E’ costituito dal 2010 in Foggia il Comitato “FARSI CITTADINI” – Comitato Cittadino di Foggia per il Controllo della Politica Locale.

Il Comitato, costituito in base al diritto alla libera associazione dei cittadini garantito dalla Costituzione *, è un gruppo civico indipendente, su base volontaria e senza scopo di lucro.

La sede è fissata in …….

Art. 2 – Origini

Il Comitato è sorto in seguito all’osservazione che qui a Foggia, esiste una preoccupante tendenza a considerare il voto, richiesto ai cittadini in tempo d’elezioni, una delega in bianco alla classe politica, con ciò riducendo l’esercizio della democrazia alla sola espressione del voto.

E’ comunque preciso diritto-dovere dei cittadini foggiani esercitare il controllo democratico sulla politica territoriale in maniera continua.

Art. 3 – Finalità e obiettivi

Il Comitato intende operare per ampliare l’esercizio della democrazia e della partecipazione.

Ritiene che ogni singolo cittadino va considerato destinatario di tutte le informazioni pubbliche oltre che soggetto attivo del dibattito, capace di incidere nelle scelte più importanti.

Ha, pertanto, tra i principali obiettivi:

a) rivalutare il ruolo dei cittadini foggiani quali protagonisti della politica cittadina; b) promuovere un dibattito il più aperto possibile sulle grandi questioni che interessano il territorio di Foggia; c) rivalutare il ruolo del Consiglio Comunale quale massima espressione di democrazia, discussione e confronto pubblico.

Art. 4 – Metodi di intervento

Il Comitato agisce attraverso i seguenti strumenti: a) lettere, comunicati, volantini, manifesti, stampati; b) riunioni, manifestazioni, conferenze, dibattiti; c) la raccolta e la diffusione di documenti pubblici, deliberazioni, registrazioni; d) comunicazioni a mezzo Internet, anche a fini di documentazione; e) ogni altro mezzo democratico consentito dalla Costituzione, le leggi, gli Statuti.

Art. 5 – Associati

Possono far parte del Comitato i cittadini, anche non residenti in Foggia, che accettano i principi e il metodo democratico come definiti dalla Costituzione, nonché il presente Statuto.

Art. 6 – Ammissione e decadenza degli associati

L’ammissione a socio è discussa e votata nella prima riunione utile dopo la richiesta del candidato.

L’associato decade per:

a) dimissioni; b) aver compiuto atti contrari ai principi democratici, alla Costituzione o al presente Statuto. E’ esclusa

la decadenza per soli motivi di opinione.

La decadenza di cui al punto b) è pronunciata con voto palese da almeno 4/5 (quattro quinti) degli iscritti.

Art. 7 – Portavoce

Il Comitato è rappresentato all’esterno da un Portavoce, eletto per un triennio. L’incarico è rinnovabile una sola volta ed è incompatibile con qualsiasi carica in amministrazioni pubbliche o in partiti.

Il Portavoce deve godere della fiducia del Comitato. Ogni associato può, in qualsiasi momento, ottenere che la fiducia al Portavoce sia verificata mediante votazione.

Art. 8 – Riunioni

La vita associativa si attua esclusivamente nelle riunioni. Le riunioni sono valide con la presenza di almeno 4/5 (quattro quinti) degli iscritti.

Le riunioni sono convocate dal Portavoce anche per vie brevi, secondo un ordine del giorno dallo stesso fissato anche su impulso di ciascun associato.

Della discussione e delle decisioni viene tenuta nota sul registro dei verbali.

Art. 9 – Procedimento decisionale basato sul consenso

Se non altrimenti specificato, tutte le decisioni sono prese per votazione palese all’unanimità dei presenti e sono immediatamente esecutive.

Art. 10 – Finanziamento

Il Comitato si sostiene con quote mensili versate anticipatamente da ciascun associato, il cui importo è fissato nella prima riunione dell’anno solare.

Il Comitato può accettare contributi esclusivamente da parte di privati, previa approvazione.

Art. 11 – Modifiche dello Statuto

Il presente Statuto può essere modificato secondo la procedura fissata dall’art. 9. Le modifiche divengono esecutive il quindicesimo giorno dopo la votazione se nessun associato ha presentato opposizione.

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Rimandi alla Costituzione della Repubblica

* Art. 18:I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale”

Non rimane che cominciare a lavorare al progetto. Da oggi, tutti i lettori potranno fare richiesta d’iscrizione al Comitato o sollecitare ulteriori informazioni, tramite il link di questo post oppure inviando una e-mail al seguente indirizzo: ildialogo.comitato@tiscali.it

gman


lunedì 13 settembre 2010

VIA AL COMITATO CITTADINO PER IL CONTROLLO DELLA POLITICA

NEI PROSSIMI 10 ANNI I FOGGIANI SALVERANNO FOGGIA DAI DEBITI FATTI DAI POLITICI. INTANTO COME GARANTIRSI DALLA POLITICA?

L'intollerabile situazione finanziaria del Comune causata da una politica locale malsana ed incontrollata. Via al Comitato Cittadino per il Controllo della Politica locale.


C’è il concetto che la politica in genere sia il sistema d’un potere folle. Essa pretende costituzionalità dal consenso libero di cittadini che, in quanto tali, non sono più soggetti liberi, in quanto assoggettati al potere dello Stato. E’ questa condizione di base a far sì che gli uomini della politica non attuino le esigenze dei cittadini, recitando essi solo le pretese del proprio potere. Invece di soffermarci su un barlume concettuale circa la politica, analizziamo i comportamenti dei ‘comunque’ detti politici. Essi sono tutti uomini del potere: hanno autorità, facoltà, padronanza, alle quali i cittadini devono assoggettarsi da quando non sono più elettori, vale a dire ad elezioni chiuse. E’ da sempre così. I comportamenti di tale potere, in passato sono stati forse più soft, poi si son fatti sempre più spudorati, arroganti, indecenti. Insomma, il quadro risultante, nello spazio fra un concetto e un fatto, resta lo stesso, quello di una politica i cui uomini ‘eletti’ (ci riferiamo al voto, non al genere umano), non sono rappresentanti, inviati, portavoce della comunità, ma governanti plenipotenziari.

In che modo e misura essi rispondono del loro operato? A chi ne rispondono? Quando?

Dei malfatti –dicono i politici- siamo responsabili verso il popolo degli elettori (come mai non a tutto il popolo?). Come ne rispondiamo? Gli elettori non ci votano più.

Ma questa non è responsabilità. I cittadini, i soggetti assoggettati alle leggi statali, quando sbagliano, pagano in danaro +multe +interessi, con i beni propri e familiari.

Detto questo del sistema della politica, giusto per darci il cipiglio necessario, passiamo alla grave situazione debitoria del Comune di Foggia, causata dai politici che l’amministrarono. Alcune (due, tre, …) centinaia di milioni di euro che i cittadini foggiani dovranno pagare nel corso dei dieci anni futuri, attraverso i balzelli, le imposte di servizi pubblici ridotti al minimo.

Mettiamo da parte il discorso delle responsabilità, del nome e cognome, dell’appartenenza di partito, di questi politici amministratori del Comune di Foggia; tanto i soldoni della loro incapacità e del loro mal governare li pagherà la cittadinanza. Risulta comunque un punto da precisare. Come si fa a garantire i cittadini foggiani che gli amministratori comunali in carica non manderanno all’aria i loro sacrifici? Disattendendo il risanamento dei debiti pregressi del Comune? Sommandovi nuovi debiti, senza avere le risorse occorrenti per pagarli? Dovremo consentirgli di continuare ad operare la politica dell’anonimato e dell’onnipotenza? Questi plenipotenziari della politica locale, hanno ridotto la sovranità del popolo allo stato di soggetti assoggettati, all’oscuro dei loro atti pubblici. Essi hanno reso la democrazia dicotica o dicroica, che mentre si propone di ordinare il governo della cosa pubblica affidandolo a soggetti eletti dal popolo, per un altro verso consente a costoro di tenere una rappresentanza irresponsabile, noncurante del mandato-ordine ricevuto dai cittadini. Una politica così degenerata, trattata da individui senza “arte né parte”, divenuta luogo dell’approdo e del parcheggio per chiunque non abbia una professione o ne abbia una impraticata o impraticabile, non è curabile, non è salvabile, e memmeno da surrogare. Intanto, per ‘amor’ di Stato, va così.

Perciò i cittadini foggiani devono garantire e garantirsi una Democrazia che si fonda sul valore straordinario della partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica.

Noi cittadini foggiani raramente avvertiamo un’attenzione diffusa sulle questioni della Città. E’ ancor più raro tra noi l’aggregarsi spontaneo di cittadini per partecipare in modo attivo e consapevole alla vita politica della nostra Città. Serve ormai che s’imposti e s’attivi un sistema di informazione-formazione circa la politica locale, che sviluppi l’attenzione, il coinvolgimento, la mobilitazione della gente d’ogni età, condizione, pensiero politico e culturale. La “mission” dell’impianto deve essere quella di far uscire dall’anonimato la politica, per chiarirne i contenuti a quanti più cittadini possibile: la vocazione è quella che essa diventi nota a tutti, che al suo fare in nome del miglioramento della cittadinanza, s’interessino donne e uomini e i giovani, come protagonisti della loro Città.

Pensiamo ad un sistema nuovo e libero, dove i cittadini debbano confrontarsi democraticamente fra loro, dove, soprattutto i più giovani, comincino a ragionare e a disegnare un futuro che in definitiva gli appartiene. Pensiamo ad una cittadinanza cosciente, circa gli elementi essenziali della democrazia, quindi ad una società libera ed organizzata sulla base dei diritti e dei doveri da essa stessa infusi nel complesso dell’ordinamento statale. Pensiamo a cittadini liberi da ogni complesso d’inferiorità, nei confronti del sistema di potere e di soggetti politici che hanno il dovere di realizzare le aspirazioni del popolo, riguardanti lo sviluppo sociale, il benessere urbano.

E’ palese che a Foggia s’è creata una situazione intollerabile, di contrasto, fra la cittadinanza e la politica amministrativa locale. A causa degli altissimi ed ingiustificati costi che i Sindaci e le giunte comunali hanno sommato, nonostante i chiari criteri esistenti circa la materia dell’amministrare pubblico; per non parlare dell’inadempienza al criterio del buon padre di famiglia, negato da politici che, appunto, si sono fatti, da sé, plenipotenziari onnipotenti.

In situazioni di conflitto, il popolo ha la possibilità di ricorrere alla creazione di Comitati cittadini, come prevede la Costituzione italiana.

Nel caso di Foggia, come avviene in altre città italiane, è sollecitabile la formazione di un ‘Comitato Cittadino per il Controllo della Politica Locale’, secondo le forme previste dalla legge. L’attività di questi comitati cittadini, secondo noi, come sopra accennammo, non deve proporsi di sostituirsi alla politica ufficiale, supplirla o parteciparla. Essa deve essere co-progettazione dello sviluppo della comunità di Foggia, cioè conoscenza di ogni atto pubblico che la riguardi; condivisione di ogni momento della loro attuazione; verifica della loro attuabilità, a cominciare dalla sostenibilità dei costi.

Vogliamo citare alcuni punti importanti dell’azione di siffatti comitati, riportando alcuni punti delle formule statutarie adottate da comitati cittadini similari.

Il Comitato, costituito in base al diritto alla libera associazione dei cittadini garantito dalla Costituzione, è un gruppo civico indipendente, su base volontaria e senza scopo di lucro.

Il Comitato è sorto in seguito all’osservazione che esiste una preoccupante tendenza a considerare il voto, richiesto ai cittadini in tempo d’elezioni, una delega in bianco alla classe politica, con ciò riducendo l’esercizio della democrazia alla sola espressione del voto.

E’ comunque preciso diritto-dovere dei cittadini esercitare il controllo democratico sulla politica in maniera continua.

Il Comitato intende operare per ampliare l’esercizio della democrazia e della partecipazione. Ritiene che ogni singolo cittadino va considerato destinatario di tutte le informazioni pubbliche oltre che soggetto attivo del dibattito, capace di incidere nelle scelte più importanti.

Ha, pertanto, tra i principali obiettivi:

a) rivalutare il ruolo dei cittadini quali protagonisti della politica;

b) promuovere un dibattito il più aperto possibile sulle grandi questioni che interessano la cittadinanza;

c) rivalutare il ruolo del Consiglio Comunale quale massima espressione di democrazia, discussione e confronto pubblico.

E’ su queste basi che intendiamo adoperarci subito, per costituire anche a Foggia un Comitato. E proponiamo subito un probabile nome: F(ORM)ARSI CITTADINIComitato Cittadino per il Controllo della Politica nella Città di Foggia”, affinché ogni cittadino abbia chiaro che per essere tale, occorre metterci scienza e coscienza. gma


venerdì 10 settembre 2010

IL DISSESTO DEI CONTI DEL COMUNE C’E’ O NON C’E’? C’E’.

La riunione del Consiglio Comunale del 9 settembre scorso doveva dare una risposta ai rilievi della Corte dei Conti.
Il Sindaco Mongelli e la maggioranza: Siamo responsabili delle scelte che influenzeranno il futuro dei foggiani nei prossimi dieci anni. Sono 50 i milioni di euro da recuperare nei prossimi tre mesi. Nessuno vuole tirare a campare.
Comincia la vendita dei beni immobiliari del Comune per ripianare i debiti.
L’Opposizione: Non ci sono risposte ai rilievi della Corte dei Conti. Il Sindaco si dimetta.

La cittadinanza ha voce soltanto attraverso i consiglieri.



Il Sindaco può raccontare la favola che vuole a proposito del dissesto in cui versano i conti del nostro Comune. Ma non cerchi di fare il furbo e, soprattutto, non creda di convincere i suoi concittadini che il dissesto non c'è. Il dissesto c’è. Anzi, il monte della debitoria è superiore alle cifre che da tempo vanno e vengono da palazzo città. Tanto è che esse non sono mai diminuite, anzi, aumentano ogni volta che i revisori comunali chiudono un capitolo delle verifiche che hanno in corso e che sembrano interminabili.

Mongelli vuole tirare a campare. Egli nega anche questo fatto. Fa parte del suo delirare, scientemente, perché vuole tirare a campare con la sua giunta, nella quale ci sono politici delle precedenti amministrazioni comunali. Quelle durante il cui governo avvennero gli sprechi insani che indebitarono oltre l’amministrativamente consentito, oltre ogni immaginabile, tutti i cittadini foggiani.

Ricordiamo che i rilievi mossi dalla Corte dei Conti regionale sono scaturiti dalla verifica dei conti consuntivi 2007 e 2008, della precedente amministrazione comunale, quella dell’ex sindaco Ciliberti, di centrosinistra; che l’attuale sindaco, Mongelli, è espressione di quella stessa sinistra.

Se analizziamo i suoi continui richiami alla propria responsabilità attuale, intrinseca nella carica di sindaco, ci viene da considerare che oggigiorno egli può scegliere tra due ‘strade’, entrambe disastrose per la popolazione di Foggia. Qualsiasi sua decisione provocherebbe le stesse angosce ai foggiani.

Dichiarerà formalmente il dissesto e consegnerà la città di Foggia nelle mani di un commissario? Oppure sceglierà di gestire con la sua amministrazione il risanamento dei conti comunali?

Che cambierebbe? Le conseguenze economiche per i foggiani sarebbero le stesse: aumento delle imposte comunali e delle tariffe dei servizi pubblici e sociali, i relativi servizi ridotti in qualità ed erogazione.

La scelta, la responsabilità della scelta, questa volta dovrebbe essere lasciata direttamente ai cittadini foggiani, altro che ad una inesistente responsabilità del Sindaco e dei suoi consiglieri.

La debitoria del Comune, qualunque sia, realmente ed esattamente, dovranno pagarla i foggiani.

Che siano essi a decidere, direttamente.

Essi dovrebbero pronunciarsi anche su un particolare importantissimo: Dire se si sentono più garantiti se la gestione del risanamento economico va nelle mani di un commissario governativo o in quelle dell’attuale amministrazione. Si sa invece cosa ne pensa il Sindaco: Il dissesto è una iattura, un peso insopportabile per la città”. Perché poi? se egli subito dice : “Per il risanamento, nei prossimi dieci anni, adotteremo misure molto prossime a quelle previste dalle norme sul dissesto: misure forti e impopolari.” Allora è la figura del commissario governativo a non piacere al Sindaco, alla politica locale che lo sostiene e dal quale a sua volta è assecondata. Ma la dichiarazione di dissesto finanziario è poi di tanta iattura? Sembra di no, a scorrere uno studio recente in materia - aprile 2010 -, elaborato dal Ministero degli Interni:

Sicuramente la normativa del dissesto finanziario ha consentito, nei comuni dove è stata applicata, una sorta di rivoluzione culturale ed un ammodernamento delle strutture burocratiche ed ha favorito l’instaurazione di rapporti fiduciari e collaborativi fra Amministrazione centrale ed enti locali. Nella maggioranza degli enti dissestati il risanamento ha funzionato, soprattutto nei piccoli comuni che, dopo gli anni del dissesto, sono fioriti in modo sostanziale ed evidente anche per la cittadinanza. Nelle Regioni con difficoltà socio-economiche più rilevanti rispetto ad altre (Campania, Calabria, Puglia) gli enti che hanno dichiarato il dissesto già esteriormente mostrano una diversità rispetto a quelli limitrofi, con piazze ristrutturate, impianti sportivi funzionanti, servizi pubblici adeguati, ecc. Ciò è facilmente spiegabile, con quanto il dissesto ha trasfuso nella struttura burocratica, politica ed ai cittadini stessi, che può essere riassunto nei seguenti punti:

a) rimozione delle cause che negli anni hanno portato al collasso finanziario ed alla conseguente perdita di credibilità da parte del cittadino nei confronti della politica locale in particolare e di quella statale in generale,

b) nuova cultura del fare come concezione dell’Ente al servizio della cittadinanza con regole chiare all’insegna dell’efficienza, efficacia e funzionalità. L’Ente locale risanato si trova a gestire un bilancio più sano. Esso presenta in genere avanzi di amministrazione, il contenimento delle spese diviene abitudine di sana gestione della “cosa pubblica”, l’elevazione al massimo delle tariffe e la lotta all’elusione ed all’evasione non sono più un provvedimento straordinario ma diventano gestione ordinaria.

Il dissesto ha portato allo scoperto la vera realtà locale sulla quale si deve lavorare per arrivare ad un giusto decentramento e per garantire a tutti i cittadini l’effettivo esercizio dei diritti della persona, perché ognuno deve poter godere dei livelli ottimali dei servizi pubblici. L’analisi dell’Ente dissestato, da quello più piccolo a quello capoluogo, ha portato a galla tutti i problemi che in modo meno accentuato ancora persistono anche nei cosiddetti enti “sani”. La cattiva gestione della pubblica Amministrazione deriva dal disinteresse per ciò che è il bene collettivo, da una dotazione organica spesso demotivata e non preparata, da una generalizzata cattiva informazione su tutte le possibilità di crescita a qualsiasi livello, sociale, tecnico, finanziario, da un inadeguato sviluppo dellerisorse proprie e da una carente fruizione di quelle derivate. Il risanamento finanziario ha invece insegnato agli enti a trarre il massimo beneficio con il minimo dispendio e, soprattutto, a concepire la gestione comunale come servizio della cittadinanza. Per fare questo ci sono voluti anni, sia per addivenire ad un radicale cambio della struttura locale che per cambiare le abitudini dei cittadini.”

Quanto trascritto non è lo spot pubblicitario pro dissesto finanziario dei comuni. Né con esso vogliamo dire che il dissesto finanziario del nostro Comune sia la soluzione migliore per i cittadini. Siamo sempre al ‘peggio’. Condividiamo però l’asserzione che la cattiva gestione della pubblica Amministrazione, il suo disinteresse per ciò che è il bene collettivo, il non concepire la gestione comunale come servizio della cittadinanza, un organico amministrativo spesso demotivato e non preparato, una generalizzata cattiva informazione su tutte le possibilità di crescita a qualsiasi livello, sociale, tecnico, finanziario, sono questi i fattori che portano i comuni al dissesto. Ovviamente se queste ne sono le cause oggettive, i soggetti responsabili sono gli amministratori, le amministrazioni, che tennero questi comportamenti, perfino i partiti della politica al governo comunale.

Coloro che tentano di annacquare queste responsabilità, tirando in ballo il disinteresse generalizzato dei cittadini verso la città, verso (contro) la politica locale, se non sono in mala fede sbagliano. Nel consiglio comunale tenutosi oggi, a decidere per noi foggiani è stata comunque la stessa politica ‘malata’ che ha male amministrato il Comune di Foggia e che oggi ha ritenuto di ‘doversi’ assumere la continuazione di quella responsabilità, scegliendo per i foggiani 10 anni di durissime privazioni.

In capo a questa massiccia responsabilità s’è (im)posto l’attuale Sindaco, per sua ambizione personale, per la presunzione (sono sue parole) “di dare alla sua amministrazione una prospettiva politica per il futuro”.

Mentre tutto ciò accade (ad apparire è sempre il meno), noi continuiamo a pensare sulla necessità di dare ai nostri concittadini un Comitato per il controllo della politica territoriale. gma

mercoledì 8 settembre 2010

I PATTI SOCIALI CHE BLOCCANO LA DEMOCRAZIA E TRUFFANO LA SOCIETA’.

Serve invece il Comitato di Cittadini per il Controllo sulla Politica.

I patti sociali su base territoriale servono a sensibilizzare le parti contraenti sulla realizzazione di reti e progetti che servano a migliorare la qualità della vita locale. Essi, inoltre, favoriscono la realizzazione di programmi di sviluppo economico, urbano e di inclusione sociale. I patti sociali, essendo degli accordi, impegnano soltanto la volontà di coloro i quali vi presero parte ed accettarono il contenuto dell’accordo stipulato.

Nella questione del grave stato debitorio in cui è il Comune di Foggia, coloro che non sono d’accordo sulla pronuncia del ‘dissesto finanziario’, ad opera della stessa amministrazione, hanno tirato fuori il rimedio di un patto di coesione sociale, tra il Comune di Foggia ed i rappresentanti degli interessi e bisogni complessivi del territorio locale e della comunità dei cittadini foggiani. E’ evidente che ad oggetto del patto sociale non può starci la condivisione di negare o approvare il dissesto finanziario del Comune. Perché quell’evento, prima di ogni pronuncia formale, spettante alla locale amministrazione, sostanzialmente o c’è o non c’è. Oggetto del patto di coesione, che attuerebbero comune e cittadini foggiani, può essere soltanto l’intesa complessiva su una soluzione che sia la più efficace per risanare il debito che unisce comune e cittadini di Foggia, che sia anche la meno dannosa per la cittadinanza. Un aspetto è evidente, di questo problema debitorio; è fuori luogo ed è indecente che qualche ‘saggio del momento’, politicante certamente, lo ricordi e lo sottolinei: “Il pagamento di questo debito, più il costo dei danni materiali e morali da esso derivanti, all’immagine della Città di Foggia ed anche al suo sviluppo economico e sociale, è interamente a carico dei cittadini foggiani

L’idea sottostante questo patto sociale è di legittimare con la ‘falsa’ partecipazione della cittadinanza quella politica economica del Comune non più basata sulle regolarità statistiche oppure sulla trasparenza delle progettazioni, bensì su una pratica amministrativa certamente falsificabile e falsificata, che era ormai all’interno di un modello politico-amministrativo corrotto e corruttibile, comunque sostanzialmente dannoso per la cittadinanza amministrata.

I soggetti politici che fanno attualmente parte dell’amministrazione comunale di Foggia, rispettino innanzitutto i patti che assunsero con l’elettorato e che furono base per la loro elezione, oltretutto nei limiti imposti loro dalla Costituzione in tema anche di regolamenti per le istituzioni comunali.

Che essi denuncino pubblicamente, prima di sedersi al tavolo della concertazione sociale con i cittadini foggiani, la situazione debitoria reale del comune e gli atti amministrativi che in passato la determinarono, prima di presentare un piano di rientro serio e preciso. Perché un patto di coesione tra l’attuale amministrazione comunale e la cittadinanza, comporterà grossi sacrifici per i cittadini foggiani, i quali non devono ignorare che molti dei consiglieri comunali oggi in carica, sono gli stessi che già disamministrarono (sia nella maggioranza, sia come membri della minoranza) il Comune di Foggia, sia pure tacendo sull’aggravarsi sistematico della sua situazione debitoria.

Il patto di coesione sociale proposto per evitare il dissesto al Comune, deve avere come suoi contraenti le parti rappresentative sane della nostra collettività. Non può avere come contraenti per la parte Comune di Foggia, gli attori responsabili della politica dei disastri che oggi si tenta di sanare. Le soluzioni a ciò necessarie non dovrebbero nemmeno partire, per quanto riguarda la politica locale, dal vecchio sistema dei partiti, rivelatosi inefficiente, insano, certamente oggi non opportuno per manovrare politicamente le dinamiche che si concordassero come necessarie per sanare le finanze del nostro Comune e per mantenere gli interessi ed i bisogni della cittadinanza. Però, i soggetti politici sono ancora quelli, molti sono ancora presenti ed attivi all’interno dell’amministrazione comunale… E’ opportuno che siano ancora essi a gestire tutte le opportunità di sviluppo che ha Foggia, anche in una situazione di difficoltà? Le questioni della legalità, a partire dagli appalti per i servizi e i lavoro pubblici; la questione delle aree di insediamento produttivo; i grandi investimenti connessi al progetto di Area Vasta; i progetti di bonifica e nuovo investimento della Sfir nell’area dello zuccherificio; i progetti di ampliamento dell’industria AR; gli investimenti sull’energia da fonti rinnovabili. E’ possibile che siano ancora essi a gestire tasse e tributi, certamente maggiorati a causa di questo patto, che i cittadini foggiani verseranno nelle malandate casse comunali? Certo che saranno essi. Legittimamente, perché essi furono eletti, democraticamente, a tali incarichi.

Ed il Sindaco di Foggia, Mongelli, che in tempo di elezioni prometteva Foggia Capitale di tutto? Cosa dice in proposito? I suoi commenti ci sembrano piuttosto coerenti con i deliri della sua campagna elettorale:

«Io non dico che siamo in grado, ma abbiamo l’obbligo di tentare, provare. Non posso lasciare a questa città il marchio dell’ignominia del dissesto». «Io voglio essere chiaro e coerente. Diremo innanzitutto alla città qual’ è il rischio, poi far capire che potremmo essere in grado di evitare il disastro». «La città ha un patrimonio di 270 milioni di euro tra beni di patrimonio disponibile e indispondibile».

«Abbiamo situazioni in piedi che ammontano ad un eventuale ricavo da 40 milioni di euro. Il mercato di piazza Padre Pio, per esempio. La masseria Giardino. Io penso a un utilizzo produttivo anche per le produzioni energetiche. La città ha dentro di se risorse che dovrebbero consentire di by-passare la logica e le procedure del dissesto. Questa è una città che non può permettersi di fermarsi». «Ci sono altri tre asset cui voglio intervenire: energia, zona artigianale e la rifunzionalizzazione della macchina comunale. Stiamo per partire con la struttura organizzativa. Ci stiamo muovendo a tempo di record. Se la prospettiva è il dissesto mi rifiuto: la prospettiva devono essere le nuove strategie».

«La gente o alcuni non hanno capito che un dissesto segnerebbe la città per almeno dieci anni». «Dobbiamo farcela: anche Amica, Ataf e Amgas vanno ricostruite ma risanando». «Non si è percepita appieno la situazione di Foggia. Da sola la città non ce la fa a salvarsi, questo è certo. Il livello delle interlocuzioni è buono. La variabile tempo è una fattore importante. La data limite è il 31 dicembre: se nei prossimi 4 mesi saremo riusciti a incassare altri dieci milioni siamo a cavallo». «Manca fiducia nelle prospettive». «Credere nella città in cui si vive che non è l'ultima». «Un giorno un tizio mi ha detto: Vuoi tirare a campare o stai facendo gli interessi di altri? Volevo prenderlo a schiaffi» «Un bambino in villa mi ha stretto la mano e mi ha dato un bacio per il nuovo parco giochi». «Continuo a passeggiare serenamente per la città, convinto che fare il sindaco è l'esperienza più bella che mi potesse capitare».

E se il sindaco delira, noi riteniamo che questo patto di coesione sociale, per un insieme di motivazioni, legate a quella politica territoriale di cui dicevamo, sia la più recente infame realtà che la politica ha intenzione di perpetrare. Suo scopo è soltanto quello che l’attuale amministrazione comunale legittimi col consenso della popolazione foggiana, estorto dietro la minaccia del dissesto finanziario del comune, il compimento dei suoi prossimi atti amministrativi, a giustificazione dei quali la giunta terrebbe in mano, tramite il patto di coesione, il preventivo consenso del popolo foggiano. Insomma, male che vadano gli interventi che la giunta realizzasse (vendite d’immobili cittadini, concessioni, ecc.) essi furono fatti con la preventiva adesione e col consenso della comunità.

Questo patto di coesione, attuato senza i controlli necessari, è di quelli che offendono la democrazia, essendo perpetrati dalla politica in propria difesa e in danno della società.

Arriviamo per tanto a prospettare l’utilità di costituire a Foggia, un ‘Comitato di Cittadini’ per il controllo sulla Politica.

Ma questo sarà argomento del nostro prossimo post. gma