giovedì 2 luglio 2009

GOOD MORNING FOGGIA -gio 2 luglio 2009

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SAN PIO, PADRE PIO, PENSACI TU... TUTTO QUEST’ORO…

Quando s’è saputo di più sulla Cripta che accoglierà le spoglie di San Pio (commenti e foto nel post di ieri, mercoledì 2 luglio), subito definita la “Cripta d’oro”, s’è detto delle polemiche avviate dai fedeli di tutto il mondo a proposito dello sfarzo d’oro abusato per il rivestimento dello stanzone che contiene la cripta stessa.

Esse sono sintetizzabili in un atto d’accusa, che certo è cosa diversa da una banale polemica: “...l’utilizzo di tutto quell’oro… uno sfoggio di potenza e ricchezza. I frati francescani si stanno comportando come i grossi gruppi del turismo internazionale... Ecco cosa è San Giovanni Rotondo, un luogo turistico che di spirituale sta conservando molto poco... contro il volere del Santo, il suo modo di vivere nel nascondimento e sopratutto contro la spiritualità francescana che è tutta nascondimento e minorità, semplicità e povertà di beni...”.

Alle accuse ha replicato il portavoce dei frati cappuccini di San Giovanni Rotondo, frate Antonio Belpiede. Vogliamo ripetere le sue parole, chissà riusciamo ad analizzare attraverso esse la ragione che ha motivato la scelta di un simulacro sì sfarzoso, nella mente dei cappuccini.

Il frate respinge le polemiche sullo sfarzo, giustificando l’uso dell’oro "in tutte le basiliche antiche della cristianità e anche nella basilica inferiore di Assisi dove si celebra il passaggio dalla morte alla vita: il dipinto in oro è quello che celebra la gloria di San Francesco. Di fronte alla gloria di san Francesco salta via tutta l'austerità e la povertà. La Chiesa ha sempre fatto questo tipo di scelta. Se qualcuno non la pensa allo stesso modo è libero di farlo''. Insomma, un’affermazione senz’altro illogica, reticente, che non risponde alla domanda: “tant’oro, s’addice alla celebrazione post mortem di San Pio? Esso è la giusta luce lungo quel cammino che lo riconduce a Dio?” Di questo non c’è risposta nelle parole di frà Belpiede.

A questo punto, dopo avere sentito il pensiero del frate, chiariamo, a chi non lo sapesse, non certo al frate cappuccino, che l'Ordine dei Frati Minori Cappuccini è uno dei tre ordini religiosi mendicanti maschili che oggi costituiscono la famiglia francescana. Sono quegli ordini ai quali la regola primitiva imponeva non solo ai frati, ma anche per i conventi, l'emissione di un voto di povertà, la rinuncia a ogni proprietà. Ogni sostentamento era legato unicamente alla raccolta delle elemosine (questua) secondando l'ideale evangelico dell'imitazione di Cristo in una vita semplice, fatta di povertà e penitenza, predicazione e opere di carità. San Francesco, San Pio sono stati e saranno esempi, l’effigie di questa missione. Un’effigie che non ha certo bisogno dell’oro per trovare memoria di fede. Quanto poi al riferimento al dipinto in oro (cosa ben altra rispetto all’aurificazione massiccia del vasto locale che disperde e confonde il pellegrino che invoca San Pio) che raffigura San Francesco nell’ultima vela della basilica papale d’Assisi, ecco le parole che abbiamo trovato nel sito ufficiale della Basilica: “... in questa cripta severa e disadorna, riposa Colui «che fu tutto serafico ardore». Qui, nel rozzo sarcofago di sasso, contenuto nel pilastro eretto al centro del vano a crociera, è il Sacro Corpo del Poverello. In quel punto lo nascose, integro, Frate Elia, nel 1230, rendendolo inaccessibile a qualunque possibile violazione. Nel 1818, dopo 52 notti di lavoro, i Frati del sacro Convento, autorizzati da Pio VII, giungevano col piccone a rimettere in luce il prezioso Tesoro che fu racchiuso in un’urna di bronzo sigillata della Santa Sede; nel 1820 fu aperta la vasta cripta, scavata nella viva pietra; 1932 su disegno dell’Arch. Ugo Tarchi venne realizzata l’attuale sistemazione, in luogo di quella neoclassica dell’800.” Non siamo stati ad Assisi, ma, anche frà Belpiede, non ricava da queste parole un’idea di semplicità commemorativa e celebrativa di quel Santo e del Sacro Corpo del Poverello?

Allora, la scelta di tanto oro attorno alla Cripta destinata a San Pio, chi l’ha fatta?

Fossero stati i frati cappuccini di San Giovanni Rotondo, bè, c’è da dire che questi hanno smarrito la ragione della missione francescana, forse perché confusi dal tanto denaro con il quale i fedeli di Padre Pio continuano ad imbottire il luogo del culto. Neppure l’idea di dare una glorificazione superlativa o esaltativa unica al Santo, rimettendola attraverso le sensazioni che il prezioso metallo suscita, sarebbe una scusante, anzi…

Se invece il concetto dell’oro che celebra la gloria, come "in tutte le basiliche antiche della cristianità e anche nella basilica inferiore di Assisi”, è papale, ovverosia della pontificia Chiesa Romana che l’ha esportato ed applicato ed imposto anche per la sacralità di Padre Pio, ebbene tutto ci diverrebbe più chiaro. Il che non significa approvare, anzi...

L’idea dell’influenza papale ci è venuta visitando il sito della Basilica di San Francesco d’Assisi. Attraverso esso riusciamo a vedere anche proiezione e prospettive della realtà della papale basilica di San Pio, in San Giovanni Rotondo. gma

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