mercoledì 27 luglio 2011

SOTTO L’ABITO CHIC DEL POTERE FASULLO MARCISCE UNA CONDIZIONE UMANA CORROTTA.

Coloro (i cafonal foggiani) che comprano il potere vendendo e rivendendo la propria umanità.


La gente comune sopporta con malanimo le differenze di classe sociale. Anche in una società che, attualmente, è definita globalizzata.  Nella quale ci accorgiamo che i milionari conclamati cercano d’isolarsi, piuttosto che ostentare senza ragione la loro ricchezza. Purtroppo, per ognuno d’essi, ci sono interminabili protagonisti del potere, d’ogni tipo e ad ogni costo, i quali, in ogni dove, con un fare indisponente e senza misura, aggrediscono la società ordinaria. Spesso si tratta di gente senza qualità. Privi di cultura e quindi d’umanità. Essi sono il prodotto zavorra della società odierna, fatta liberista più che liberale, indebolita nei suoi valori essenziali. Per cui meriti e demeriti sociali non hanno distinzione, anzi, vengono misurati col metro della prepotenza, per l'abilità nell’arricchirsi, a prescindere dall’ingegnosità. Sarà per questo che in Politica, stante uno studio recente in tale ambito, i professionisti titolati sono diminuiti progressivamente sotto l’assalto di gente che non ha un titolo di studio, forse neppure di merito, ma ha tanta faccia tosta e voglia di sopraffare chiunque si trovi dinnanzi. Un tempo, si ricorreva al termine mitomane per individuare le persone che avessero il culto della grandezza di sé, alla quale sovente aggiungevano la facilità d’essere bugiardi e millantatori. In termini più seri, per un certo periodo s’è detto dei VIP. Oggi sono ricomparsi i potenti, i ricchi, gli io sono. In natura questa gente scambia pezzi d’una umanità corrotta in cambio d’una manciata di potere, col quale farsi i soldi. Si comprende come il quadro che essi offrono laddove si danno presenti, è d’uno sconforto smisurato, specie quando, a ben guardare, i giovani se li mirano con riverenza e con una punta d’invidia. Cosa ben diversa, rimarchiamolo, sono i ricchi di famiglia, quelli che si portano da generazioni un patrimonio fatto di denaro ma anche di dignità rappresentata, guadagnata con la tradizione di generazioni passate. Oggi, stante lo scenario che mettono in opera i cafonal del potere (come direbbe il DAGO D’Agostino), queste rispettabili persone, che poi in definitiva sono gli antesignani dello sviluppo di qualsiasi comunità territoriale, se ne stanno in disparte, cercando di tenere lontani dal proprio ambiente questi predatori scatenati. A Foggia, dove la politica è certificata agli ultimi posti, dove il merito personale è attaccato e annientato da puntuali critiche, ovviamente gli arroganti di questa specie prolificano. Specie quelli che frequentano una politica locale senza valore e priva di onestà; ed anche quelli che s’adattano a girarvi intorno nell’attesa d’entrarvi con qualche loro affare sporco. Giorni or sono, il matrimonio tra i rampolli di due conosciute, antiche, famiglie benestanti foggiane, ci crea l’occasione straordinaria per esplorare la società bene locale. Ed anche i foggiani potenti. Siamo così convinti che in un matrimonio così fastoso si sarebbero lanciati i meijo cafonal potenti di Foggia, che non perdiamo l’occasione d’esservi presenti, per riprendere uno spaccato d’attualità, un accenno in gossip, sulla gente di potere in questa Foggia. Di primo pomeriggio, ci rechiamo in chiesa. Qui, la nostra attesa va delusa, dato che tutti i presenti sono i familiari degli sposi. E’ incredibile che un tale evento non abbia calamitato l’attenzione dei politici e degli imprenditori locali, nonché la fame dei tanti crapuloni che a Foggia non si perdono un buffet o una tavolata a sbafo. Avviciniamo la persona incaricata d’organizzare l’evento, la stessa che ci ha fornito d’invito, per meglio comprendere la situazione. In effetti le famiglie degli sposi hanno dato la precisa direttiva che ai politici e agli arricchiti non si dessero inviti con la partecipazione. Si voleva che la cerimonia rimanesse ristretta ai familiari ed agli amici più intimi. Mentre concretizziamo che il nostro intento s’è appena volatilizzato, arriva alle nostre orecchie un inatteso “Però…”. Oh cavolo! Sì che ci siamo. Non ci siamo sbagliati. Infati, le parole che seguono quel però confermano il programma per il quale ci siamo preparati. “Non potete immaginare –ci sussurra quell’uomo, scandalizzato nonostante la sua grande esperienza in relazioni sociali- cosa è accaduto gli ultimi giorni. Sono stato assalito da telefonate e da incontri disposti ad arte, di uomini politici e di persone influenti. Tutti ad insistere per essere presenti al ricevimento serale. Tutti a sostenere che ad un evento così importante essi non potevano mancare: ne andava offesa la loro dignità. Qualcuno mi ha detto persino che nessun evento è prestigioso se lui non vi partecipa.” E allora? Gli chiediamo. “Allora, -risponde- questa sera saremo invasi da un centinaio di persone non invitate. Per salvaguardare gli sposi dalla loro invadenza ho aggiunto dei tavoli posizionati strategicamente a breve distanza dai buffet. So che essi imperversano in quegli spazi. Speriamolo.”  Noi intanto ci mostriamo scandalizzati. In verità siamo ben ansiosi d’assistere all’orda che sta per conquistare con prepotenza un luogo non accessibile, riservato alla privacy familiare. E, mondo spudorato, ecco che arrivano tutti… i cafonal nostrani. Accorrono in gruppo. Sorridenti, strafottenti, senza pudore in faccia. si presentano in fila agli sposi per l’augurio di prassi, qualche baciamano alla sposa, e poi occhio al tavolo degli aperitivi. Qui pasteggiano a caviale e champagne, solo caviale e champagne. In breve tempo diventano sì, un centinaio i cafonal non invitati, a fronte dei duecento parenti ed amici invitati. Comincia il nostro lavoro d’osservazione. Più facile del previsto, perché i cafonal fanno gruppo a sé e se ne stanno nell’area del buffet aperitivi e antipasti.
Si muovono con frenesia, dal gruppo alla tavola e ritornano veloci nello stesso spazio che occupavano. Il loro vociare è di alcuni toni più alto rispetto agli altri e le loro risate sono chiassose. Di che parlano? Di donne e di sesso, di macchine e di yacht, di viaggi in aereo, di scarpe e di orologi. Inutile la ricerca di un ragionamento serio, di un argomento profondo. L’autorevolezza di ‘sta gente si coniuga a tutto spiano col capriccio e con le imbecillità. Indiscutibile la loro voracità. In poco tempo i tavoli buffet vicini rimangono vuoti. Per cui la loro attenzione si rivolge a quelli distanti, circondati dagli invitati effettivi. Senza indecisione i cafonal, in breve conquistano la prima fila e, questa volta, non l’abbandonano. Se non quando gli sposi invitano tutti ad accomodarsi nell’area pranzo. C’è la cortese avvertenza che ognuno occupasse il posto assegnatogli, servendosi all’occorrenza delle indicazioni delle hostess presenti. I cafonal, lo sappiamo, erano stati disposti in un’area opportuna, che non si differenziava, per bellezza o altro, da quella dei veri invitati. Eppure abbiamo visto gruppi di questi tizi, prendere posto dove gli piaceva; per poi discutere con prepotenza con le hostess intervenute per chiarire garbatamente dove dovessero sedersi. Ma questo è il più leggero degli episodi che hanno messo in atto lor signori. Non ci va di esporli singolarmente. Vale sintetizzarli in un commento finale, col quale concludiamo questo esame sui soggetti importanti(?), potenti(?), prepotenti(?), che occupano questa nostra comunità. Sono gente da poco, anche quando sono muniti di un titolo di studio. Se hanno una professione, certo non la esercitano con brillantezza e con ambizione. Tutto il loro proposito è diretto a sommare potere, a prevalere subitaneamente sugli altri, anche a costo di attuare espedienti poco leciti e dannosi. Quelli di loro che si danno all’affare imprenditoriale, amano soltanto arricchirsi, sono i più trafficoni, sono dotati di una temerarietà spietata e tuttavia hanno una perizia definita, anche se la esercitano soltanto per il profitto personale. Quelli che si danno alla politica, ci sembrano i più bestiali, i veri cafoni, a causa di una pratica del governo oramai corrotta e falsata. Ci ha tanto impressionato, nello scenario nuziale sopra rappresentato, vedere la parte più tradizionalmente rappresentativa della nostra comunità, i soggetti di famiglie da generazioni apprezzate per la loro opera a favore della società foggiana, mantenere decisamente in disparte la scorreria di questi figuri. 
Indubbiamente, non basta l’abito pure chic a incartare per bene certi personaggi, se poi essi identificano, coi loro comportamenti cafonal, quell’umanità che danneggia lo sviluppo comune. Certamente non è sufficiente isolare questa gentaglia, bisogna pure contrastarne con decisione la loro arroganza, dando ragione del fatto che essi impersonano una condizione umana impresentabile ed insopportabile. gma

domenica 17 luglio 2011

GLI SPROLOQUI CHE SI FANNO I POLITICANTI FOGGIANI.

Mentre i nostri concittadini cominciano a dire la loro sull’immondizia che ha invaso la città, mentre sembra che ancora ignorino il fatto che essa è causata dal dissesto finanziario in cui si trova il Comune di Foggia, a causa di una classe politica locale totalmente deficiente, ci interroghiamo spesso su cosa si dicano i politicanti, quelli della maggioranza con quelli dell’opposizione, là, in Comune. Dove, pure non essendovi un euro, a fronte del grosso cumulo di debiti esistente, gli amministratori continuano a tenere consigli e a fare delibere. Ognuna delle quali comporta ulteriori spese di denaro per i foggiani ed il serio rischio di non venire pagati per quelle imprese che continuano a lavorare per un Comune da tempo in stato d’insolvenza. Il tutto avviene secondo un rito scontato: l’amministrazione comunale propone, la maggioranza approva, la minoranza balbettando s’oppone ma … si fa ciò che i più hanno deciso. Così la maggioranza che governa l’ente comunale delibera di vendere i beni patrimoniali di questa nostra città, decide d’aumentare la tassa per la raccolta dei rifiuti, studia come e dove e quando contrarre nuove debitorie e nuovi interessi passivi… Tutto democraticamente e legittimamente. Non vi fosse poi che questa amministrazione comunale, da anni, non dà alla collettività di Foggia i servizi essenziali, quelli contemplati nella sua funzione istituzionale e che ne legittimano l’esistenza. In questo stato di cose che si dicono le parti politiche contrapposte? I più tacciono. Forse perché giova a tutti i politicanti mantenere il silenzio sulla criticità delle finanze comunali, in modo che i cittadini che li elessero non li disconoscano. Ma, in questi giorni, qualcosa se la sono detta e vale la pena conoscerne il contenuto. Si tratta di due manifesti murali, affissi in tutta Foggia. Uno del Partito Socialista, l'altro opera dell’assessore comunale dell'opposizione Bruno Longo.
























FOGGIA NON DEVE MORIRE” strilla in testata il manifesto della Segreteria cittadina del PSI. Segue quella che viene definita una “attenta analisi a tutto campo in merito ad alcune problematiche che da tempo stanno gravemente danneggiando l’immagine del Comune di Foggia: 1- la grave situazione debitoria del comune che sta portando al fallimento i creditori che non ricevono il pagamento dei lavori effettuati; 2- il mancato pagamento da vari mesi dei salari ai lavoratori dei servizi…; 3- l’intollerabile ed insostenibile situazione igienico sanitaria dovuta alla mancata raccolta dei rifiuti…; 4- l’aumento della TARSU…” In chiusura la segreteria del partito “INVITA il SINDACO e tutte le forze politiche di maggioranza del Comune di Foggia a porre in essere tutti gli adempimenti politici ed amministrativi al fine di affrontare e risolvere una volta per tutte le problematiche sopra esposte”.

Uno sproloquio dall’inizio alla fine, sta’ roba incartata dai politicanti socialisti. Un’arringa senza analisi, in favore dei lavoratori dei servizi non pagati dal Comune di Foggia, quindi l’invito al Sindaco a …pagare, sennò Foggia muore. Ma questi socialisti dove stavano mentre gli amministratori del Comune di Foggia si mettevano su una debitoria da record? Nel corso di dieci anni questa città ha perso pezzi da ogni parte, mentre il deficit di cassa del Comune aumentava. I lavoratori, di chi sa quale progetto di servizi per il cittadino foggiano, venivano pagati sì, ma grazie al rinnovo di mutui debitori e con l’accumulo di nuovi e continui interessi passivi a carico della comunità foggiana. I socialisti di quell’epoca quale ‘analisi a tutto campo’ facevano? Non c’erano al Comune? Non giravano in lungo e in largo per i saloni della politica di Palazzo Città? SE FOGGIA MUORE è anche a causa del loro pretestuoso modo d’immischiarsi nella politica. Come per intero dimostra il cavilloso contenuto del manifesto in questione.

Ed ora passiamo all’altro manifesto, quello per opera del consigliere comunale dell’opposizione, Bruno Longo, titolato “FOGGIA MUORE: IL SINDACO SE LA RIDE”. Una battuta beffarda, ma per nulla pesante rispetto all’elenco di accuse che il manifesto contiene: a carico del Sindaco, della maggioranza consiliare. Accuse gravi quelle di Longo. Senz’altro da vagliare nella sede giurisdizionale competente. Esse andrebbero chiarite anche alla comunità foggiana, che sarebbe l’unica vera parte lesa economicamente, vittima di una politica comunale denunciata come affaristica e illegale. Certo, il Sindaco Mongelli (non ne dubitiamo, sempre sorridente) e Bruno Longo, questa volta se le danno di santa ragione. Si tratta di due caratteracci poco apprezzabili: Longo è un rabbioso, Mongelli uno strafottente. Entrambi dovrebbero lasciar stare la politica, che è fare concreto, positivo, misurato in ogni sua espressione. Essi, invece, sono sempre i protagonisti d’un sistema locale della politica da sfacelo. Longo, nel suo manifesto, accusa il sindaco Mongelli “imprenditore edile di sinistra” di illegalità e affarismo. “Con il pretesto di un risanamento finanziario (del Comune di Foggia) – sostiene Longo – un gruppo di potere politico-imprenditoriale famelico e parassita determina le scelte amministrative più importanti, come le varianti urbanistiche, come la vendita dei beni comunali … intanto l’illegalità regna sovrana al comune di Foggia, con la complicità di certa dirigenza, che contro ogni principio morale e legale interpreta le delibere del consiglio comunale a favore sempre degli imprenditori e contro gli interessi della pubblica amministrazione”.

Come replica Mongelli sindaco?: 'Le conclusioni del consigliere Longo generano confusione nell’opinione pubblica e comunque sono risibili'.

Noi pensiamo che sullo scenario di una città, Foggia, che degrada anno dopo anno senza che i suoi governanti siano capaci di rimediarvi, simili pronunce siano l’ignobile recita di soggetti tanto sciocchi che essi ormai trovano sistemazione soltanto nell’ambiente mal frequentato d’una politica degenerata. Anche la considerazione che il popolo si faccia confondere dalle loro fandonie è una totale imbecillità. Come è da imbecilli con un manifesto invitare la popolazione dei foggiani a ribellarsi. “Ribelliamoci”, strilla Longo. Quando, con un minimo di senno essi dovrebbero dirsi: “Ci dimettiamo dalla politica. Non siamo utili ai foggiani”. Oppure dovrebbero ascoltare i cittadini che dicono loro: “Tornate a fare il vostro mestiere, se ne avete mai avuto uno”.


Intanto il consigliere Longo ha aggiunto alla sua produzione di scritti-denuncia l’ultima fatica, che riportiamo letteralmente, senza commento alcuno.

"- da Bruno Longo il 20 luglio 2011. Con le improvvise e inaspettate dimissioni del Segretario Generale del comune di Foggia, dr Giuseppe Ferrara, si evidenzia in maniera inequivocabile la insostenibilità di una azione amministrativa che ha vissuto e vive, da circa due anni, più con giochi di prestigio, sotterfugi e furbate, a volte illecite ed illegali, piuttosto che su di una seria e rigorosa programmazione politico-amministrativa. Dopo l’abbandono dell’assessore Lo Muzio con delega all’urbanistica, che non condivideva la lunga stagione delle varianti edilizie, iniziate da Ciliberti e concluse, alla grande, dal sindaco-imprenditore Mongelli, oggi la fuga del dr Ferrara, in un momento cruciale e difficilissimo delle sorti contabili-finanziarie del comune di Foggia, a seguito delle pronunce della Corte dei Conti che insiste sul dissesto finanziario, testimoniano il fallimento su tutta la linea del centrosinistra, incapace di comprendere la giusta via del risanamento ed incapace di comprendere i bisogni della città. Se poi a tutto questo si aggiunge la litigiosità di un maggioranza in consiglio comunale, che spesso non ha i numeri per decidere e la presa di distanza dei maggiori partiti che reggono la coalizione politico-amministrativa del centrosinistra, come nel caso ultimo del partito Socialista, che pubblicamente, addirittura con un manifesto, prende le distanze dal Sindaco, c’è solo da chiedersi quando il primo cittadino getterà la spugna e deciderà di dimettersi, rimettendo il mandato nelle mani dei cittadini stufi di disservizi e tasse. Intanto grave appare il ritardo nella convocazione del consiglio comunale per l’approvazione del bilancio consuntivo e del bilancio di previsione. Evidentemente lo stretto controllo della Corte dei Conti ed il fiato sul collo della Procura della Corte dei Conti, sta frenando il trio Mongelli-Di Cesare-Lambresa verso inutili tentativi di “contabilità creativa”, che ha consentito di recente, con continue violazioni di legge, di “aggiustare” i bilanci in modo da raggiungere un fittizio pareggio, che nei fatti manca nei conti comunali, come testualmente afferma la Corte dei Conti, almeno dal 2009. Preoccupante è, infine, il silenzio del presidente Piemontese, che in maniera veramente singolare, convoca dal luogo delle sue vacanze, il Messico, un consiglio comunale, che poi va comunque deserto per la fuga della sua stessa maggioranza, dimenticando che il 30 giugno scorso era il termine ultimo consentito dalla legge per l’approvazione del bilancio di previsione e dimenticando che, non avendo convocato il consiglio nei successivi 20 giorni, di cui alla obbligatoria diffida di S.E. il Prefetto, crea le condizioni per lo scioglimento del consiglio comunale a norma dell’art 141 del Tuel: scioglimento, che al momento appare come l’unica “buona pratica” possibile. Il sindaco, quindi, invece di ritirarsi in contemplazione dei suoi 2 disastrosi anni di governo cittadino, nel chiuso del chiostro del convento di Santa Chiara, davanti a pochi intimi e dove senza contraddittorio tenterà di beatificarsi, farebbe meglio a convocare il consiglio comunale in aperta e pubblica seduta e rispondere, attraverso un democratico confronto, alle argomentazioni dei magistrati contabili che lo accusano di aver fallito con la sua manovra di risanamento e di aver violato la legge ripetutamente.”












martedì 5 luglio 2011

LE ISTITUZIONI A FOGGIA SONO INEFFICIENTI.

Anche oggi il direttore di una nota televisione locale dedica il suo editoriale alla situazione del degrado della Città di Foggia. Egli delinea un quadro desolante, questa volta non focalizzato sul dissesto amministrativo del Comune e di conseguenza sulla criticità dei disservizi che esso istituzionalmente eroga: controlli per l’ordine pubblico, pulizia della città e quant’altro di competenza. Egli valuta che il malaffare e la corruzione hanno attraversato anche la pubblica amministrazione locale, superando il livello di sopportazione. Per ciò sollecita l’intervento dell’apparato centrale dello Stato. Tutte le istituzioni cittadine, di questa Foggia, manifesterebbero una grave incapacità di gestire le competenze loro attribuite dal Governo centrale. Ebbene, se il termine incompetenza di gestione significa che le istituzioni pubbliche di Foggia non assicurano più alla comunità locale quei servizi per cui il governo centrale le ha costituite, certamente sarebbe a rischio il progresso stesso della nostra popolazione. Se il dissesto economico del Comune è stato in grado di sfregiare l’area urbana in cui viviamo, in modo intollerabile, figurarsi quali disastri sconvolgerebbero lo sviluppo civile della comunità foggiana, se l’inefficienza operativa riguardasse più istituzioni. Insomma, più buio di così… Eppure una tale denuncia, pronunciata pubblicamente, anzi ripetuta per l’ennesima volta, da un serio organo d’informazione territoriale, non può essere ignorata o minimizzata. Proprio per il fatto che essa coinvolge non cittadini dediti al malaffare, all’azione criminale, al danneggiamento della popolazione, bensì accusa le istituzioni pubbliche presenti sul nostro territorio, i loro rappresentanti e dipendenti. E poi, s’è arrivati a chiedere ripetutamente, nel corso della denunzia televisiva, l’intervento di un apparato superiore dello Stato… Intanto cerchiamo di capire quali sono le istituzioni pubbliche che il direttore tv critica apertamente. Non serve elencarle. A Foggia ci sono tutte e … di più. Anzi, quante volte abbiamo pensato al gran numero di foggiani che, come funzionari, dirigenti, impiegati, affollano gli organici di questi enti e, fortunatamente per l’economia di questa città, vi ricavano lauti stipendi. E’ però conseguente pensare che le esigenze dello sviluppo civile di Foggia, trovino col lavoro di tutta questa gente un preciso monitoraggio e quindi una puntuale realizzazione. Così sembra che non sia. E quindi? Qual è lo scenario foggiano sul rapporto soggetti pubblici e declino delle condizioni territoriali ed ambientali? Essendo i soggetti pubblici responsabili della gestione del territorio, quando non sono più in grado di soddisfare le domande ed i bisogni della collettività, agendo con efficacia, economicità, trasparenza, si deve con decisione denunciare chi esercita la funzione amministrativa sul territorio, chi ha il potere di governo. Perché, al di fuori di ogni chiacchiera o favola, il risultato dell’azione amministrativa, cioè la ragionevolezza e legalità delle scelte, la loro adeguatezza allo sviluppo della popolazione e del territorio, il relazionarsi con i cittadini, sono un imperativo categorico per la loro attività. Non giustificato neppure dalla crisi della politica, sia nazionale sia territoriale, colpevole d’avere lasciato che le istituzioni pubbliche si trasformassero in soggetti indipendenti, restii al controllo, affatto autoreferenziali. Fenomeno quest’ultimo assolutamente riscontrabile per le istituzioni foggiane. Della patologia di qualche soggetto pubblico operante sul territorio di Foggia, abbiamo spesso scritto. Così come abbiamo insistito sul fatto che la responsabilità circa i risultati negativi riflessi sul territorio locale da parte di queste istituzioni, discendono dal cumulo di demeriti sia personali sia funzionali che accomunano i dirigenti e dipendenti. Per promozioni, assunzioni, premi di produzione, elargiti senza criterio di meritocrazia. A Foggia abbiamo tante di queste realtà che sono apertamente, cioè dolosamente, la negazione d’ogni criterio inerente all’amministrazione pubblica. E vanno con forza e puntualità denunciate allo Stato. Non giriamoci attorno, tanto meno leviamo gli occhi al cielo. Nessuno lassù risolverà i nostri problemi.

Prendiamo in esame la funzione Sanità, il soggetto pubblico che governa le esigenze della salute dei foggiani e della popolazione dei Comuni provinciali. L’ASL FG sembra sia ormai la classica diligenza, sotto l’attacco della politica peggiore, degli affaristi più spregiudicati, a causa delle enormi risorse di denaro pubblico che gestisce. Riportiamo di seguito i titoli di cronaca più recenti circa l’ASL FG: “scandalo sanita’: vergogna – illegalita’ sprezzante” –“azzerare tutti i vertici asl fg” – “una battaglia per la trasparenza dopo gli arresti nella Asl di Foggia ed altri scandali” - “Assenteismo alla asl fg” – “corruzione turbativa d’asta e falso – 4 arresti all’asl fg”.

Passiamo alla funzione del Commercio che, qui a Foggia, sembra essere sempre ai livelli della prova e del noviziato. Al suo sviluppo presiede la “Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura”. Di Foggia. Un altro scatolone istituzionale, che andrebbe svuotato delle sue inutilità croniche e revisionato, in modo da arrivare a realizzare anche qui, nella nostra città, le finalità istituzionali che la legge dello Stato gli assegna. Questa Camera… di Foggia, concretizza appieno le sue finalità?: promuovere gli interessi commerciali ed industriali attraverso l’offerta di servizi reali, fornire gli interventi di assistenza, di informazione economica, di formazione professionale, di studi e ricerche di mercato per adeguare la dimensione produttiva locale ai nuovi scenari economici europei… No, se consideriamo che nel nostro territorio tante imprese finiscono fallendo e che tra quelle che sopravvivono poche sono le aziende valide, troppe quelle paralizzate dal debito con le banche, con gli usurai, col fisco.

Dell’inefficienza amministrativa del Comune e della Provincia di Foggia abbiamo scritto a iosa. Questa volta, ci teniamo a distanza dai soggetti, i politicanti, quelli eletti per governare lo stato della società foggiana. Sintetizziamo soltanto che essi personificano il progressivo arretramento delle condizioni sociali e territoriali, sia del Comune di Foggia sia della Provincia. Condizioni portate al disastro e che ancor oggi peggiorano. Detto questo, comunichiamo che da anni Comune e Provincia, a Foggia, in concreto, non esistono più come istituzioni. Perché sistematicamente, da anni, non producono quei servizi sociali e territoriali che ne giustificherebbero l’esistenza ed i costi d’esercizio. Eppure questi baracconi amministrativi hanno organici smisurati: di funzionari, di dipendenti, d’incaricati. Tutti ben retribuiti. Molti ritenuti ricorrentemente degni di promozioni, premi, incarichi, legati a manifeste capacità professionali, meritevoli d’essere gratificate con notevoli aggiunte d’euro allo stipendio. E però i frutti di un lavoro ben definito istituzionalmente e ben retribuito, non li riscontriamo nella nostra società comunale, nè in quelle provinciali. Anzi, sono ben visibili, ben misurati statisticamente, i degradi annuali che hanno precipitato le nostre condizioni di vita urbana sino al fondo delle classifiche nazionali. Considerato poi che i palazzi in questione sono occupati dai partiti di una politica tanto infamante e corrotta, da procurare danni visibili ai cittadini, sarebbe bene che essi venissero chiusi, su pronuncia del governo nazionale: s’abolisca l’ente provincia di Foggia, come si vorrebbe fare con tutti gli enti provincia della nazione. Si dichiari ‘non virtuoso’ il Comune di Foggia e si liberi quel palazzo dai mercanti che lo occupano. Per consentire che a Foggia si rifondi un rapporto istituzione-cittadino chiaro, trasparente, onesto. Lo stesso parametro di funzionalità venga utilizzato, con la partecipazione di appositi comitati di cittadini foggiani, per considerare funzionalità e costi di tutte le istituzioni presenti sul nostro territorio. gma