mercoledì 7 dicembre 2011

STOPPATE QUESTO SINDACO. L’AMMINISTRAZIONE MONGELLI ALL’ULTIMO POSTO DEI COMUNI ITALIANI.

Ma con questo sindaco Foggia andrà più giù.


«Ho appreso che in questi anni la mia città è diventata il peggior posto dove vivere in Italia. Il peggiore in assoluto. Cosa è successo, mi viene da chiedere? Chi ne porta la responsabilità? Chi pagherà per questo e cosa si intende fare per migliorare e migliorare subito

Lo dice Ivan Scalfarotto, vicepresidente nazionale del Partito democratico, nato a Pescara ma cresciuto a Foggia, commentando sul proprio blog la notizia che la provincia di Foggia è all'ultimo posto nell'ultimo Rapporto annuale sulla qualità della vita del Sole 24 Ore. Detto da lui non sarà antipolitica, perché lo dice un pezzo grosso del PD; neppure sarà la solita retorica, quel luogo comune di chi ce l’ha con ‘quelli’ del Municipio di Foggia.

Il peggior posto dove vivere in Italia. Il peggiore in assoluto: Foggia. Della quale è Sindaco il Gianni Mongelli della foto a fianco. Il quale sono due anni che vede la città da lui amministrata relegata sempre più giù nella classifica sulla qualità della vita nelle città italiane. Più giù di così non si va. Ma con questo sindaco Foggia andrà più giù. Ne sono ormai convinti tantissimi cittadini foggiani.

Foggia peggiorerà fino a quando la politica locale rimarrà politic…onza ed i politici locali politicanti.

D’altronde, anche quest’anno, sia il Presidente dell’Ente Provincia di Foggia, sia il Sindaco, come commentano l’esito negativo totalizzato dalla Provincia, dalla Città, da loro amministrate, nel rapporto del Sole 24 Ore? Cercano di minimizzare, se non di confutare in assoluto i dati su cui fu basata l’indagine. Un blaterare il loro, indegno quanto la politica che essi stessi gestiscono. Le tristi condizioni della vita territoriale sono sotto gli occhi dei foggiani. Che i motivi del suo degrado, sono purtroppo divenuti peggiori rispetto a quelli dell’anno passato, è del tutto evidente. Non per i principali responsabili del governo locale.

Ed è indubbio che dopo aver indicato nella politica in genere, nella sua debolezza fatta di corruzione e d’incapacità, le ragioni complessive del degrado funzionale che affligge la vita civile qui a Foggia, poi si debba passare a valutare comportamenti e fatti delle persone alle quali, su elezione, fu affidato l’esercizio della pubblica amministrazione di questo territorio. Qualsiasi condizione di vita della società civile e democratica, discende direttamente dai suoi amministratori pubblici.

Per ciò colui che scomoda la storia dell’ultimo settantennio, relativa all’andamento economico in recessione della nostra Provincia, quand’anche egli conduca questo studio con onestà d’intelletto (che storia sarebbe, altrimenti?), non può limitarsi a citare fatti rilevanti, slegandoli dai soggetti che li posero in essere. Ad esempio, quando egli attribuisce all’instaurazione da parte dello Stato italiano del governo regionale, dall’inizio patrigno verso la nostra Provincia, la decadenza della nostra economia. Chi furono (nome e cognome) coloro eletti dal popolo dauno per gestire la cosa pubblica, per amministrare responsabilmente la crescita civile di noi foggiani?

Una storia senza nomi e priva dell’implicazione dei suoi attori non è storia.

Noi, d’altronde, attendiamo ancora la storia dei politici che hanno sperperato il denaro della società foggiana, spinto il Comune di Foggia al dissesto finanziario: disamministrando, facendo scempio d’ogni criterio amministrativo, assassinando il ‘padre di famiglia’ dei foggiani. Di fatto, ancora oggi, noi cittadini siamo tenuti all’oscuro circa l’esatto ammontare dei debiti del nostro Comune. Né conosciamo, alla faccia della trasparenza che devono ai cittadini le pubbliche amministrazioni, le contropartite relative alle spese con cui fu indebitato il Comune di Foggia.

Ci sarebbe di conforto sapere che nuove strade resero intanto più funzionale la nostra Città. Che nuove opere d’uso pubblico l’abbellirono. Che servizi moderni ed efficienti agevolavano la vita dei residenti. Che qualche buon investimento, ha come contropartita arricchito il patrimonio cittadino. Ieri, una televisione locale ha ripreso il cortile-deposito dell’azienda consociata al Comune, detta “AMICA”, che gestisce la pulizia della Città. Che vista sciagurata e triste. Un deposito di rottami. Macchine e macchinari rotti, privi di pezzi parte. Quei pochi che s’intuiva fossero in servizio, apparivano logori e prossimi a farsi rottami. Quanto sarebbe stato consolante vedere che i debiti contratti per noi da amministratori immorali trovavano documento nell’acquisto sconsiderato di macchine nuove tecnologicamente per la pulizia delle aree cittadine. Invece ai nostri occhi appare una città sporca in ogni luogo, per la mancanza dei mezzi tecnici necessari.

Questo è il corso degli eventi attuali riguardanti la nostra Città. Una storia che non è storia, perché non ha ancora individuato, per nome e per cognome, i responsabili del suo scempio. gma


sabato 3 dicembre 2011

STOP ALLA II REPUBBLICA.


Che la Politica venga riformata e rivoluzionata interamente, secondo il giudizio del popolo sovrano, sotto il controllo di un Presidente della Repubblica che abbia nuovi poteri.

La crisi della quale, in questi giorni, tanto e fin troppo si parla, tanto e troppo c’informiamo, è soltanto economica? Oppure è anche politica, sociale? E poi: essa riguarda solo l’Italia? O anche l’Europa? O l’intero mondo produttivo e industrializzato?

E’ in difficoltà lo sviluppo economico di tutta la società civile. Traballa il mercato globale, tanto invocato negli anni appena scorsi, e che oggi è sotto il controllo del fondo monetario internazionale, giudice predominante e severo d’ogni economia nazionale: con le sue drastiche ed inappellabili regole di valutazione della ricchezza e del rischio di deflazione d’ogni nazione.

Quanti Stati sono messi a margine o fuori stima, sia nel settore del lavoro, sia in quello della produzione di ricchezza, ritenendosi oramai intollerabile il debito pubblico da essi accumulato?

La materia è quella della politica economica d’ogni nazione. Il che richiama anche la responsabilità, l’incapacità ormai manifesta della politica nazionale dei grossi stati, ad amministrare e tenere in bilancio i loro conti.

Ovviamente le ragioni della crisi sono globali. E’ dal fondo monetario internazionale che parte il giudizio circa la solidità finanziaria delle economie dei Paesi industrializzati ed in via di sviluppo, nel mondo produttivo globale. Il tema in particolare è quello del cosiddetto ‘debito sovrano’ d’ogni nazione. Il tema più in generale riguarda la crescita produttiva d’ogni nazione. Quando in un Paese s’azzera la produzione, se i costi di quella società non diminuiscono proporzionalmente, aumenta l’entità passiva del debito nazionale.

Il problema si complica quando sul mercato globale sono presenti ed in concorrenza più monete incostanti, ognuna delle quali accorpa l’economia di un gruppo di nazioni, o quella di una vasta area geo-mondiale. Pensiamo al dollaro degli Stati uniti d’America, all’euro della Comunità Europea, nonché al valore crescente dello yuan, unità monetaria della Cina.

La contesa monetaria oggi in atto è quella tra dollaro ed euro. Una contesa avviata dalla crisi della politica economica statunitense e da quella della comunità europea. Crisi aggravate ed esasperate dalle speculazioni effettuate dai grandi capitali mondiali, dai grandi investitori mondiali, con le contrattazioni monetarie, col cambio di valuta: cioè la negoziazione di una moneta contro un’altra.

Detto questo, ci chiediamo in che situazione finanziaria ed economica si trovi oggi l’Italia. Valutando anche le sue conseguenze politiche e sociali sulla vita del popolo italiano. In questa analisi preferiamo focalizzarci sulla società italiana, sugli eventuali cambiamenti di vita che essa ha avuto e non solo a causa di una crisi economica che data pochi anni. Questo perché riteniamo che sia la crisi economica, sia quella sociale, siano comunque l’effetto prodotto da una società in un dato periodo temporale. Poi perché riteniamo possibile che ad una crisi economica internazionale, possa accompagnarsi e legarsi una crisi nazionale, producendo una concatenazione di cause e di effetti dalla quale entrambi i filoni subiscono accelerazione.

Della famiglia italiana, diciamo che essa ha lasciato indietro vecchie emotività, anche riconducibili al suo sentimento religioso, per raggiungere una razionalità che genera anche lucidità e concretezza, prima d’ogni altro aspetto, soprattutto nel rapporto con lo Stato e con la Politica di governo. Perciò questa crisi finanziaria ed economica, arrivata da lontano, è vissuta dalla famiglia italiana, rispetto a periodi similari di crisi, con nuovo coraggio. Una fermezza che la classe politica italiana ha invece interpretato come debolezza ed indifferenza, al punto da fare della crisi economica del nostro Stato, più una questione per mantenere fumosi ed inutili conflitti tra partiti, piuttosto che il momento indifferibile per prendere forti decisioni, d’accordo con il popolo italiano. Liberalizzazioni, riequilibrio dei conti di Stato, riduzione della spesa pubblica, equi sacrifici per ogni classe sociale del popolo italiano. La politica aveva tanto da fare, e con urgenza; invece il popolo italiano ha assistito al declino del dibattito socio-politico, quello cioè che consente di realizzare l’intesa responsabile, di sintetizzare il pensiero collettivo, necessari per superare il momento della crisi.

Prima di passare alla politica italiana, facciamo una considerazione: è strano che essa, dopo il trionfo dell’economia finanziaria che, dall’avvento della seconda repubblica, ha nominato direttamente i soggetti funzionari della politica, non sia riuscita a mettere in campo dei tecnocrati, esperti di politica economica. Il quadro della politica italiana, che ha governato(?) (anche dall’opposizione) questa crisi non è mai apparso tanto incompetente, tanto inefficace, oltre che pervertito. A parte la certezza che non è una classe politica subordinata alla finanza che sa e può gestire lo sviluppo della società. Sappiamo come si sia reso necessario l’autorevole intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per porre fine all’inutile contrasto tra partiti, che ha di fatto consegnato il nostro Paese alla speculazione internazionale. Il Presidente Napolitano ha ritenuto bene di porre questa politica debole e inerme sotto tutela. I Partiti della politica nazionale ci sono sempre, secondo il dettato della nostra Costituzione, però gli attuali ministri ed il Presidente del Consiglio non sono estrazione di quella loro politica, che nemmeno tanto sapeva di politica vera, in quanto subalterna al consenso dei gruppi di potere. Non dimentichiamo che negli ultimi anni erano i punti statistici del consenso, rilevati quotidianamente ad uso dei partiti, a determinare il fare pseudo politico.

Il nuovo governo Monti, incaricato dal Presidente di salvare il Paese sia dalla crisi economica nazionale, sia dalla speculazione internazionale, in appena due settimane ha allestito la serie di provvedimenti legislativi con cui recuperare al nostro Paese la fiducia dei mercati finanziari e del fondo monetario internazionale. Inoltre ha trasmesso il segnale che l’Italia ha iniziato a porre sotto controllo i suoi conti pubblici, a rilanciare l’economia produttiva, con competenza e serietà, al costo anche di duri sacrifici per l’intero popolo degli italiani. Mentre i portavoce delle lobby di potere s’agitavano e fomentavano il popolo, questo Governo ha presentato i suoi primi provvedimenti.

Quanta differenza, in carattere di stile, di competenza, di serietà, tra questi ministri e l’intera casta e l’intero gruppo di politici che ci hanno negli ultimi anni tediati e schifati con l’aria ammorbante dei loro vuoti cervelli. Abbiamo parlato dello stile del nuovo governo, percepito nel corso della conferenza stampa tenuta dal Presidente del Consiglio Monti e dai ministri competenti per la materia delle decisioni statuite (ma altri ministri erano presenti nel salone della conferenza). Sia chiaro che ci riferiamo alla competenza, alla serietà, all’oggettività concreta, al nuovo modo di lavorare in gruppo, al desiderio di informare il pubblico, con cui questi signori Ministri rappresentano la Politica italiana. Essi hanno dato prova d’essere capaci di portare a termine l’impegno ricevuto: salvare la dignità dell’Italia. gma


martedì 8 novembre 2011

FOGGIA - UN MESE DOPO.

Ma si può? Fatti e disfatti della politica municipale sotto gli occhi dei cittadini foggiani.

Quelli (i foggiani) di buona volontà desiderano ricominciare. Ma, si può? Se è ancora infinita la storia delittuosa ed antiumanistica perpetrata dalla politica locale in danno di questa città? Qualcheduno, benpensante, suggerisce che ci siano nuove persone, competenti ed efficienti, al posto dei disindividui di quella politica, nemmeno definibile come impazzita, perché essa fu unicamente disumana. Persone che propongano soluzioni programmate per salvare la nostra Foggia. Ma, si può? Se la nostra civiltà non si è dapprima liberata di quei figuri d’indecenza, foggiati, senza essere stati concepiti, dalla belluinità più infeconda.

Di chi e di che parliamo? Questa volta, per spiegarci, ci serviamo dello scritto di un concittadino, indirizzato qualche giorno fa, al Sindaco di Foggia.

Ill.mo dott. Mongelli,
oggi ci ritroviamo a fare i conti con un Comune in piena crisi finanziaria, centinaia di posti di lavoro bruciati, economia distrutta, tasse al massimo e servizi a zero.
La verità è che a Foggia la politica è morta, per cui l’amministrare si risolve in disarticolate risposte dannose in mancanza di un modello di sviluppo chiaro, che tenga conto delle esigenze di tutti i cittadini e non di pochi fortunati.
Varianti urbanistiche, cambi di destinazione d’uso, svendita di beni comunali, privatizzazioni assurde, hanno caratterizzato finora il confuso operato della Giunta Mongelli.
Noi non vediamo alcun vantaggio per la cittadinanza se dove era previsto un parco o un campo coltivato domani ci ritroviamo dei palazzi; come non traiamo alcun giovamento se un mercato incompiuto diventa, come per magia, un complesso residenziale proprio li dov’era un’area mercatale. Neppure abbiamo visto ridurre il debito del Comune con le vendite sottocosto dei beni appartenenti alla Città sempre a favore di pochi fortunati.

Sig. Sindaco, ci dica che fine farà l’ATAF.

Chiediamo con forza l’intervento del Prefetto, quale più alta carica dello Stato in Città, a salvaguardia della Democrazia che ci pare davvero elusa e sottomessa.
Chiediamo con forza l’intervento della Magistratura che faccia chiarezza sulla situazione foggiana.
Chiediamo con forza le dimissioni della Sua Giunta perché non è ammissibile che chi governa deliberi atti che, non trovando adesione nella comunità, appaiono a tutti antidemocratici.
Per quanti ancora non ne fossero a conoscenza, ricordiamo che il Comune di Foggia ha un debito di oltre quattrocento milioni di euro sui quali, noi cittadini, paghiamo un interesse annuo alle Banche pari a diversi milioni. Tutte queste manovre e manovrine non hanno coperto nemmeno la metà degli interessi, quindi non sono utili a risanare la debitoria.
La Città di Foggia sta adottando misure da dissesto, per cui non comprendiamo i ritardi su questo versante dal momento che i debiti e gli interessi aumentano giorno dopo giorno.
Le tasse sono al massimo ed i servizi al minimo (raccolta dei rifiuti e l’aumento della TARSU, il mancato contributo per le spese scolastiche, il degrado delle strade della Città, l’illuminazione pubblica a giorni alterni … ).

Illustrissimo sig. Sindaco, dimostri intelligenza e buon senso e metta fine a questo misero teatrino che da due anni e mezzo va in scena al Comune di Foggia.”

Il misero teatrino si tiene presso il Comune di Foggia: un teatro da tempo senza spettacolo e senza pubblico, dove attorucoli senza talento e, soprattutto, senz’anima, mantengono a turno in scena la loro oscenità. Una porcheria, con la quale comunque essi arrangiano quattrini. Un disfare quindi, il loro, che non chiede coscienza, bensì il fiuto animalesco dell’a-fare. Esseri, quindi, senza discernimento: di cosa significhi essere un cittadino, di cosa sia la convivenza sociale, o la democrazia. Essi arrangiano quattrini in mala-fede. Sottraendoli in abbondanza ai concittadini, senza farsi scrupolo d’impoverire il futuro di queste famiglie, dei figli, di giovani e anziani. Ma, si può? Non è questa attività di ladrocinio? Se sì, il Comune di Foggia è da anni il teatro, il luogo, dove si fanno ruberie in danno dei foggiani e dove operano gli autori-attori d’esse, i ladroni.

In questi casi il cittadino si rivolge alla Procura, agli uffici giudiziari competenti, dove denuncia quelli che egli ritiene reati. Alla Procura di Foggia, al Prefetto, sono molte le denunce fatte dai cittadini foggiani circa gli abusi, le concussioni, compiute dagli amministratori delle istituzioni pubbliche locali.

Tante che ad inizio novembre, la Guardia di Finanza, certo su incarico di qualche magistrato, s’è presentata presso l’Ufficio tecnico del Comune ed ha sequestrato una mole di atti comunali relativi a zona 167, Prusst, housing sociale, accordi di programma e chi sa quant’altro. Tutti atti riconducibili alle decine e decine di varianti edilizie approvate in questi ultimi mesi di governo Mongelli, sindaco di un'amministrazione –lo dice un noto quotidiano locale - "piegata tutta sul mattone, affaccendata solo a dare corso a ben 42 varianti edilizie, mentre la città affogava per la carenza dei servizi primari, vedi la raccolta dei rifiuti ridotta al lumicino, le strade sempre più rotte, gli asili nido decimati, ed un dissesto economico da fare il paio con Taranto, giusto per restare in Puglia”.

Noi non crediamo che il blitz della Guardia di Finanza ponga fine a quanto succede presso la Casa comunale di Foggia. Disonestà e immoralità continueranno ad esservi, fino a quando qualcuno non caccerà i malfattori dalla Casa della nostra Comunità. Alla prossima.

venerdì 7 ottobre 2011

LA GIUSTA MISURA PER UNA INGIUSTA REALTA’.

A Foggia trova consensi, da oltre un decennio, una classe politica dequalificata, inetta e, in più e per lo più, corrotta.

Una persona apprezzabile ci suggerisce d’essere ‘meno duri’ mentre (de)scriviamo lo stato della politica nella nostra Città. Nell’attesa d’incontrarlo, per approfondire le motivazioni del suo suggerimento, così come facciamo ogni volta che qualcuno ci consiglia (raccomanda) di dare un tono più conciliante al nostro discorrere, frattanto siamo soliti rivedere l’impianto e l’accento dati alle nostre parole.Ma giungiamo ogni volta alla stessa argomentazione: le nostre parole esprimono l’immagine di una realtà (il vissuto nella nostra Foggia) che, in questi momenti e da un triste decennio, non è certo regolare, anzi, esso è tale da non rasserenare per niente la vita di noi foggiani. Ci succede anche che qualche nostro buon ‘amico’, con circospezione, ci sussurri “…Vi state facendo molti (troppi?) nemici”. Ai quali neppure rispondiamo dicendo: “Molti nemici molto onore”. Invece ci chiediamo: Perché ‘questi’ nemici? Chi sono? Evidentemente sono i fatti di cui noi scriviamo, le persone che con le loro azioni originano i nostri scritti e che noi disapproviamo, a ritenersi nostri nemici.

Quanto all’asprezza dei nostri scritti, chi ci attribuisce questa caratteristica certo non ascolta ciò che dicono i cittadini foggiani e neppure quanta rabbia oggi sostiene le loro imprecazioni.

Provammo abbattimento, disperazione, per le parole di un anziano foggiano, pronunciate mentre egli giocava a bocce: “Preferivo morire durante i bombardamenti di Foggia –diceva- piuttosto che morire oggi, in una città ridotta in cattive condizioni da quattro mariuoli.” Vi assicuriamo che la forza con cui la boccia scagliata da quell’anziano centrò il pallino, fu la stessa che colpì le nostre menti. Quei quattro mariuoli cui accennò l’anziano, sì, coloro che amministrando disonestamente la città di Foggia l’hanno ridotta nello stato disgraziato in cui oggi si trova, hanno forse causato ai cittadini foggiani più disastri che i bombardamenti. Solo che questi sono imputabili ai nemici, in una guerra, invece quelli legati all’amministrazione insana di Foggia, sono atti gravi, delittuosi, imputabili alla delinquenza di foggiani che intenzionalmente si propongono come amministratori cittadini per derubare la comunità foggiana. E ce ne sono tanti nella nostra Città, di questi politici criminali: assessori, consiglieri, presidenti, dirigenti e funzionari. In ogni istituzione governativa di questa Città. Corrotti e corruttibili. Infami e infamanti. Punibili, eppure quasi sempre impuniti per la legge giudiziale.
D’altronde, questa nostra città è oggi governata da chi in passato s’esaltò come Capo di Stato e reclamò la sua Capitale; sino a contentarsi poi di fare il re, ma pur sempre tenendo nelle mani le sorti d’una popolazione.
No! Noi non siamo duri o troppo severi quando lasciamo capire tali tipi. Né vogliamo comportarci come certa stampa locale che ignora le loro malefatte. Forse temendo qualche editore di trovarsi un giorno al cospetto di qualcuno di quelli, per implorare un favore.
Contiamo d’avere risposto all’accusa rivoltaci. Sono i fatti che oggi sminuzzano l’immagine della nostra Foggia, quelli che fanno parlare in tono arrabbiato e disperato i foggiani, a motivare i toni del nostro scritto.gma

venerdì 16 settembre 2011

QUESTA AMMINISTRAZIONE COMUNALE AGISCE MALE. IMBROGLIA E DANNEGGIA LA POPOLAZIONE FOGGIANA.

Quale organismo dello Stato, in nome della democrazia, interverrà per difendere i diritti del cittadino foggiano?



Quando la politica non è più in grado d’amministrare in concreto le aspirazioni al progredire civile, che il popolo sollecita ai rappresentanti eletti all’interno dei vari organismi istituzionali, la politica non ha più ragione d’essere e le funzioni che esercitano i suoi componenti diventano potere assoluto, oppressivo del popolo e della sua sovranità democratica.
Sta succedendo a Foggia, a causa di un’amministrazione comunale che da anni governa(?) soltanto disastri, in danno della popolazione, mortificandone gravemente ogni desiderio di crescita civile.
E diciamo con ciò del Sindaco di Foggia, Mongelli detto Gianni, dei suoi amministratori. Questa amministrazione comunale agisce male e imbroglia e danneggia la popolazione foggiana. Come? Lo lasciamo spiegare alla Corte dei Conti, con la sua relazione e susseguente delibera del 7 luglio 2010, indirizzata al Sindaco del Comune di Foggia, al Consiglio Comunale.
-“…fatti gestionali e dati contabili rivelano preoccupanti indici di un grave squilibrio finanziario…
-“…strutturale carenza di liquidità…
-“…impossibilità di garantire l’assolvimento delle funzioni ed esistenza di crediti liquidi ed esigibili di terzi cui non si fa validamente fronte…”.
-“Le risultanze dell’istruttoria hanno posto in luce nel caso del Comune di Foggia non solo la presenza di molte delle gravi sintomatologie del dissesto riportate nell’esperienza del Servizio ispettivo della Ragioneria generale dello Stato, ma anche di ulteriori. L’inasprimento del contenzioso e delle procedure esecutive nei riguardi dell’ente, la prolungata situazione deficitaria di cassa, il mancato ripristino dei fondi vincolati, la dismissione di beni patrimoniali quale mezzo straordinario per ottenere liquidità, l’esistenza di debiti fuori bilancio ancora da riconoscere e di residui attivi insussistenti o di dubbia esigibilità da eliminare, la serialità dei pareri negativi dell’organo di revisione ai principali documenti di bilancio, l’assenza di un attendibile piano di rientro di breve periodo in termini di cassa, la ripetuta violazione dei principi contabili congiuntamente alla presenza alla data del 30 aprile 2010 di crediti certi liquidi ed esigibili ammontanti ad un rilevante importo di quasi 50 milioni di euro, sono chiare esteriorizzazioni non solo dell’avveramento ma di una degenerazione dello stato di dissesto…”.
-“L’art. 244 del TUEL prevede che si ha lo stato di dissesto finanziario se l’ente non può garantire l’assolvimento delle funzioni e dei servizi indispensabili (INCAPACITA’FUNZIONALE) ovvero esistono nei confronti dell’ente locale crediti liquidi ed esigibili cui non si possa fare validamente fronte con le modalità di cui all’art. 193, nonché con le modalità di cui all’art. 194 per le fattispecie ivi previste (INSOLVENZA)...”.
Questa, in termini qualificati, è la grave situazione finanziaria in cui oggi è il Comune di Foggia. Una situazione preoccupante, che certo è il risultato di una conduzione amministrativa colposa. Se i conti del Comune di Foggia non sono in ordine ed anzi passano ancora oggi il sospetto d’essere inattendibili, significa che gli amministratori comunali, in capo il Sindaco, non hanno svolto correttamente le funzioni loro affidate dal popolo elettore. “Sette anni di guai…”, a memoria di popolo, sarebbe il periodo durante il quale è maturato tale e tanto disastro finanziario.

Sette anni, che riconducono all’amministrazione del Ciliberti Orazio, sindaco di Foggia dal 2004 al 2009. Al quale segue, dall’anno 2010, l’attuale sindaco, Mongelli detto Gianni. Soltanto per precisare, ricordiamo che entrambe le amministrazioni sono per politica espressione del Centro-Sinistra. E’ da ricordare soprattutto che è durante l’amministrazione Ciliberti, quindi negli anni dal 2004 al 2009, che la contabilità del Comune di Foggia va in sbilancio, somma un passivo di anno in anno crescente e s’allontana da ogni criterio di competenza, di veridicità (come lamenta più volte la Corte dei Conti di Bari), di trasparenza e pubblicità. Quale pubblicità. I cittadini foggiani sanno ben poco del cumulo di debiti che questo Sindaco, i suoi amministratori, gli hanno procurato. Ciò al punto che durante la campagna per le elezioni del nuovo sindaco, il candidato Mongelli piuttosto che informare i cittadini foggiani del difficile ed ingrato compito che attende il nuovo sindaco: risanare la contabilità e le casse comunali, nuove e pesanti tasse da caricare ai cittadini, il dovere operare senza il becco di un euro per assicurare l’esercizio di base delle funzioni spettanti ad un’amministrazione comunale, egli ritiene di poter imbrogliare gli elettori promettendo, in caso d’elezione, di fare di Foggia la capitale (nazionale, regionale, locale?) della cultura e del progresso civile. Ecco il grosso imbroglio di due sindaci che i cittadini foggiani dovranno ricordare. Non potendo essi ignorare le condizioni attuali del degrado al quale è stata costretta la città di Foggia.

Quale futuro aspetta la Città di Foggia? Quale organismo dello Stato, in nome della democrazia, interverrà per difendere i diritti del cittadino foggiano?

Per ora, a ciò è impegnato il sindaco di turno. Egli dice ad ogni sua uscita in pubblico che salverà Foggia, i Foggiani, con la sua bravura d’amministratore, con i suoi eccellenti amministratori di fiducia. Ma lui e costoro non sono certo il santo di turno in processione. E qui, oggi, sembra sì che serva un eletto, ma non di quelli prescelti con la politica dell’imbroglio.

Intanto lo dice chi conosce bene questo sindaco Mongelli, essendo al suo fianco come vice-sindaco da due anni: Lucia Lambresa.

“…Una mera riedizione dell'ex amministrazione Ciliberti: Mancanza di trasparenza, legalità e veridicità dei conti” -la denuncia del vicesindaco-.Non rilevo elementi e programmi per il risanamento dei punti deboli del Comune, né tantomeno per un rilancio della città”.

“E’ una questione di coscienza. Non si può... Il quadro consiliare è mutato, divenendo una mera riedizione dell’ex amministrazione Ciliberti”.

Quindi l’ultimatum: “Mongelli dica alla città con chi intende continuare ad amministrarla e se ritiene finita l’esperienza del buon governo.

Se Lucia Lambresa si dimette dalle sue funzioni di vice-sindaco perché ritiene che esse non facciano più gli interessi del popolo, è indice d’onestà intellettuale. Gravi sono i motivi che ella adduce per le sue dimissioni. Un giustificato atto d’accusa dal quale emerge come Mongelli detto Gianni, non è certo il santo ch’egli vuole farsi credere dal popolo foggiano.

Comunque egli insiste, nell’essere sindaco, poi santo. Nonostante il fallimento delle sue promesse elettorali (Foggia Capitale) egli ripromette: “Ripartiremo subito da 10 obiettivi contenuti nelle linee programmatiche e che saranno i protagonisti del percorso di fine mandato: attività produttive, piano del commercio, sicurezza, sviluppo del territorio, qualità della vita, investimenti". "Foggia sta attraversando la sua fase peggiore, lo dico da cittadino che la vive da 53anni. Ma, credetemi: se avessi avuto la certezza di un'alternativa possibile al percorso fin qui compiuto, sarei stato il primo a dimettermi" Sindaco, ci ascolti, mentre Foggia sta vivendo certo il momento peggiore, c’interessa poco dove e come ha vissuto i suoi 53anni. Sarebbero impressioni che riguarderebbero soltanto la sua vita. Siamo poi certi che da cittadino, qui a Foggia, ha vissuto meglio che negli ultimi sette anni. Quanto alle alternative alla sua amministrazione, perché non lascia decidere ai foggiani? Si dimetta da sindaco di una città, Foggia, che non ne piangerà l’assenza e torni a fare quello che è capace di fare. gma



lunedì 5 settembre 2011

Cumm’ facìt’ a viv’ ndà sta purcarìe? (Come fate a vivere nella porcheria di questa Città?)


Le vacanze dell’estate 2011 sono per noi ormai concluse.
E’ una cura che replichiamo ogni anno, per allontanarci dalle conoscenze solite, quotidiane. Lontano dai luoghi, sempre gli stessi, di un'esistenza ordinaria: lavoro, casa, famiglia; lavoro-casa-famiglia.
Ci vacanziamo per disintossicarci da quelle logiche avvelenate, che influiscono sul nostro pensiero ordinario, che giorno dopo giorno s’insinuano nel suo sistema nodale, suggestionandolo col peso d’una realtà di vita certo non cristallina. Ecco, anche per terapia, che tuffarsi in un mare trasparente, dalle temperature fresche, scendere verso un fondo che mostra ogni particolare nella fedele, piena, sua cromaticità, è come disinfettarsi il corpo dai mali che lo appesantirono per un anno, e poi, liberarsi la mente dalle ripetitive losche visioni in cui ci imbattemmo e che per assuefazione prendemmo ad ignorare. Senza comprendere che esse erano approdate nella nostra conoscenza ed ormai vi stazionavano, producendo in noi, dietro il velo d’abitudine e di sopportazione, un crescente malessere. 
Quanto è esplicita e rasserenante la visione dell’acqua di un mare trasparente, che ci lascia vedere i particolari del fondo su cui ci muoviamo, consentendoci un passo consapevole, mirato e per ciò tranquillo. Al contrario di un’acqua marina torbida, sporca.
Lo stesso è per il fondo delle ragioni sul quale muoviamo la nostra esistenza.
Lo stesso è per i luoghi ordinari, spesso inevitabili, in cui viviamo.
Qualche decennio scorso s’iniziò a dire di vita eco-compatibile, di ciclo naturale ed ambientale, prendendosi subito ad elencare ai cittadini nuove qualità della vita urbana. E sembrò delinearsi per l’umanità un’era ordinata, da vivere parallelamente al processo universale che rigenera la vita. Siamo invece finiti nella munnezza dell’esistenza globalizzata, dove la vita d’ognuno risulta sporcata allo stesso livello, quello della somma delle corruzioni esistenti.
Pessimismo? No! Globalizzazione, omologazione del pensiero, asservimento del consenso sociale. Risultato? Una politica globalmente al servizio del globale potere finanziario ed economico!
Quindi, che meraviglia quella d’aver trascorso le vacanze in una natura quasi incontaminata, tale da rigenerarci dalle delusioni, dalle oppressioni continue di religione, stato, della politica.
Qualcuno chiederà: “Ma sei stato in un luogo deserto? Solo con la natura? Senza la presenza di altri con cui dovere convivere, con cui condividere le solite, diffuse, cattive abitudini?” “No, anzi, –risponderei- sono stato in un luogo ben pubblicizzato, ritenuto tra i migliori per trascorrervi le vacanze estive. Perciò non c’era spazio che non fosse frequentato oltre misura. Soltanto che la gente del posto era educata, rispettosa del prossimo e degli stranieri che avevano scelto quella loro terra per starvi a trascorrere le vacanze. Le spiagge, ad ogni ora del giorno, erano affollate. Ci si stava in contatto di gomito. Centinaia che fossimo, tutti tenevamo un comportamento misurato: dal tono della voce, alle azioni.”
No, questo luogo non è in Italia. E’ in una nazione mediterranea dove i cittadini, con grande orgoglio e amore per il loro Paese, convivono senza i lacci di uno Stato invadente, senza centinaia di migliaia tra norme e leggi e regolamenti; senza migliaia d’istituzioni inutili, costose e corrotte. Non incrociammo un poliziotto locale eppure ogni situazione scorreva con ordine. Non abbiamo incontrato un operatore ecologico o un macchinario per la pulizia dei luoghi, eppure all’alba le vie, le piazze, aiuole e giardini d’un verde rigoglioso, nonostante fossero stati abitati da migliaia di persone, luccicavano come se fossero stati ripuliti a gomito. Soprattutto il mare, conservava dall’alba al tramonto una trasparenza straordinaria. Mentre l’aria profumava di sale, di menta, di ulivo.
Eppure, al momento della partenza, per il ritorno nella nostra Foggia, non c’è stata malinconia di sorta. Quando la mente è sana e ordinata tale stato d’animo è naturale. Diciamo che una volta in giro per Foggia, nonostante la ritrovassimo disordinata, sporca e da miasmi puzzolenti, così come l’avevamo lasciata due settimane prima, tuttavia non ce ne facemmo subito il sangue amaro. Avevamo da raccontare agli amici le bellezze d’una vacanza riposante, conciliante per la nostra salute. Fino al giorno in cui incontriamo per strada un amico, nativo di Foggia, emigrato da trent’anni in una città del Nord Italia. Persona valente, rigorosa, capace, è stata anche vice-sindaco ed amministratore comunale nella città in cui emigrò. Un abbraccio caloroso, veloci i saluti e poi in un foggiano stretto: “Cumm’ facìt’ a viv’ ndà sta purcarìe? Chi eie u’ Sindac’?” Il resto della conversazione, con i sentimenti sopraggiunti dentro, non lo diciamo, neppure nei post futuri. Una vacanza estiva, per quanto salubre e divertente e rilassante non deve farci dimenticare i problemi della Città in cui viviamo. mga
   

mercoledì 3 agosto 2011

Foggia è una città che gode di un’eccellente qualità ambientale

Parola di Russo, l’assessore all’Ambiente, Politiche energetiche, Qualità della vita, presso il Comune di Foggia.

Grazie all’incremento della dotazione dei mezzi – afferma l’assessore, Pasquale Russoabbiamo quasi risolto il problema delle bonifiche ambientali e, per questa via, restituito maggiore decoro alla città e alle borgate. Una volta ripristinato l’ordinato svolgersi del servizio di raccolta dei rifiuti urbani, dobbiamo focalizzare la nostra attenzione sullo spazzamento delle strade… all’attuazione del più ampio progetto di strutturazione della raccolta differenziata, che comprende il servizio ‘porta a porta’, sottoposto al vaglio della Regione Puglia per essere finanziato. Come dimostrato dal recente rapporto Istat sulla sostenibilità dell’ambiente urbano – conclude Pasquale Russo – Foggia è una delle 5 città italiane che godono di un’eccellente qualità ambientale; l’unico voto negativo è quello sulla raccolta differenziata e dobbiamo guadagnarci la promozione anche in questo settore”.
L’esternazione dell’assessore, dettata all’ufficio stampa, col probabile fine d’assegnare meriti all’operato personale ed a quello del proprio assessorato, ci ha sorpreso. Stante il fatto che essa ha montato subitaneamente, dinnanzi ai nostri occhi, l’orrenda galleria delle immagini sul degrado urbano in cui è Foggia: quelle fotografie che da tempo riempiono giornali e tv, non solo locali, che impietosamente documentano un difetto ambientale che sta fuori d’ogni classifica. Eppure, conclude Pasquale Russo – Foggia è una delle 5 città italiane che gode di un’eccellente qualità ambientale. E non volendo cavalcare con facilità il motivo della scarsa credibilità che oggi hanno presso il pubblico i politicanti, in special misura questi nostri amministratori comunali a causa delle gravi condizioni di vivibilità create nella nostra città, siamo andati a cercare i dati del recente (2010) rapporto Istat sulla sostenibilità dell’ambiente urbano. Li riportiamo di seguito, per poi capirci insieme qualcosa. Perché una prima superficiale lettura, sovente porta a conclusioni erronee.
Alle classifiche, siano pure esse contrassegnate Istat, stilate in base ai dati provenienti dagli assessorati comunali, chi sa se poi oggetto di verifica, preferiamo quelle basate sui rilievi diretti, effettuati sul territorio da personale specializzato ed anche attrezzato per fare questo tipo di rilievi. A parte il fatto che è basilare considerare gli intendimenti e le destinazioni che sono alla base di detti rilievi. Insomma quella messa in atto dall’Istat, diciamo che risponde ad altri rilievi di lettura e costruisce un quadro molto astratto, basato su elementi destinati al rilievo tecnico di uno sviluppo sociale su scala nazionale. Ben altra lettura, degna di una generale più equilibrata stima è quella condotta direttamente sul territorio, con la visione diretta dello stato di vivibilità ambientale di ogni comunità esaminata, indirizzata su elementi che indicano effettivamente la qualità della vita urbana richiesta dalla maggioranza dei cittatini. Insomma, se le strade ed i luoghi della vita urbana di Foggia sono in una condizione di degrado, che da ben dieci e più anni peggiora, nessuno, tanto meno l’assessore comunale foggiano all’ambiente s’azzardi a strumentalizzare, travisandolo, il fatto che la nostra Città è al terzo posto (in cima) dei comuni capoluogo di provincia con maggiore attenzione all’eco-compatibilità.
Come si concilia ciò col fatto che oggi il cittadino foggiano vive per le strade il fetore dell’immondizia non raccolta? Strade, giardini, aiuole, sono non solo disseccate nel verde, ma traboccano d’ogni genere di pattume. Gli scarafoni s’arrampicano dalle fogne fin dentro le abitazioni. Quando, all’assenza di vigili urbani, con conseguente disfunzione della pubblica sicurezza (funzione nella responsabilità diretta del sindaco), s’aggiunge l’assenza per le strade degli spazzini. Come è possibile che il dr. Pasquale RUSSO, [Assessore all’Ambiente, Politiche energetiche, Qualità della vita presso il nostro Comune, nato a Sant’Agata di Puglia (Fg) il 2 ottobre 1954, laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato in Otorinolaringoiatria, appassionato di sport, lettura e musica e soprattutto interessato alla vita pubblica e amministrativa della città in cui vive], innanzitutto come medico e cittadino perbene, possa sostenere, senza vergognarsi, che Foggia, sulla base di dati Istat assolutamente scollati da una realtà che rivolta i sensi di tutti noi foggiani, è città eccellente nell’eco-compatibilità? Eppure l’amministratore Pasquale Russo è recidivo al riguardo. Giacchè egli, mercoledì 20 ottobre 2010 ebbe a dire, alla pubblicazione della classifica sulla vivibilità ambientale pubblicata da Legambiente, che vedeva la città di Foggia alla 87^ posizione, con una regressione rispetto all’anno precedente, di 5 posizioni.: “La posizione di Foggia nella classifica di Legambiente onestamente mi stupisce per le tante iniziative messe in campo nell’ultimo anno. Non voglio alimentare polemica e lo considero come incentivo a continuare sulla strada intrapresa”. Purtroppo, per i foggiani, dall’ottobre 2010 la situazione ambientale di Foggia è peggiorata.
E se siamo d’accordo che all’origine di tutto c’è la difficile situazione del Comune di Foggia, vale a dire la grave debitoria fallimentare del Comune, sommata nel corso degli ultimi dodici anni da amministratori che non furono tali, giacché inetti ed irresponsabili, giacché generati e coperti da una politica locale sciagurata, il problema della Città, sosteniamo noi, non è certo quello dell’immondizia o del verde che non è verde o dell’aria più o meno salubre. Il problema non si chiama Amica o Ataf o Amgas tutticolori. Il problema è quello di un Comune, dove un sindaco e pseudo amministratori si sognano di governare, perché in realtà non rispettano le regole del rudimentale amministrare, né quelle del mandato di rappresentanza ricevuto dagli elettori, forse neppure quelle previste dalla legge a tutela dei cittadini. Perciò ci ripetono sovente che la situazione dell’ambiente di Foggia non è drammatica. Tutti noi foggiani vorremmo che così fosse. Sindaco Mongelli, assessore Russo, ci avete aumentato la Tarsu. Per raggranellare un po’ di soldoni, per pareggiare i conti di spesa della raccolta dell’immondizia. Senza spiegarci le ragioni del dissesto economico prima e funzionale poi in cui si trova la consociata Amica. Senza dirci come ritenete di riprogrammare il servizio di pulizia e d’igiene nella Città. Una città in cui ancora oggi i netturbini sono assenti e al loro posto sono i cittadini a ramazzarsi piazze e strade e aiuole e gli spazi antistanti ai propri esercizi commerciali e le abitazioni. Comunque, cari amministratori, visto che non volete tornare a dedicarvi alle vostre professioni, perché, così sostenete, volete portare a termine il mandato politico ricevuto dagli elettori: allontanare dal dissesto finanziario il Comune di Foggia, noi vi talloneremo su questa strada, ad evitare che la smarriate. Ma intanto qualcuno di voi, forse il Sindaco, spieghi quando i suoi elettori gli diedero mandato politico ed amministrativo di salvare il Comune di Foggia dal dissesto finanziario. Perché a noi ancora risulta che lo spot pubblicitario della campagna elettorale del sindaco prometteva di fare di Foggia la Capitale di tutto, invece…

mercoledì 27 luglio 2011

SOTTO L’ABITO CHIC DEL POTERE FASULLO MARCISCE UNA CONDIZIONE UMANA CORROTTA.

Coloro (i cafonal foggiani) che comprano il potere vendendo e rivendendo la propria umanità.


La gente comune sopporta con malanimo le differenze di classe sociale. Anche in una società che, attualmente, è definita globalizzata.  Nella quale ci accorgiamo che i milionari conclamati cercano d’isolarsi, piuttosto che ostentare senza ragione la loro ricchezza. Purtroppo, per ognuno d’essi, ci sono interminabili protagonisti del potere, d’ogni tipo e ad ogni costo, i quali, in ogni dove, con un fare indisponente e senza misura, aggrediscono la società ordinaria. Spesso si tratta di gente senza qualità. Privi di cultura e quindi d’umanità. Essi sono il prodotto zavorra della società odierna, fatta liberista più che liberale, indebolita nei suoi valori essenziali. Per cui meriti e demeriti sociali non hanno distinzione, anzi, vengono misurati col metro della prepotenza, per l'abilità nell’arricchirsi, a prescindere dall’ingegnosità. Sarà per questo che in Politica, stante uno studio recente in tale ambito, i professionisti titolati sono diminuiti progressivamente sotto l’assalto di gente che non ha un titolo di studio, forse neppure di merito, ma ha tanta faccia tosta e voglia di sopraffare chiunque si trovi dinnanzi. Un tempo, si ricorreva al termine mitomane per individuare le persone che avessero il culto della grandezza di sé, alla quale sovente aggiungevano la facilità d’essere bugiardi e millantatori. In termini più seri, per un certo periodo s’è detto dei VIP. Oggi sono ricomparsi i potenti, i ricchi, gli io sono. In natura questa gente scambia pezzi d’una umanità corrotta in cambio d’una manciata di potere, col quale farsi i soldi. Si comprende come il quadro che essi offrono laddove si danno presenti, è d’uno sconforto smisurato, specie quando, a ben guardare, i giovani se li mirano con riverenza e con una punta d’invidia. Cosa ben diversa, rimarchiamolo, sono i ricchi di famiglia, quelli che si portano da generazioni un patrimonio fatto di denaro ma anche di dignità rappresentata, guadagnata con la tradizione di generazioni passate. Oggi, stante lo scenario che mettono in opera i cafonal del potere (come direbbe il DAGO D’Agostino), queste rispettabili persone, che poi in definitiva sono gli antesignani dello sviluppo di qualsiasi comunità territoriale, se ne stanno in disparte, cercando di tenere lontani dal proprio ambiente questi predatori scatenati. A Foggia, dove la politica è certificata agli ultimi posti, dove il merito personale è attaccato e annientato da puntuali critiche, ovviamente gli arroganti di questa specie prolificano. Specie quelli che frequentano una politica locale senza valore e priva di onestà; ed anche quelli che s’adattano a girarvi intorno nell’attesa d’entrarvi con qualche loro affare sporco. Giorni or sono, il matrimonio tra i rampolli di due conosciute, antiche, famiglie benestanti foggiane, ci crea l’occasione straordinaria per esplorare la società bene locale. Ed anche i foggiani potenti. Siamo così convinti che in un matrimonio così fastoso si sarebbero lanciati i meijo cafonal potenti di Foggia, che non perdiamo l’occasione d’esservi presenti, per riprendere uno spaccato d’attualità, un accenno in gossip, sulla gente di potere in questa Foggia. Di primo pomeriggio, ci rechiamo in chiesa. Qui, la nostra attesa va delusa, dato che tutti i presenti sono i familiari degli sposi. E’ incredibile che un tale evento non abbia calamitato l’attenzione dei politici e degli imprenditori locali, nonché la fame dei tanti crapuloni che a Foggia non si perdono un buffet o una tavolata a sbafo. Avviciniamo la persona incaricata d’organizzare l’evento, la stessa che ci ha fornito d’invito, per meglio comprendere la situazione. In effetti le famiglie degli sposi hanno dato la precisa direttiva che ai politici e agli arricchiti non si dessero inviti con la partecipazione. Si voleva che la cerimonia rimanesse ristretta ai familiari ed agli amici più intimi. Mentre concretizziamo che il nostro intento s’è appena volatilizzato, arriva alle nostre orecchie un inatteso “Però…”. Oh cavolo! Sì che ci siamo. Non ci siamo sbagliati. Infati, le parole che seguono quel però confermano il programma per il quale ci siamo preparati. “Non potete immaginare –ci sussurra quell’uomo, scandalizzato nonostante la sua grande esperienza in relazioni sociali- cosa è accaduto gli ultimi giorni. Sono stato assalito da telefonate e da incontri disposti ad arte, di uomini politici e di persone influenti. Tutti ad insistere per essere presenti al ricevimento serale. Tutti a sostenere che ad un evento così importante essi non potevano mancare: ne andava offesa la loro dignità. Qualcuno mi ha detto persino che nessun evento è prestigioso se lui non vi partecipa.” E allora? Gli chiediamo. “Allora, -risponde- questa sera saremo invasi da un centinaio di persone non invitate. Per salvaguardare gli sposi dalla loro invadenza ho aggiunto dei tavoli posizionati strategicamente a breve distanza dai buffet. So che essi imperversano in quegli spazi. Speriamolo.”  Noi intanto ci mostriamo scandalizzati. In verità siamo ben ansiosi d’assistere all’orda che sta per conquistare con prepotenza un luogo non accessibile, riservato alla privacy familiare. E, mondo spudorato, ecco che arrivano tutti… i cafonal nostrani. Accorrono in gruppo. Sorridenti, strafottenti, senza pudore in faccia. si presentano in fila agli sposi per l’augurio di prassi, qualche baciamano alla sposa, e poi occhio al tavolo degli aperitivi. Qui pasteggiano a caviale e champagne, solo caviale e champagne. In breve tempo diventano sì, un centinaio i cafonal non invitati, a fronte dei duecento parenti ed amici invitati. Comincia il nostro lavoro d’osservazione. Più facile del previsto, perché i cafonal fanno gruppo a sé e se ne stanno nell’area del buffet aperitivi e antipasti.
Si muovono con frenesia, dal gruppo alla tavola e ritornano veloci nello stesso spazio che occupavano. Il loro vociare è di alcuni toni più alto rispetto agli altri e le loro risate sono chiassose. Di che parlano? Di donne e di sesso, di macchine e di yacht, di viaggi in aereo, di scarpe e di orologi. Inutile la ricerca di un ragionamento serio, di un argomento profondo. L’autorevolezza di ‘sta gente si coniuga a tutto spiano col capriccio e con le imbecillità. Indiscutibile la loro voracità. In poco tempo i tavoli buffet vicini rimangono vuoti. Per cui la loro attenzione si rivolge a quelli distanti, circondati dagli invitati effettivi. Senza indecisione i cafonal, in breve conquistano la prima fila e, questa volta, non l’abbandonano. Se non quando gli sposi invitano tutti ad accomodarsi nell’area pranzo. C’è la cortese avvertenza che ognuno occupasse il posto assegnatogli, servendosi all’occorrenza delle indicazioni delle hostess presenti. I cafonal, lo sappiamo, erano stati disposti in un’area opportuna, che non si differenziava, per bellezza o altro, da quella dei veri invitati. Eppure abbiamo visto gruppi di questi tizi, prendere posto dove gli piaceva; per poi discutere con prepotenza con le hostess intervenute per chiarire garbatamente dove dovessero sedersi. Ma questo è il più leggero degli episodi che hanno messo in atto lor signori. Non ci va di esporli singolarmente. Vale sintetizzarli in un commento finale, col quale concludiamo questo esame sui soggetti importanti(?), potenti(?), prepotenti(?), che occupano questa nostra comunità. Sono gente da poco, anche quando sono muniti di un titolo di studio. Se hanno una professione, certo non la esercitano con brillantezza e con ambizione. Tutto il loro proposito è diretto a sommare potere, a prevalere subitaneamente sugli altri, anche a costo di attuare espedienti poco leciti e dannosi. Quelli di loro che si danno all’affare imprenditoriale, amano soltanto arricchirsi, sono i più trafficoni, sono dotati di una temerarietà spietata e tuttavia hanno una perizia definita, anche se la esercitano soltanto per il profitto personale. Quelli che si danno alla politica, ci sembrano i più bestiali, i veri cafoni, a causa di una pratica del governo oramai corrotta e falsata. Ci ha tanto impressionato, nello scenario nuziale sopra rappresentato, vedere la parte più tradizionalmente rappresentativa della nostra comunità, i soggetti di famiglie da generazioni apprezzate per la loro opera a favore della società foggiana, mantenere decisamente in disparte la scorreria di questi figuri. 
Indubbiamente, non basta l’abito pure chic a incartare per bene certi personaggi, se poi essi identificano, coi loro comportamenti cafonal, quell’umanità che danneggia lo sviluppo comune. Certamente non è sufficiente isolare questa gentaglia, bisogna pure contrastarne con decisione la loro arroganza, dando ragione del fatto che essi impersonano una condizione umana impresentabile ed insopportabile. gma