sabato 7 novembre 2009

QUALITÀ DELLA VITA URBANA



FOGGIA E LE GRANDI PAROLE
QUALITÀ DELLA VITA URBANA


Niente sofismi su una espressione tanto generica. Oggettivamente, la qualità della vita di una popolazione e della città in cui la stessa è insediata, si riduce ad uno strumento: un indicatore d’insieme economico e sociale; un sistema di misurazione, col quale si valutano i bisogni dei cittadini, all’interno dei microfenomeni (fatti concreti) che stimolano la situazione urbana: la società insediata, il luogo abitato.
E’ un tema in cui non vale impegnarci a livello teorico o della sua definizione.
Noi vogliamo piuttosto capire quali condizioni e modi di vivere si sono sviluppati
nell’area urbanistica di Foggia. Se essi consentono di condurre una vita serena e soddisfacente, in linea con le potenzialità umane residenti. E se sono attuabili, condizioni migliori di vita, che la comunità residente può realizzare.
La valutazione tra i servizi urbani che il popolo foggiano ha a disposizione e quelli che invece gli necessitano, per non cadere in stato di conflitto sociale, guiderà questo nostro percorso-indagine. Alla fine, contiamo di avere individuato le condizioni di vita migliore, realizzabili negli anni futuri, in modo condiviso dai cittadini foggiani.
Siccome la soluzione finale della nostra analisi, propone il miglioramento della vita urbana dei cittadini foggiani, riteniamo utile il ricorso ad una metodologia che sintetizzi tale studio. Cominciamo con l’abbozzare uno schema programmatico, che ne tratteggi lo sviluppo lungo un arco temporaneo definibile. Settori della trattazione potrebbero essere i seguenti:
-Le materie che influiscono sull’evoluzione della sociologia urbana, in direzione di una vita qualitativa. Come ad esempio: la geografia, l’architettura, l’ingegneria, l’ecologia e l’urbanistica.
-Il tema delle mutazioni sociali che, oggigiorno, minacciano la qualità della vita urbana.
-Il concetto di sostenibilità urbana e come esso sia inevitabilmente connesso alla qualità sociale di vita nelle città.
-Infine, il sistema produttivo territoriale. Al quale è necessario applicare le idee guida utili per fare risultare un riequilibrio dell’effetto urbano e della vivibilità nelle aree urbane.
L’attuazione del concetto di qualità della vita è legato alle potenzialità umane, alla voglia di operare e di creare della comunità. E richiede un sistema di governo efficiente del territorio, capace di cambiare in meglio le esigenze della popolazione: mobilità, benessere e disagio sociale, economia, servizi, turismo, ambiente, criminalità , istruzione e formazione, sanità.
Una vita urbana qualitativa richiede uno sviluppo umano equilibrato. Occorre equilibrare le capacità ed i bisogni della comunità (in settori quali salute, conoscenza, professionalità, lavoro), con la creazione sul territorio di servizi funzionali e di sostegno alla produzione, al tempo libero, alla cultura, alla socialità.

Il cittadino deve poter disporre di un efficace sistema urbano, che sincronizzi il tempo della comunità con quello individuale. Il tempo del lavoro, dello spostamento, della socializzazione, del tempo libero, devono essere sincronizzati e dimensionati con quelli di cui il cittadino ha bisogno, in modo da consentirgli, nella valutazione delle capacità individuali, di svolgere le proprie funzioni lavorative e sociali, nel tempo programmato e con la capacità necessaria. Se l’ambiente urbano, presenta contraddizioni a tale riguardo, diventa anche teatro di conflitti. Se le risorse urbane a disposizione dei cittadini sono insufficienti, coloro che hanno difficoltà nel loro utilizzo, instaurano con la città rapporti conflittuali. Si origina in definiva un evidente scadimento della qualità della vita urbana.
Qualità della città significa in primo luogo una struttura urba
na coerente. Le strutture edificate, gli spazi liberi, devono equilibrarsi con le esigenze di vita urbana dei residenti. Fattori di identità sono i centri storici e i grandi complessi monumentali, il paesaggio, i luoghi della cultura e dello spettacolo, i servizi urbani e territoriali. Il rapporto abitazione-attrezzature-servizi è centrale. La pratica della suddivisione del territorio per parti funzionalmente omogenee, e la corrispondenza quantitativa dei servizi, è oggi uno dei fattori principali della qualità della vita urbana.
Secondo i citt
adini italiani, le più importanti condizioni del vivere urbano di qualità, le priorità che assicurano alla popolazione standard di vita adeguati, sono i seguenti: Sicurezza e lotta alla criminalità. La capacità di offrire lavoro. Politiche di mobilità. La valutazione ambientale. Il tempo libero. La trasparenza amministrativa.

Una città deve essere un'abile pensatrice (idee), una buona creatrice (competenza) e un'abile commerciante (rete di mercati). L'interazione di questi tre elementi dimostra che le buone città vanno non solo progettate ma gestite secondo le necessità della popolazione. E’ con questa visione che si va ad agire sul territorio urbano: per migliorarne le condizioni insediative, per riqualificare gli ambiti degradati (a livello materiale e/o sociale), per migliorare le condizioni di viabilità e localizzare le attività funzionali e produttive.
Idee, creatività, abilità di gestione e di controllo di una città, sono tutti elementi che richiedono l’attività dell’uomo, della comunità, dei suoi apparati organizzativi, p
olitici e istituzionali.

A Foggia basterebbe partire da un Piano strategico di Città. Serve l’impianto di un minimo sistema urbano, purché esso stabilisca l’equilibrio tra l'uomo e la città, tra ambiente costruito e le aspirazioni cittadine. Una condizione oggi irreale se i nostri concittadini spesso fanno della maleducazione e della trasgressione alle regole di convivenza uno stile di vita: rifiuti abbandonati fuori dai cassonetti, vandalismo, volgarità diffusa, guida prepotente, cani senza guinzaglio, parcheggi abusivi e quant’altro.
In questa prospettiva è necessaria una straordinaria operazione culturale, finalizzata alla maturazione di una coscienza civile, attorno a valori
condivisi e a regole inderogabili di convivenza.
Un’inedita operazione di così grande respiro politico postula necessariamente, al fine stesso della sua riuscita, la sollecitazione e la mobilitazione convergente della comunità cittadina in tutte le sue componenti e articolazioni strutturali, a partire dal mondo della cultura e della scuola, dal mondo economico-produttivo, imprenditoriale e del lavoro, dal mondo cattolico e del volontariato.

Su questo si misura la capacità o il fallimento della classe dirigente foggiana: dei dirigenti l’economia, il lavoro, lo studio, il vivere civile, nella politica e nelle istituzioni. Se si vuole arricchire ancora il volto e l’anima di Foggia. Qui l’Università ha un ruolo importante. Un’università di Foggia, valorizzata dalla sua attività di ricerca, condotta sul e con il territorio, in campo economico-sociale, scientifico e ambientale. Un’università che, grazie al suo apporto strategico in progetti, diventa un attore anch’esso strategico non solo per la formazione e “l’educazione civica”, ma anche per lo sviluppo complessivo della società di Foggia.

Diciamolo chiaramente. La città di Foggia non ha mai avuto un piano di sviluppo urbano e sociale, sincronizzato con gli aspetti del territorio e con le aspirazioni, con le esigenze di vita coabitativa della stessa società. Un cenno veloce andrebbe al piano regolatore concepito dallo Studio Benevolo nel 1990. Riportiamo di esso le note esplicative, così come furono estese dal progettatore stesso:

Il contesto territoriale di riferimento”

Foggia sorge al centro della Daunia, a circa otto chilometri dalla sepolta città di Arpi, ed è la capitale naturale di un grande territorio – la provincia, che è in realtà una sub-regione ben caratterizzata – comprendente la vasta pianura ondulata e sua corona di alture circostanti, dall’Appennino al Gargano. La popolazione è di 163.000 abitanti, mentre il territorio comunale è esteso per 511,35 kmq.

Le caratteristiche principali di progetto

La variante generale si propone di intervenire secondo una duplice linea di azione:

- Studiare e disciplinare in scala territoriale il vasto territorio del comune di Foggia, dove si sovrappongono in maniera non sempre coerente:

a) un quadro geografico di fondo, di spiccata individualità, ritagliato nella conca della Capitanata;

b) le tracce del passato remoto e prossimo; cioè la rete degli insediamenti primitivi, la rete più recente formata dal capoluogo, dalle masserie e dalla raggiera dei tratturi.

c) le funzioni e i manufatti moderni, cioè la maglia delle vie di comunicazione moderna, strade e ferrovie, in parte ricalcata sulla precedente; i nuovi insediamenti aggiunti: coltivazioni e perimetrazioni agricole, impianti industriali, borgate, quartieri periferici e servizi della città contemporanea.

- Prendere in carico l’organismo del capoluogo, che si trova in un momento speciale del suo sviluppo. La popolazione è quasi stabilizzata; il corpo edilizio sta ancora crescendo, ma in circostanze che fanno intravedere una sua stabilizzazione nell’arco di tempo in cui vigerà il nuovo piano, cioè i prossimi quindici anni. In questa prospettiva diventa possibile correggere i difetti della crescita passata e puntare a un miglioramento qualitativo, per il quale ancora esistono ampi margini.

Gli interventi più significativi del piano hanno riguardato i tessuti storici, con l’elaborazione di una disciplina di livello particolareggiato e il settore residenziale, con la progettazione di un grande piano di zona ex lege 167/62.

Il Piano è stato adottato dal Consiglio Comunale il 6 novembre 1992 e approvato dalla Giunta Regionale il 20 luglio 2001.’

L’epoca al quale risale detto piano, la sua articolazione, confermano come questo strumento servisse alla politica di taglio basso del luogo, alla amministrazione comunale, ai voraci costruttori del posto, per fare soldi. Ancor oggi esso rimane la gogna alla quale è legato lo sviluppo urbanistico di Foggia. Forse anche per il fatto che l’Urbanistica, qui a Foggia, è solo un nome. Lo conferma la vista di ampie zone cittadine, di fattura post bellica se non anteriore, mai recuperate negli anni a seguire. Lo conferma il modo di edificare, di una edilizia senza anima, legata all’esclusivo interesse dei ‘fabbricatori’: palazzi messi qua e là, sulla disponibilità di terreni speculabili e speculati. Del tutto assente in questa edilizia, diffusa a mò di gramigna, fu l’Architettura, nei suoi aspetti elementari, della tecnica e dell’estetica, figurarsi poi in quelli organici dell’equilibrio tra le esigenze urbanistiche e naturali della popolazione foggiana. gma

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