domenica 29 luglio 2012

FOGGIA & IL CIRCO DELLA POLITICA

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La giunta comunale ed il suo primo autore-attore, il sindaco Gianni Mongelli, continuano a mandare in piazza lo spettacolo di una politica indegna, finanziato con i soldi dei cittadini foggiani. Cittadini che sono sempre più ‘incazzati’. Al punto che, in tanti, si stanno costituendo in associazioni e comitati, per liberarsi definitivamente di questi pessimi attori politici, i quali neppure vogliono rendersi conto dei gravi danni che causano alla città.

Questi, continuano a circolare indifferenti: le facce di bronzo, il sorriso da ebeti, lo sguardo superbo, un dire borioso e privo di ragione. Sono in giro dappertutto. Danno a vedere d’essere indaffarati, come sempre. Ma, a parlargli, scopriamo, ne eravamo certi, che pensano sì ad andarsene ma, … in vacanza. Tant’è che essi si sono già ‘piazzati’ per l’eventualità di nuove elezioni comunali. Alle quali non intendono rinunciare. Anzi, costoro sono certi di ricavarne una nuova elezione.

E’ il circo della Politica qui a Foggia. Senza offendere il Circo e i circensi e gli animali, che vi lavorano con maestria per dare spettacolo e divertire il pubblico. Col circo della politica foggiana c’è solo da inorridire ed incazzarsi. Ebbene, abbiamo preso un campione di questi politici foggiani. Nemmeno dei peggiori. Senza cercarlo appositamente. Per averlo incontrato casualmente per strada. Gli chiediamo se ha da dirci qualcosa di nuovo, che sia meno peggio di tutto ciò che si dice in città. Egli si fa serio, s’inerpica di parecchi centimetri oltre la posa della sua altezza normale e, con voce studiata, quasi da comizio di piazza, ci recita così: <<Questa Città non ha speranza di crescere, perché la sua popolazione è apatica, non ha voglia di lavorare. Vedete quanta sporcizia c’è in giro? ...>>.

Ma non è la Politica -suggeriamo noi- che lei rappresenta da un trentennio, a non assicurare il normale servizio di raccolta dei rifiuti. E le strade dissestate? I marciapiedi disastrati? I giardini della Città, la Villa comunale: essiccati e stravolti dai rifiuti?

<<La Politica –risponde l’assessore da noi rimbrottato- e noi politici foggiani, con il sindaco Mongelli, stiamo dando il meglio, facciamo sacrifici, tanto lavoro fuori orario, per evitare che arrivi un commissario ‘da fuori’ a strapazzare come animali voi concittadini… Scusatemi se vi lascio. Sono stanco e ho la mente già in ferie>>.

Oh c…. Quanto siamo incazzati. Dopo avere sopportato questo penoso recitare: insulso dai toni alla maschera, sino al gesticolare.

Forse servirebbe proprio l’assegnazione di un commissario statale, per il normale governo di questa città. Per mettere ordine nei conti passivi del Comune e per avviare un realistico progetto di soluzione ai gravissimi problemi di questa Foggia.

Oppure, ci sarebbe di meglio da fare. Dovremmo essere noi foggiani a prendere per le briglie cotanti asini, sferzarli, per arrivare a dire: <<Qui cascò l’asino… Pure se ricco e bardato, torni alla sua stalla>>. Questi politici, che hanno fatto i loro comodi dicendo di governare Foggia, devono tornarsene nelle caverne, nelle tane, da cui uscirono per fare intrallazzo della Politica.

Il-circo-della-POLITICA-A-foggiaChiudiamola con il circo della Politica qui a Foggia. Non se ne può più di sentire consiglieri comunali dichiarare <<… Tutto rientra nella tragica normalità della politica, che continua imperterrita con i suoi giochetti e con i suoi ricatti senza nessun rispetto per le gravissime problematiche di Foggia>>. Come se essi fossero normalità della politica locale. Come se una politica, anche la loro, fatta di giochetti e di ricatti non sia la prova di un governo incapace e disonesto.

E’ il circo della Politica qui a Foggia. Senza offendere il Circo e i circensi e gli animali.

Vogliamo concludere tracciando un quadro esemplificativo del curriculum personale dell’assessore che incontrammo e con cui scambiammo qualche battuta, come trascrivemmo innanzi. Credeteci: non è certo dei peggiori. Esso è mediamente significativo del generale corso politico di codesti marpioni.

o Assunto in una Banca locale su pressioni di un partito politico.

o Dopo un mese messo in riposo sindacale

o Eletto consigliere alle elezioni comunali di Foggia

o Separato dalla legittima consorte

o Si unisce e convive con altra donna

o Acquisto di casa al centro città

o Acquisto di un’autovettura di prima classe

o Acquisto della casa al mare

o Nessuna traccia considerevole dell’attività politica.

o In pensione per l’impiego bancario

o Continua l’a-fare della politica.

Di che meravigliarsi se Foggia, la nostra Città, da un quarto di secolo disamministrata da gente simile, è campione nazionale o Capitale del dissesto finanziario, del degrado ambientale e civile?

Fatti salvi i non credenti, gli intellettuali presunti, gli associati per la lotta alle cacche dei cani e …

venerdì 20 luglio 2012

MONGELLI RIPENSACI PURE. MA POI RICONFERMA LE DIMISSIONI.



I foggiani lascerebbero passare le tue promesse elettorali. Mai mantenute. Ma non gli ulteriori danni causati alla città di Foggia in nome e per conto di un’oligarchia di partito che neanche è foggiana.


C’è chi dice che con le dimissioni del sindaco Mongelli anche a Foggia la Politica chiude un’era.

Attenti! Il riferimento è a quella vecchia politica che tiranneggiava col suo potere, campanile dopo campanile, sezione di partito dopo sezione, qualsivoglia cittadinanza nazionale, per l’arricchimento personale degli eletti.

Qui a Foggia quella vecchia politica, disonesta ed antidemocratica, ha causato gravi danni, per ‘mano’ di qualche tirannucolo locale. Qui, a Foggia, partiti di destra e di sinistra, hanno gonfiato le società pubbliche di assunzioni e di debiti in cambio di voti. Per questo il Comune di Foggia si trova in gravi difficoltà finanziarie ed economiche. Dalle quali è difficile venire fuori anche per la crisi attuale della nazione e per il rigore montiano che centellina ogni euro. Insomma, questi politicanti ladri hanno poco o niente da gestire. Certo essi non possono ripetere il delitto perpetrato con le amministrazioni comunali cittadine, dal 2006 al 2008: gli operai delle manutenzioni che non lavoravano, per ‘mancanza di macchinari adatti’, a sentir loro, eppure percepivano gli stipendi; mentre la politica affidava gli stessi servizi a ditte esterne per 12 milioni di euro di lavori urgenti”.

“Tutti debiti fuori bilancio”, denuncia Mongelli. Subito dopo avere dichiarato le dimissioni da sindaco.

To’, Mongelli che comincia a dire ‘tra i denti’ qualcosa di suo? No! Macché. Egli sa che coloro che hanno autorità e responsabilità di Stato non lo ascolterebbero. Anche se a denunciare è il Sindaco di Foggia. Il quale avrebbe tante da dirne: sul rapporto che lo annoda al partito politico che lo propose come sindaco; sulla reale situazione di debiti trovati al momento della sua investitura e mai denunciati pubblicamente; sulle soluzioni che egli aveva da proporre ai concittadini per salvare il Comune dal dissesto.

E, sui numerosi soggetti da lui scelti, sostituiti, scelti, come suoi assessori? Chi ne parlerà?

Mongelli dice di dimettersi perché è stato abbandonato da tutti. “Io – dice Mongelli - sono solo”. Ma come, sindaco Mongelli? Hai i cittadini ai quali rivolgerti per parlare della tua solitudine. Ai quali chiedere supporto politico e comunitario. Non sei convinto che un tuo sincero appello trovi nell’istinto di noi foggiani la giusta comprensione?

Vedete, il fatto è che la Politica, specie quella disonesta, è omertà e silenzio; anche minaccia e paura. Siamo convinti che la politica del silenzio sia quella che sta portando alla rovina completa questo Comune, la nostra Città. Tanti cittadini ne sono convinti. Ogni giorno di più. Assistendo alla condizione di vita urbana, obbrobriosa, che li assale appena fuori dall’abitazione.

Sappiamo di iniziative spontanee, da parte di volenterosi e sempre più incazzati cittadini foggiani, i quali stanno costituendo comitati cittadini per ‘svegliare’ le istituzioni statali in loco e per indurle a fare le loro funzioni doverose. Se i vari comitati diventassero un grande, unico, comitato cittadino, siamo convinti che: Foggia, i foggiani, riuscirebbero a risanare il marciume di qualsiasi istituzione pubblica; essi saprebbero eleggersi amministratori onesti e volenterosi.

Non ci sarà debito comunale che tenga una città schiava del malaffare. gma

mercoledì 18 luglio 2012

MONGELLI SI DIMETTE DALLA CARICA DI SINDACO DI FOGGIA.

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Ancora 20 giorni d’attesa. Che non vi siano ripensamenti o, peggio, rim…pianti.

Poi, il Prefetto inizi la procedura di scioglimento del Consiglio comunale. Interrompa tutte le cariche politiche. Mandi a casa consiglieri ed assessori. Fermi i cittadini violenti.

Foggia venga restituita alla civiltà.

Cosa ha indotto il sindaco di Foggia a dimettersi, a formalizzare nello stesso giorno al protocollo la sua decisione? Si è davvero conclusa l’era del governo municipale di Gianni Mongelli? C’è pur sempre l’iter formale da rispettare: la convocazione del consiglio comunale; l’avvio della discussione politica su un atto destinato anche a sciogliere il consiglio comunale. Il termine dei venti giorni dalla convocazione del consiglio, affinché le dimissioni diventino irrevocabili… E’ comunque un periodo lungo da passare. Intanto è prossimo il “tutti in vacanza”. Però, alla fine, i cittadini di Foggia assoderanno se e quanta coerenza sia riuscita a pronunciare la politica dei partiti politici territoriali, in nome del salvataggio della Città di Foggia. Una politica che in un ventennio di governo cittadino, ha portato sino al fallimento la cassa del Comune. Dopo avere messo in ginocchio lo stato della vita sociale ed in condizioni di grave degrado l’ambiente cittadino. Di fronte alla cruda ed innegabile realtà di una Foggia, così come la vediamo noi foggiani, a parte quella valutazione riguardante la vivibilità urbana, che la umiliò agli ultimi posti dei comuni italiani, francamente noi non piangiamo lacrime se questo Sindaco in dimissioni metterà in condizione noi cittadini foggiani di sceglierci un sindaco altro: se non altro più informato e formato, per facilitare l’avvio di un realmente valido programma di rivalutazione della nostra Foggia. Che ciò avvenga dopo il periodo di governo di un commissario ‘prefettizio’ neppure deve spaventare noi foggiani. Chi è peggio di un Agostinacchio, di un Ciliberti, di un Mongelli?: tutti sindaci di Foggia nell’ultimo ventennio. Sindaci del partito della destra o della sinistra. Monocratici del declino urbano e civile di Foggia. Primi responsabili di un’amministrazione comunale deficitaria: cattivi amministratori e pessimi amanti della nostra città. Non sia che noi foggiani non siamo corresponsabili di questo periodo di degradamento civile. Sia perché fummo noi a sceglierci democraticamente quei sindaci. Sia perché, ancora oggi, primeggiamo ad abusare di paroloni come cultura, senso civico e delle istituzioni, modernità e progresso, senza conoscerne i valori e quindi senza praticarli esattamente. Anche se a parziale scusante di questo obbrobrio generale, c’è il fatto che, qui a Foggia, enti istituzionali e loro dirigenti, sono ir-responsabili oltre il lecito di assenteismo, anzi, di abuso, anzi di assoluta incapacità di governare il pubblico. Eppure questi sanno essere marpioni dell’affare. Si manifestano tutti e subito insuperabili nel farsi i loro affari privati. Vale ancora oggi il detto popolare: “sti’ pulit’c so arr’vt chi pezz n’gul e si sono fatti appartamenti, ville di proprietà al mare e in montagna… S’ sò aggiust’t pur i parint"?

Non parliamo del Comune. Non parliamo della Provincia. Non parliamo della Questura. Non parliamo del Tribunale. Neppure della locale Camera di Commercio. Non pensiamo ai loro dirigenti e funzionari. Quindi non parliamo né buttiamo la croce addosso ad un Mongelli, sindaco dimissionario.

A farci felici è il pensiero di tutti i ‘governanti’ padroncini, ancora oggi esercitanti cariche politiche in questo Comune, quando se ne torneranno nel loro privato. Il mondo sbaglia, ma noi faremo in modo che essi non riappaiano come rappresentanti del popolo in amministrazioni pubbliche.

Perciò un periodo di commissariamento ‘esterno’, può servire alla nostra Città. Come in genere è stato in altre situazioni simili. Per rinsavire la politica locale. Per confinare nella spazzatura i soggetti indigeni indegni, insieme con i disonesti. Per fare riemergere, della cultura, il valore partecipativo, quello di fare insieme, con onestà diffusa, l'interesse comunitario. gma

lunedì 9 luglio 2012

Amica: fallimento di Mongelli - Nota stampa firmata da Bruno Longo e Paolo Agostinacchio

Foggia&Foggia n.429  -news del 06/07/2012 13.27.00

La lunga agonia di Amica spa è ingloriosamente terminata, con una perdita secca, oltre che patrimoniale, anche di idee, di lavoro, di tradizione e cultura del territorio che durava da oltre mezzo secolo.

E´ una realtà riscontrabilissima, che l´Amica negli ultimi tempi, era diventata la 'terra di nessuno', un´entità 'borderline', stando ai dati appresi dalla lettura delle decisioni degli Organi Giudiziari interessati al caso, dove tutto era possibile fare  -  con grande superficialità  -  lontano dai riflettori del Consiglio Comunale e spesso con inaccettabili interpretazioni della norma, dove tra errate e non comprensibili scelte aziendali, tra assunzioni con metodi di gestione opinabili, tra vertiginose spese correnti ed investimenti assurdi e improduttivi, si è consumato, in colpevole assenza di strategia e di controllo di chi di dovere, la fine di una azienda, che ora apre inquietanti risvolti sul futuro occupazionale dei dipendenti e sull’assicurazione di un servizio efficace per l´igiene cittadina.

Il fallimento dell’Amica è l´immagine speculare del fallimento politico - amministrativo del sindaco Mongelli, nonché del centro-sinistra, e delle dubbie e apparentemente confusionarie scelte gestionali e amministrative.

Il sindaco Mongelli deve dare spiegazioni sui motivi che indussero nel gennaio 2010 l´arch. Aimola, all’epoca Presidente dell’Amica, a non consegnare i libri contabili al Tribunale con la richiesta di amministrazione controllata, che poteva essere ottenuta sulla base della debitoria all’epoca esistente, non certamente quella di oggi.

Il sindaco, inoltre, dovrà chiarire alla luce di quanto scritto nelle motivazioni del Tribunale di Foggia e della Corte di Appello di Bari, in relazione al Fallimento Amica, i motivi della richiesta, con notevole ritardo, della procedura per l´ammissione ai benefici della legge fallimentare (Prodi-bis) ed i criteri del piano di risanamento, a base del bilancio aziendale, ritenuti inaccettabili dagli Organi Giudicanti. Il Primo cittadino, tra l´altro, dovrà chiarire le ragioni della opposizione alla sentenza di non fallibilità pronunciata dal Tribunale Fallimentare di Foggia: opposizione che, come è noto, fu accolta ed al seguito oggi l´azienda è definitivamente fallita con ricaduta della debitoria sull’avvenire dei lavoratori, sulla qualità del servizio, sui cittadini tutti.

Deve essere motivata dal Primo cittadino la scelta di nominare responsabili unici, consulenti, di varare consulenze ad hoc, come quella per i rapporti con il Ministero dell’Economia, con un costo di migliaia di euro a carico delle casse comunali.

Alla luce del fallimento su tutta la linea dell’azione del sindaco e del centrosinistra, registriamo dichiarazioni del Primo cittadino sconcertanti, come quella di attuare le direttive del consiglio comunale per un gara, con l´ingresso del 40% di imprenditori privati, quando questo sarebbe dovuto accadere già 14 mesi orsono, quando appunto l´Aula approvò il provvedimento.

C´è da chiedersi a questo punto perché il sindaco ed il partito egemone della coalizione, il PD, abbiano atteso tutto questo tempo per iniziare l´importante ed indispensabile iter?

La Destra, in data odierna  -  anche telegraficamente  -  ha chiesto la convocazione del Consiglio Comunale, per porre e discutere in Aula di questi ed altri inquietanti interrogativi riferibili alla vicenda della ormai, purtroppo, defunta azienda Amica.

Bruno Longo  -  Capo Gruppo La Destra
Paolo Agostinacchio  -  Consigliere Comunale

Foggia&Foggia n.494

L´Amica tra fallimento e inchieste mette la città sempre più in ginocchio

di Christian Danza

Asl, Gema, Amica, Us Foggia, Teatro Giordano, Mediterraneo, Cattedrale, degrado, decoro, prospettive. In una parola fallimento.

      Il fallimento delle speranze e delle ambizioni, della voglia di credere ancora alla politica e a certi dirigenti, l´assuefazione al malaffare e agli interessi individuali, l´incapacità di predisporre strategie lungimiranti, togliere i rami secchi, dotarsi di amministratori, in ogni ambito della società, capaci, coraggiosi, dotati di attributi. Foggia è stanca, Foggia è in ginocchio, si lecca le ferite, conta i disastri e vive, ormai da tempo, all’insegna del salviamo il salvabile.

Anche se ormai sembra davvero troppo tardi.

L´Amica è fallita. Non è una notizia dell’ultima ora, nel senso che il fallimento dell’azienda foggiana dedita alla raccolta dei rifiuti in città era ormai sentenza scritta già da tempo.

In ogni caso, nella vicenda Amica tutto ruota intorno al degrado. Quello urbano, evidente, sotto gli occhi di tutti e subito da tutti. Il degrado morale, che vien fuori giorno dopo giorno dalle inchieste che gravitano sui vertici aziendali.

Dopo che grazie alla Procura erano emerse, inquietanti, le pressioni esercitate dalla mafia all’interno di Amica, oggi un nuovo filone di indagini, che prendono le mosse dall’inchiesta sul fallimento di Daunia Ambiente, riguarda la figura di Michele Simone, 57enne, commercialista e direttore dell’Amica, indagato per bancarotta fraudolenta perché, a detta dell’accusa, Simone avrebbe spinto affinché i vertici di Daunia Ambiente (fallita, sarà bene ricordarlo, nel 2010, la società si occupava della raccolta differenziata) non versassero ai propri dipendenti, un centinaio in tutto, i doverosi contributi Inps ed Inail. Decisione, quella di versare solo il netto degli stipendi, presa da Amica ma avallata dal Cda di Daunia Ambiente, che non ha mai denunciato formalmente la pratica illegale che, sempre secondo l´accusa, era utile a tenere buoni e soprattutto zitti e pacati gli stessi lavoratori, presi per la gola e per la legittima esigenza di mettere il piatto a tavola. Il caso Simone ha preceduto soltanto di poche ore la notizia, ufficiale, del fallimento dell’Amica. Ricorso rigettato in Corte d´Appello e all’orizzonte una nuova e forte crisi dentro e fuori Palazzo di Città.

Il sindaco assicura che sarà fatto di tutto per evitare conseguenze drammatiche, per la città e i lavoratori e in che modo dovrà spiegarlo il prossimo 11 luglio davanti al giudice delegato per il fallimento. Ma allo stato attuale il contratto di servizio per l´esercizio provvisorio fino a fine 2012 non potrebbe essere sottoscritto, poiché l´azienda è in fase di liquidazione e male si sposa con un´azienda comunque in fallimento. Inoltre il corrispettivo annuo è in diminuzione (ci sono i 140mila euro al mese destinati alla ditta Frisoli) e mancano quei 4 milioni in ballo già da qualche mese e che Mongelli aveva garantito grazie all’utilizzo da parte di altri comuni, della discarica.

Inoltre all’interno del contratto di servizio sarebbero indicate voci che, secondo la curatela, sarebbero troppo vaghe e generiche, con il pericolo di creare nuovi equivoci e ulteriori disagi. Per fare un esempio laddove si parla di decoro, questo potrebbe essere inteso anche come cura del verde, o operazioni di pulizia dei muri della città, prestazioni che non rientrano nelle competenze di Amica.

In più grava l´ulteriore termine del 20 luglio prossimo, giorno in cui scade l´ordinanza sindacale che permette all’azienda foggiana di occuparsi della raccolta dei rifiuti.

mercoledì 4 luglio 2012

AMICA SPA L'AZIENDA COMUNALE FOGGIANA PER LA RACCOLTA DEI RIFIUTI E’ FALLITA ANCHE PER IL TRIBUNALE DI BARI.

CON AMICA FALLISCONO: LA POLITICA LOCALE, L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE, IL SINDACO MONGELLI. SFIDUCIAMOLI E… TUTTI A CASA.

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Amica è fallita, in 300 rischiano il posto
I ricorsi del Comune non vanno in porto

La decisione della Corte d'Appello di Bari. Sono attese
le motivazioni delle sentenze. È corsa ai nuovi contratti.

FOGGIA - Non c'è più speranza di salvare la società comunale Amica spa. La Corte d'Apello di Bari ha confermato il fallimento della società. Le sentenze sono state depositate in tarda mattinata. Secondo le prime indiscrezioni, su un ricorso presentato dal Comune i magistrati hanno dichiarato l'inammissibilità, mentre su un altro sarebbe stato rigettato. Le motivazioni, attese da oltre un mese, sono contenute in una cinquantina di pagine.

IL CLAMORE - La notizia si è diffusa presto a Foggia. Forze politiche e sindacati hanno tempestato di telefonate l'ufficio di gabinetto del sindaco per ricevere conferme. L'Amica, che è già in esercizio provvisorio da gennaio scorso, ha oltre 300 dipendenti. Nelle prossime ore dovrà essere firmato un nuovo contratto di servizio, ma c'è più di un ostacolo da superare. Sul fronte politico la conferma del fallimento avrà sicuramente conseguenze sulla crisi già in atto sulla giunta guidata da Gianni Mongelli.

Antonella Caruso -03 luglio 2012 –Il Corriere del Mezzogiorno.

Sembra che la conferma del fallimento di uno dei servizi primari che l’Amministrazione comunale di Foggia deve assicurare alla cittadinanza, quello della raccolta dei rifiuti e della pulizia dell’ambiente, debba essere letto nella sentenza tribunalizia di una Corte d’Appello, quella di Bari e, peggio, nelle motivazioni in essa contenuta. Quando invece la Città di Foggia è condannata a vivere da anni col cumulo di rifiuti che lordano le sue strade, i marciapiedi, le aiuole, i giardini. Ciò, per l’incapacità manifesta di una politica locale che, ormai, è ridotta alla potestà antidemocratica di qualche piccolo oligarca di provincia. Il sindaco e gli amministratori e i politici locali forse non frequentano le strade cittadine, parco san felice, la villa comunale. Così hanno aumentato ai foggiani la tassa sulla raccolta dei rifiuti urbani, senza che esistesse un servizio degno di tale nome. Forse i giudici d’appello di Bari ne sapevano di più ed hanno sentenziato che l’Amica spa, consociata del Comune di Foggia per la raccolta rifiuti, cessasse per manifesta incapacità dei suoi amministratori, ovvero politicanti buoni solo per ammonticchiare debiti, per depauperare il patrimonio in beni e attrezzi della società, senza pagare i fornitori, senza tenere pulita Foggia. Oggi che il fallimento dell’Amica spa è stato dichiarato definitivamente, sentiamo parlare di trecento operai dell’Amica che rischiano di perdere il posto… A causa d’una sentenza di fallimento? Che pure serve a tutelare i creditori della spa? No. Anzi, ed i sindacati riflettano, riteniamo che non solo il piano di lavoro, ma anche quello dell’organico dell’Amica, meriterebbero una giusta indagine da parte della Magistratura. Perché l’Amica spa è uno dei mostri generati dai lestofanti che affollano la politica locale, i cui adepti, privi di titoli e merito, affollano le istituzioni cittadine, mandando al fallimento ogni ufficio pubblico.

Ciò si legge tra le righe con cui la Corte d’Appello di Bari motiva la sentenza di fallimento dell’Amica spa del Comune di Foggia, la quale chiama in causa assessori comunali, dirigenti, tecnici, consulenti strapagati. Ne viene fuori una insulsaggine singolare e certo una azione delinquenziale colpevole durata per oltre un decennio in danno dell’intera comunità di Foggia. Alle quali non può il Sindaco Mongelli dichiararsi estraneo. In verità, dopo questa circostanza, egli ha manifestato l’intento di dimettersi. Lo faccia, Sindaco Mongelli. Lei non è stato un buon Sindaco, né potrà mai esserlo. Lo faccia per il bene di questa comunità. Nella speranza che essa reagisca a questo stato della politica; che si liberi delle chiacchiere dei vari partiti; che acclami come sindaco un cittadino onesto ed amante del bene di Foggia.

Chiudiamo riportando l’analisi sul tema, ad opera di un bravo giornalista foggiano.

Un tracollo dopo anni di sprechi clientele e contatti con la malavita

di FILIPPO SANTIGLIANO

A scorrere la sentenza dei giudici d’appello del Tribunale di Bari, gli stessi che in un primo momento avevano accolto un altro ricorso contro il fallimento di Amica, c’è da rimanere sorpresi se non stupiti. Nel lungo elenco di commi, codicilli e richiami di legge emerge una fotografia plastica della sciatteria, a questo punto bisogna chiedersi se per scelta, che ha accompagnato la difesa della ex municipalizzata davanti ai giudici di appello di Bari e che chiama in causa il drappello di tecnocrati e consulenti (già pagati) che dovrebbero forse rispondere più compiutamente alla città del lavoro fatto (male). I giudici del Tribunale di Bari, infatti, fanno riferimento ad un «approccio difensivo » complessivamente errato, senza il sostegno di indicazioni precise e, soprattutto, di «un progetto di risanamento». Ovvero numeri. Anche i riferimenti alla costituzione di società miste pubblico privato, secondo i togati d’appello del capoluogo regionale, non avrebbero avuto riscontri e soprattutto «praticabilità effettive».

Non è tutto. Il voluminoso piano di risanamento aziendale sarebbe stato sottoscritto con sigle, e non con firme in calce, senza date e per di più con l’ultima pagina anonima. Assurdo. Insomma, se questi sono gli atti è chiaro che l’epilogo non poteva che essere negativo. Sono tante, dunque, le zone d’ombra che accompagnano la conferma del fallimento della ex municipalizzata Amica e a nulla è servito il ricorso del ministero dell’Economia e dello sviluppo che, unico caso in Italia, aveva dato il suo assenso preventivo all’ammissione dell’Amica alla legge «Prodi bis», la salva aziende, quella utilizzata per intenderci da Alitalia, Parmalat e dall’azienda per la raccolta dei rifiuti di Palermo (per restare al core business della contesa giudiziaria). Così alla fine ha fatto più testo la relazione negativa del commissario giudiziale, Francesco Perrone, nominato proprio dal ministero dell’Economia per traghettare l’Amica verso l’amministrazione straordinaria. Relazione negativa che, in un certo senso, è stata appunto sconfessata dal ricorso del ministero dell’Economia in sede di appello ma nel dibattimento, come sempre, fanno testo gli atti. E tra gli atti, evidentemente più credibili del voluminoso piano di risanamento, vi era appunto la relazione del commissario giudiziale.

Ora, a parte la questione della continuità del servizio (l’esercizio provvisorio concesso dal giudice delegato al fallimento scade il 31 dicembre di quest’anno) e della tutela dei livelli occupazionali (in tutto 350 dipendenti che si occupano di raccolta e anche degli impianti di trattamento dei rifiuti), il timore è che il fallimento dell’Amica possa travolgere l’azione triennale di risanamento dei conti comunali e portare il Comune al dissesto. L’ex municipalizzata per la raccolta dei rifiuti viene indicata da sempre come il «tallone di Achille» dell’architettura del risanamento del Municipio. E non poteva essere altrimenti con quei conti in rosso fissati alla data del 30 giugno 2011: 57 milioni 820mila euro.

In quel disavanzo, spaventoso, c’è la sciatteria, lo spreco e il clientelismo di anni di mala politica e mala gestione. Ma anche altro. Di malavita. Come accertato dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari e dalla Procura della Repubblica di Foggia con l’operazione «Piazza pulita» che, nei primi giorni di aprile, portò all’arresto di nove persone (tra cui l’ex presidente di Amica, Elio Aimola) con accuse varie: dall’estorsione alla corruzione per favorire imprese e cooperative esterne legate ad organizzazioni criminali, fino al pagamento di stipendi ad operai e impiegati presenti al lavoro solo sulla carta ma di fatto assenteisti.

05 Luglio 2012