lunedì 9 luglio 2012

Foggia&Foggia n.494

L´Amica tra fallimento e inchieste mette la città sempre più in ginocchio

di Christian Danza

Asl, Gema, Amica, Us Foggia, Teatro Giordano, Mediterraneo, Cattedrale, degrado, decoro, prospettive. In una parola fallimento.

      Il fallimento delle speranze e delle ambizioni, della voglia di credere ancora alla politica e a certi dirigenti, l´assuefazione al malaffare e agli interessi individuali, l´incapacità di predisporre strategie lungimiranti, togliere i rami secchi, dotarsi di amministratori, in ogni ambito della società, capaci, coraggiosi, dotati di attributi. Foggia è stanca, Foggia è in ginocchio, si lecca le ferite, conta i disastri e vive, ormai da tempo, all’insegna del salviamo il salvabile.

Anche se ormai sembra davvero troppo tardi.

L´Amica è fallita. Non è una notizia dell’ultima ora, nel senso che il fallimento dell’azienda foggiana dedita alla raccolta dei rifiuti in città era ormai sentenza scritta già da tempo.

In ogni caso, nella vicenda Amica tutto ruota intorno al degrado. Quello urbano, evidente, sotto gli occhi di tutti e subito da tutti. Il degrado morale, che vien fuori giorno dopo giorno dalle inchieste che gravitano sui vertici aziendali.

Dopo che grazie alla Procura erano emerse, inquietanti, le pressioni esercitate dalla mafia all’interno di Amica, oggi un nuovo filone di indagini, che prendono le mosse dall’inchiesta sul fallimento di Daunia Ambiente, riguarda la figura di Michele Simone, 57enne, commercialista e direttore dell’Amica, indagato per bancarotta fraudolenta perché, a detta dell’accusa, Simone avrebbe spinto affinché i vertici di Daunia Ambiente (fallita, sarà bene ricordarlo, nel 2010, la società si occupava della raccolta differenziata) non versassero ai propri dipendenti, un centinaio in tutto, i doverosi contributi Inps ed Inail. Decisione, quella di versare solo il netto degli stipendi, presa da Amica ma avallata dal Cda di Daunia Ambiente, che non ha mai denunciato formalmente la pratica illegale che, sempre secondo l´accusa, era utile a tenere buoni e soprattutto zitti e pacati gli stessi lavoratori, presi per la gola e per la legittima esigenza di mettere il piatto a tavola. Il caso Simone ha preceduto soltanto di poche ore la notizia, ufficiale, del fallimento dell’Amica. Ricorso rigettato in Corte d´Appello e all’orizzonte una nuova e forte crisi dentro e fuori Palazzo di Città.

Il sindaco assicura che sarà fatto di tutto per evitare conseguenze drammatiche, per la città e i lavoratori e in che modo dovrà spiegarlo il prossimo 11 luglio davanti al giudice delegato per il fallimento. Ma allo stato attuale il contratto di servizio per l´esercizio provvisorio fino a fine 2012 non potrebbe essere sottoscritto, poiché l´azienda è in fase di liquidazione e male si sposa con un´azienda comunque in fallimento. Inoltre il corrispettivo annuo è in diminuzione (ci sono i 140mila euro al mese destinati alla ditta Frisoli) e mancano quei 4 milioni in ballo già da qualche mese e che Mongelli aveva garantito grazie all’utilizzo da parte di altri comuni, della discarica.

Inoltre all’interno del contratto di servizio sarebbero indicate voci che, secondo la curatela, sarebbero troppo vaghe e generiche, con il pericolo di creare nuovi equivoci e ulteriori disagi. Per fare un esempio laddove si parla di decoro, questo potrebbe essere inteso anche come cura del verde, o operazioni di pulizia dei muri della città, prestazioni che non rientrano nelle competenze di Amica.

In più grava l´ulteriore termine del 20 luglio prossimo, giorno in cui scade l´ordinanza sindacale che permette all’azienda foggiana di occuparsi della raccolta dei rifiuti.

Nessun commento: