giovedì 2 agosto 2012

Gianni Mongelli, a nostro avviso, fu fatto eleggere non per salvare Foggia, bensì per coprire le scellerate decisioni di noti ed occulti personaggi dello stesso partito politico che ne organizzò l’elezione a sindaco.

Mongelli2-vert Gianni Mongelli ritira le dimissioni da Sindaco di Foggia. Secondo le funeste tradizioni di certa oligarchia sinistra, che ha nella nostra provincia il suo covo. Laddove certi politici briganti non si curano degli interessi del nostro Comune. Tra questi malavitosi viene fuori la candidatura a sindaco di Foggia del Mongelli. Dagli stessi, a tormentare Foggia, per ben due mandati precedenti l’attuale investitura, fu congegnata quella del ben noto sindaco Orazio Ciliberti. Stessa paternità politica, stessa investitura, l’identico disastro amministrativo per la Città di Foggia. Dal quale dissesto il Gianni Mongelli si autoassolve, quando dice che esso era già perpetrato o concluso nel momento in cui egli assunse la sua carica. Perciò egli si autocelebra il salvatore di Foggia.

Ma molti foggiani, non perché sono stretti laici, non credono alle capacità ‘elette’ di quest’uomo. Anzi, noi riteniamo il sindaco Gianni Mongelli consapevole di reiterare con i suoi amministratori le insane gesta del suo predecessore Ciliberti. Di più: egli tenta di coprire e seppellire col tempo quelle scellerate manie ideologiche. Gianni Mongelli, a nostro avviso, fu fatto eleggere non per salvare Foggia, ma per coprire le scellerate decisioni di noti ed occulti personaggi politici dello stesso partito che poi ne curò l’elezione a sindaco.

Ma, insomma, è pur sempre politica questa. Ad analizzarne il risultato, a poter contare i debiti sotto i quali sono stati seppelliti la città ed i foggiani, questa non è politica, è un disastro finanziario economico, compiuto e, sembra, non ancora concluso, da gente che ha poco a che fare con la Politica con cui si governa una Città: quella politica che legge e realizza le aspirazioni di crescita civile espresse dalla comunità dei cittadini. Tutte cose importanti, che una normale amministrazione cittadina realizzerebbe normalmente. Cose che non è proprio possibile identificare negli atti dell’amministrazione Mongelli.

Sindaco Mongelli, le vostre parole sono chiacchiere. Sono vuote e ridicole e vigliacche chiacchiere. Voi siete soltanto l’esecutore degli ordini del partito politico da cui proviene la vostra elezione a sindaco. Ed il ritiro delle vs dimissioni è ormai nella sinistroide tradizione di quel partito che ne gestì ben tre (dimissioni e pronto ritiro delle stesse) con l’altro suo figuro, il precedente sindaco di Foggia: Orazio Ciliberti.

Ma ai cittadini foggiani, forse anche ai pochi che vi elessero sindaco, delle idee di questa politica interessa poco o niente. Delle vostre masturbazioni mentali e dei vostri godimenti d’ambizione personale, non ce ne frega nulla. Volete continuare a fare il Sindaco di Foggia?

E’ certo una fissazione la vostra: quella di ricavare dal partito che v’impose questa investitura un incarico politico da onorevole nazionale.

Da Presidente dell’Ente Fiera di Foggia, a Sindaco cittadino, ad onorevole vendoliano?

V’attendiamo alle prossime elezioni, poco onorevole sindaco Mongelli.

Per fare i conti.

Per individuare chi vi vota.

E non ci sarà piazza o bar cittadino in cui non si farà comizio sulla vostra figura politica.

Del perché avete preferito tenere la Città di Foggia ancora quattro anni sotto lo smacco d’una politica disonesta e serva degli affari di pochi personaggi locali.

Non è bastato a questa politica disonesta l’avere già messo a sindaco di Foggia una sanguisuga di partito, che succhiasse per conto loro, giorno dopo giorno, per un lungo e sinistro decennio, il sangue del popolo foggiano? E’ vero, Mongelli, voi arrivaste a Sindaco, quando il malato infetto, Foggia, era allo stremo. Col vostro ebete cinismo non vi curaste dello stato comatoso in cui si trovava il Comune di Foggia. Quell’ottusa ambizione che ancora vi riempie di sorrisi prostituiti intravide un premio alla fine di questa carica a sindaco. Comunque c’era ancora da scorticare il fondo a questa Città. Anzi, c’era ancora da spellare i suoi cittadini.

Sindaco Mongelli, dopo i foggiani che v’ignorano e quelli che non vi credono, ci siamo noi e riteniamo di dovere portare il peso della vostra memoria fin oltre la durata di questa commedia.

Certamente lo preferirete alle continue cattiverie che leggete sul vostro http://www.facebook.com/gianni.mongelli.5

gman

domenica 29 luglio 2012

FOGGIA & IL CIRCO DELLA POLITICA

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La giunta comunale ed il suo primo autore-attore, il sindaco Gianni Mongelli, continuano a mandare in piazza lo spettacolo di una politica indegna, finanziato con i soldi dei cittadini foggiani. Cittadini che sono sempre più ‘incazzati’. Al punto che, in tanti, si stanno costituendo in associazioni e comitati, per liberarsi definitivamente di questi pessimi attori politici, i quali neppure vogliono rendersi conto dei gravi danni che causano alla città.

Questi, continuano a circolare indifferenti: le facce di bronzo, il sorriso da ebeti, lo sguardo superbo, un dire borioso e privo di ragione. Sono in giro dappertutto. Danno a vedere d’essere indaffarati, come sempre. Ma, a parlargli, scopriamo, ne eravamo certi, che pensano sì ad andarsene ma, … in vacanza. Tant’è che essi si sono già ‘piazzati’ per l’eventualità di nuove elezioni comunali. Alle quali non intendono rinunciare. Anzi, costoro sono certi di ricavarne una nuova elezione.

E’ il circo della Politica qui a Foggia. Senza offendere il Circo e i circensi e gli animali, che vi lavorano con maestria per dare spettacolo e divertire il pubblico. Col circo della politica foggiana c’è solo da inorridire ed incazzarsi. Ebbene, abbiamo preso un campione di questi politici foggiani. Nemmeno dei peggiori. Senza cercarlo appositamente. Per averlo incontrato casualmente per strada. Gli chiediamo se ha da dirci qualcosa di nuovo, che sia meno peggio di tutto ciò che si dice in città. Egli si fa serio, s’inerpica di parecchi centimetri oltre la posa della sua altezza normale e, con voce studiata, quasi da comizio di piazza, ci recita così: <<Questa Città non ha speranza di crescere, perché la sua popolazione è apatica, non ha voglia di lavorare. Vedete quanta sporcizia c’è in giro? ...>>.

Ma non è la Politica -suggeriamo noi- che lei rappresenta da un trentennio, a non assicurare il normale servizio di raccolta dei rifiuti. E le strade dissestate? I marciapiedi disastrati? I giardini della Città, la Villa comunale: essiccati e stravolti dai rifiuti?

<<La Politica –risponde l’assessore da noi rimbrottato- e noi politici foggiani, con il sindaco Mongelli, stiamo dando il meglio, facciamo sacrifici, tanto lavoro fuori orario, per evitare che arrivi un commissario ‘da fuori’ a strapazzare come animali voi concittadini… Scusatemi se vi lascio. Sono stanco e ho la mente già in ferie>>.

Oh c…. Quanto siamo incazzati. Dopo avere sopportato questo penoso recitare: insulso dai toni alla maschera, sino al gesticolare.

Forse servirebbe proprio l’assegnazione di un commissario statale, per il normale governo di questa città. Per mettere ordine nei conti passivi del Comune e per avviare un realistico progetto di soluzione ai gravissimi problemi di questa Foggia.

Oppure, ci sarebbe di meglio da fare. Dovremmo essere noi foggiani a prendere per le briglie cotanti asini, sferzarli, per arrivare a dire: <<Qui cascò l’asino… Pure se ricco e bardato, torni alla sua stalla>>. Questi politici, che hanno fatto i loro comodi dicendo di governare Foggia, devono tornarsene nelle caverne, nelle tane, da cui uscirono per fare intrallazzo della Politica.

Il-circo-della-POLITICA-A-foggiaChiudiamola con il circo della Politica qui a Foggia. Non se ne può più di sentire consiglieri comunali dichiarare <<… Tutto rientra nella tragica normalità della politica, che continua imperterrita con i suoi giochetti e con i suoi ricatti senza nessun rispetto per le gravissime problematiche di Foggia>>. Come se essi fossero normalità della politica locale. Come se una politica, anche la loro, fatta di giochetti e di ricatti non sia la prova di un governo incapace e disonesto.

E’ il circo della Politica qui a Foggia. Senza offendere il Circo e i circensi e gli animali.

Vogliamo concludere tracciando un quadro esemplificativo del curriculum personale dell’assessore che incontrammo e con cui scambiammo qualche battuta, come trascrivemmo innanzi. Credeteci: non è certo dei peggiori. Esso è mediamente significativo del generale corso politico di codesti marpioni.

o Assunto in una Banca locale su pressioni di un partito politico.

o Dopo un mese messo in riposo sindacale

o Eletto consigliere alle elezioni comunali di Foggia

o Separato dalla legittima consorte

o Si unisce e convive con altra donna

o Acquisto di casa al centro città

o Acquisto di un’autovettura di prima classe

o Acquisto della casa al mare

o Nessuna traccia considerevole dell’attività politica.

o In pensione per l’impiego bancario

o Continua l’a-fare della politica.

Di che meravigliarsi se Foggia, la nostra Città, da un quarto di secolo disamministrata da gente simile, è campione nazionale o Capitale del dissesto finanziario, del degrado ambientale e civile?

Fatti salvi i non credenti, gli intellettuali presunti, gli associati per la lotta alle cacche dei cani e …

venerdì 20 luglio 2012

MONGELLI RIPENSACI PURE. MA POI RICONFERMA LE DIMISSIONI.



I foggiani lascerebbero passare le tue promesse elettorali. Mai mantenute. Ma non gli ulteriori danni causati alla città di Foggia in nome e per conto di un’oligarchia di partito che neanche è foggiana.


C’è chi dice che con le dimissioni del sindaco Mongelli anche a Foggia la Politica chiude un’era.

Attenti! Il riferimento è a quella vecchia politica che tiranneggiava col suo potere, campanile dopo campanile, sezione di partito dopo sezione, qualsivoglia cittadinanza nazionale, per l’arricchimento personale degli eletti.

Qui a Foggia quella vecchia politica, disonesta ed antidemocratica, ha causato gravi danni, per ‘mano’ di qualche tirannucolo locale. Qui, a Foggia, partiti di destra e di sinistra, hanno gonfiato le società pubbliche di assunzioni e di debiti in cambio di voti. Per questo il Comune di Foggia si trova in gravi difficoltà finanziarie ed economiche. Dalle quali è difficile venire fuori anche per la crisi attuale della nazione e per il rigore montiano che centellina ogni euro. Insomma, questi politicanti ladri hanno poco o niente da gestire. Certo essi non possono ripetere il delitto perpetrato con le amministrazioni comunali cittadine, dal 2006 al 2008: gli operai delle manutenzioni che non lavoravano, per ‘mancanza di macchinari adatti’, a sentir loro, eppure percepivano gli stipendi; mentre la politica affidava gli stessi servizi a ditte esterne per 12 milioni di euro di lavori urgenti”.

“Tutti debiti fuori bilancio”, denuncia Mongelli. Subito dopo avere dichiarato le dimissioni da sindaco.

To’, Mongelli che comincia a dire ‘tra i denti’ qualcosa di suo? No! Macché. Egli sa che coloro che hanno autorità e responsabilità di Stato non lo ascolterebbero. Anche se a denunciare è il Sindaco di Foggia. Il quale avrebbe tante da dirne: sul rapporto che lo annoda al partito politico che lo propose come sindaco; sulla reale situazione di debiti trovati al momento della sua investitura e mai denunciati pubblicamente; sulle soluzioni che egli aveva da proporre ai concittadini per salvare il Comune dal dissesto.

E, sui numerosi soggetti da lui scelti, sostituiti, scelti, come suoi assessori? Chi ne parlerà?

Mongelli dice di dimettersi perché è stato abbandonato da tutti. “Io – dice Mongelli - sono solo”. Ma come, sindaco Mongelli? Hai i cittadini ai quali rivolgerti per parlare della tua solitudine. Ai quali chiedere supporto politico e comunitario. Non sei convinto che un tuo sincero appello trovi nell’istinto di noi foggiani la giusta comprensione?

Vedete, il fatto è che la Politica, specie quella disonesta, è omertà e silenzio; anche minaccia e paura. Siamo convinti che la politica del silenzio sia quella che sta portando alla rovina completa questo Comune, la nostra Città. Tanti cittadini ne sono convinti. Ogni giorno di più. Assistendo alla condizione di vita urbana, obbrobriosa, che li assale appena fuori dall’abitazione.

Sappiamo di iniziative spontanee, da parte di volenterosi e sempre più incazzati cittadini foggiani, i quali stanno costituendo comitati cittadini per ‘svegliare’ le istituzioni statali in loco e per indurle a fare le loro funzioni doverose. Se i vari comitati diventassero un grande, unico, comitato cittadino, siamo convinti che: Foggia, i foggiani, riuscirebbero a risanare il marciume di qualsiasi istituzione pubblica; essi saprebbero eleggersi amministratori onesti e volenterosi.

Non ci sarà debito comunale che tenga una città schiava del malaffare. gma

mercoledì 18 luglio 2012

MONGELLI SI DIMETTE DALLA CARICA DI SINDACO DI FOGGIA.

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Ancora 20 giorni d’attesa. Che non vi siano ripensamenti o, peggio, rim…pianti.

Poi, il Prefetto inizi la procedura di scioglimento del Consiglio comunale. Interrompa tutte le cariche politiche. Mandi a casa consiglieri ed assessori. Fermi i cittadini violenti.

Foggia venga restituita alla civiltà.

Cosa ha indotto il sindaco di Foggia a dimettersi, a formalizzare nello stesso giorno al protocollo la sua decisione? Si è davvero conclusa l’era del governo municipale di Gianni Mongelli? C’è pur sempre l’iter formale da rispettare: la convocazione del consiglio comunale; l’avvio della discussione politica su un atto destinato anche a sciogliere il consiglio comunale. Il termine dei venti giorni dalla convocazione del consiglio, affinché le dimissioni diventino irrevocabili… E’ comunque un periodo lungo da passare. Intanto è prossimo il “tutti in vacanza”. Però, alla fine, i cittadini di Foggia assoderanno se e quanta coerenza sia riuscita a pronunciare la politica dei partiti politici territoriali, in nome del salvataggio della Città di Foggia. Una politica che in un ventennio di governo cittadino, ha portato sino al fallimento la cassa del Comune. Dopo avere messo in ginocchio lo stato della vita sociale ed in condizioni di grave degrado l’ambiente cittadino. Di fronte alla cruda ed innegabile realtà di una Foggia, così come la vediamo noi foggiani, a parte quella valutazione riguardante la vivibilità urbana, che la umiliò agli ultimi posti dei comuni italiani, francamente noi non piangiamo lacrime se questo Sindaco in dimissioni metterà in condizione noi cittadini foggiani di sceglierci un sindaco altro: se non altro più informato e formato, per facilitare l’avvio di un realmente valido programma di rivalutazione della nostra Foggia. Che ciò avvenga dopo il periodo di governo di un commissario ‘prefettizio’ neppure deve spaventare noi foggiani. Chi è peggio di un Agostinacchio, di un Ciliberti, di un Mongelli?: tutti sindaci di Foggia nell’ultimo ventennio. Sindaci del partito della destra o della sinistra. Monocratici del declino urbano e civile di Foggia. Primi responsabili di un’amministrazione comunale deficitaria: cattivi amministratori e pessimi amanti della nostra città. Non sia che noi foggiani non siamo corresponsabili di questo periodo di degradamento civile. Sia perché fummo noi a sceglierci democraticamente quei sindaci. Sia perché, ancora oggi, primeggiamo ad abusare di paroloni come cultura, senso civico e delle istituzioni, modernità e progresso, senza conoscerne i valori e quindi senza praticarli esattamente. Anche se a parziale scusante di questo obbrobrio generale, c’è il fatto che, qui a Foggia, enti istituzionali e loro dirigenti, sono ir-responsabili oltre il lecito di assenteismo, anzi, di abuso, anzi di assoluta incapacità di governare il pubblico. Eppure questi sanno essere marpioni dell’affare. Si manifestano tutti e subito insuperabili nel farsi i loro affari privati. Vale ancora oggi il detto popolare: “sti’ pulit’c so arr’vt chi pezz n’gul e si sono fatti appartamenti, ville di proprietà al mare e in montagna… S’ sò aggiust’t pur i parint"?

Non parliamo del Comune. Non parliamo della Provincia. Non parliamo della Questura. Non parliamo del Tribunale. Neppure della locale Camera di Commercio. Non pensiamo ai loro dirigenti e funzionari. Quindi non parliamo né buttiamo la croce addosso ad un Mongelli, sindaco dimissionario.

A farci felici è il pensiero di tutti i ‘governanti’ padroncini, ancora oggi esercitanti cariche politiche in questo Comune, quando se ne torneranno nel loro privato. Il mondo sbaglia, ma noi faremo in modo che essi non riappaiano come rappresentanti del popolo in amministrazioni pubbliche.

Perciò un periodo di commissariamento ‘esterno’, può servire alla nostra Città. Come in genere è stato in altre situazioni simili. Per rinsavire la politica locale. Per confinare nella spazzatura i soggetti indigeni indegni, insieme con i disonesti. Per fare riemergere, della cultura, il valore partecipativo, quello di fare insieme, con onestà diffusa, l'interesse comunitario. gma

lunedì 9 luglio 2012

Amica: fallimento di Mongelli - Nota stampa firmata da Bruno Longo e Paolo Agostinacchio

Foggia&Foggia n.429  -news del 06/07/2012 13.27.00

La lunga agonia di Amica spa è ingloriosamente terminata, con una perdita secca, oltre che patrimoniale, anche di idee, di lavoro, di tradizione e cultura del territorio che durava da oltre mezzo secolo.

E´ una realtà riscontrabilissima, che l´Amica negli ultimi tempi, era diventata la 'terra di nessuno', un´entità 'borderline', stando ai dati appresi dalla lettura delle decisioni degli Organi Giudiziari interessati al caso, dove tutto era possibile fare  -  con grande superficialità  -  lontano dai riflettori del Consiglio Comunale e spesso con inaccettabili interpretazioni della norma, dove tra errate e non comprensibili scelte aziendali, tra assunzioni con metodi di gestione opinabili, tra vertiginose spese correnti ed investimenti assurdi e improduttivi, si è consumato, in colpevole assenza di strategia e di controllo di chi di dovere, la fine di una azienda, che ora apre inquietanti risvolti sul futuro occupazionale dei dipendenti e sull’assicurazione di un servizio efficace per l´igiene cittadina.

Il fallimento dell’Amica è l´immagine speculare del fallimento politico - amministrativo del sindaco Mongelli, nonché del centro-sinistra, e delle dubbie e apparentemente confusionarie scelte gestionali e amministrative.

Il sindaco Mongelli deve dare spiegazioni sui motivi che indussero nel gennaio 2010 l´arch. Aimola, all’epoca Presidente dell’Amica, a non consegnare i libri contabili al Tribunale con la richiesta di amministrazione controllata, che poteva essere ottenuta sulla base della debitoria all’epoca esistente, non certamente quella di oggi.

Il sindaco, inoltre, dovrà chiarire alla luce di quanto scritto nelle motivazioni del Tribunale di Foggia e della Corte di Appello di Bari, in relazione al Fallimento Amica, i motivi della richiesta, con notevole ritardo, della procedura per l´ammissione ai benefici della legge fallimentare (Prodi-bis) ed i criteri del piano di risanamento, a base del bilancio aziendale, ritenuti inaccettabili dagli Organi Giudicanti. Il Primo cittadino, tra l´altro, dovrà chiarire le ragioni della opposizione alla sentenza di non fallibilità pronunciata dal Tribunale Fallimentare di Foggia: opposizione che, come è noto, fu accolta ed al seguito oggi l´azienda è definitivamente fallita con ricaduta della debitoria sull’avvenire dei lavoratori, sulla qualità del servizio, sui cittadini tutti.

Deve essere motivata dal Primo cittadino la scelta di nominare responsabili unici, consulenti, di varare consulenze ad hoc, come quella per i rapporti con il Ministero dell’Economia, con un costo di migliaia di euro a carico delle casse comunali.

Alla luce del fallimento su tutta la linea dell’azione del sindaco e del centrosinistra, registriamo dichiarazioni del Primo cittadino sconcertanti, come quella di attuare le direttive del consiglio comunale per un gara, con l´ingresso del 40% di imprenditori privati, quando questo sarebbe dovuto accadere già 14 mesi orsono, quando appunto l´Aula approvò il provvedimento.

C´è da chiedersi a questo punto perché il sindaco ed il partito egemone della coalizione, il PD, abbiano atteso tutto questo tempo per iniziare l´importante ed indispensabile iter?

La Destra, in data odierna  -  anche telegraficamente  -  ha chiesto la convocazione del Consiglio Comunale, per porre e discutere in Aula di questi ed altri inquietanti interrogativi riferibili alla vicenda della ormai, purtroppo, defunta azienda Amica.

Bruno Longo  -  Capo Gruppo La Destra
Paolo Agostinacchio  -  Consigliere Comunale

Foggia&Foggia n.494

L´Amica tra fallimento e inchieste mette la città sempre più in ginocchio

di Christian Danza

Asl, Gema, Amica, Us Foggia, Teatro Giordano, Mediterraneo, Cattedrale, degrado, decoro, prospettive. In una parola fallimento.

      Il fallimento delle speranze e delle ambizioni, della voglia di credere ancora alla politica e a certi dirigenti, l´assuefazione al malaffare e agli interessi individuali, l´incapacità di predisporre strategie lungimiranti, togliere i rami secchi, dotarsi di amministratori, in ogni ambito della società, capaci, coraggiosi, dotati di attributi. Foggia è stanca, Foggia è in ginocchio, si lecca le ferite, conta i disastri e vive, ormai da tempo, all’insegna del salviamo il salvabile.

Anche se ormai sembra davvero troppo tardi.

L´Amica è fallita. Non è una notizia dell’ultima ora, nel senso che il fallimento dell’azienda foggiana dedita alla raccolta dei rifiuti in città era ormai sentenza scritta già da tempo.

In ogni caso, nella vicenda Amica tutto ruota intorno al degrado. Quello urbano, evidente, sotto gli occhi di tutti e subito da tutti. Il degrado morale, che vien fuori giorno dopo giorno dalle inchieste che gravitano sui vertici aziendali.

Dopo che grazie alla Procura erano emerse, inquietanti, le pressioni esercitate dalla mafia all’interno di Amica, oggi un nuovo filone di indagini, che prendono le mosse dall’inchiesta sul fallimento di Daunia Ambiente, riguarda la figura di Michele Simone, 57enne, commercialista e direttore dell’Amica, indagato per bancarotta fraudolenta perché, a detta dell’accusa, Simone avrebbe spinto affinché i vertici di Daunia Ambiente (fallita, sarà bene ricordarlo, nel 2010, la società si occupava della raccolta differenziata) non versassero ai propri dipendenti, un centinaio in tutto, i doverosi contributi Inps ed Inail. Decisione, quella di versare solo il netto degli stipendi, presa da Amica ma avallata dal Cda di Daunia Ambiente, che non ha mai denunciato formalmente la pratica illegale che, sempre secondo l´accusa, era utile a tenere buoni e soprattutto zitti e pacati gli stessi lavoratori, presi per la gola e per la legittima esigenza di mettere il piatto a tavola. Il caso Simone ha preceduto soltanto di poche ore la notizia, ufficiale, del fallimento dell’Amica. Ricorso rigettato in Corte d´Appello e all’orizzonte una nuova e forte crisi dentro e fuori Palazzo di Città.

Il sindaco assicura che sarà fatto di tutto per evitare conseguenze drammatiche, per la città e i lavoratori e in che modo dovrà spiegarlo il prossimo 11 luglio davanti al giudice delegato per il fallimento. Ma allo stato attuale il contratto di servizio per l´esercizio provvisorio fino a fine 2012 non potrebbe essere sottoscritto, poiché l´azienda è in fase di liquidazione e male si sposa con un´azienda comunque in fallimento. Inoltre il corrispettivo annuo è in diminuzione (ci sono i 140mila euro al mese destinati alla ditta Frisoli) e mancano quei 4 milioni in ballo già da qualche mese e che Mongelli aveva garantito grazie all’utilizzo da parte di altri comuni, della discarica.

Inoltre all’interno del contratto di servizio sarebbero indicate voci che, secondo la curatela, sarebbero troppo vaghe e generiche, con il pericolo di creare nuovi equivoci e ulteriori disagi. Per fare un esempio laddove si parla di decoro, questo potrebbe essere inteso anche come cura del verde, o operazioni di pulizia dei muri della città, prestazioni che non rientrano nelle competenze di Amica.

In più grava l´ulteriore termine del 20 luglio prossimo, giorno in cui scade l´ordinanza sindacale che permette all’azienda foggiana di occuparsi della raccolta dei rifiuti.

mercoledì 4 luglio 2012

AMICA SPA L'AZIENDA COMUNALE FOGGIANA PER LA RACCOLTA DEI RIFIUTI E’ FALLITA ANCHE PER IL TRIBUNALE DI BARI.

CON AMICA FALLISCONO: LA POLITICA LOCALE, L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE, IL SINDACO MONGELLI. SFIDUCIAMOLI E… TUTTI A CASA.

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Amica è fallita, in 300 rischiano il posto
I ricorsi del Comune non vanno in porto

La decisione della Corte d'Appello di Bari. Sono attese
le motivazioni delle sentenze. È corsa ai nuovi contratti.

FOGGIA - Non c'è più speranza di salvare la società comunale Amica spa. La Corte d'Apello di Bari ha confermato il fallimento della società. Le sentenze sono state depositate in tarda mattinata. Secondo le prime indiscrezioni, su un ricorso presentato dal Comune i magistrati hanno dichiarato l'inammissibilità, mentre su un altro sarebbe stato rigettato. Le motivazioni, attese da oltre un mese, sono contenute in una cinquantina di pagine.

IL CLAMORE - La notizia si è diffusa presto a Foggia. Forze politiche e sindacati hanno tempestato di telefonate l'ufficio di gabinetto del sindaco per ricevere conferme. L'Amica, che è già in esercizio provvisorio da gennaio scorso, ha oltre 300 dipendenti. Nelle prossime ore dovrà essere firmato un nuovo contratto di servizio, ma c'è più di un ostacolo da superare. Sul fronte politico la conferma del fallimento avrà sicuramente conseguenze sulla crisi già in atto sulla giunta guidata da Gianni Mongelli.

Antonella Caruso -03 luglio 2012 –Il Corriere del Mezzogiorno.

Sembra che la conferma del fallimento di uno dei servizi primari che l’Amministrazione comunale di Foggia deve assicurare alla cittadinanza, quello della raccolta dei rifiuti e della pulizia dell’ambiente, debba essere letto nella sentenza tribunalizia di una Corte d’Appello, quella di Bari e, peggio, nelle motivazioni in essa contenuta. Quando invece la Città di Foggia è condannata a vivere da anni col cumulo di rifiuti che lordano le sue strade, i marciapiedi, le aiuole, i giardini. Ciò, per l’incapacità manifesta di una politica locale che, ormai, è ridotta alla potestà antidemocratica di qualche piccolo oligarca di provincia. Il sindaco e gli amministratori e i politici locali forse non frequentano le strade cittadine, parco san felice, la villa comunale. Così hanno aumentato ai foggiani la tassa sulla raccolta dei rifiuti urbani, senza che esistesse un servizio degno di tale nome. Forse i giudici d’appello di Bari ne sapevano di più ed hanno sentenziato che l’Amica spa, consociata del Comune di Foggia per la raccolta rifiuti, cessasse per manifesta incapacità dei suoi amministratori, ovvero politicanti buoni solo per ammonticchiare debiti, per depauperare il patrimonio in beni e attrezzi della società, senza pagare i fornitori, senza tenere pulita Foggia. Oggi che il fallimento dell’Amica spa è stato dichiarato definitivamente, sentiamo parlare di trecento operai dell’Amica che rischiano di perdere il posto… A causa d’una sentenza di fallimento? Che pure serve a tutelare i creditori della spa? No. Anzi, ed i sindacati riflettano, riteniamo che non solo il piano di lavoro, ma anche quello dell’organico dell’Amica, meriterebbero una giusta indagine da parte della Magistratura. Perché l’Amica spa è uno dei mostri generati dai lestofanti che affollano la politica locale, i cui adepti, privi di titoli e merito, affollano le istituzioni cittadine, mandando al fallimento ogni ufficio pubblico.

Ciò si legge tra le righe con cui la Corte d’Appello di Bari motiva la sentenza di fallimento dell’Amica spa del Comune di Foggia, la quale chiama in causa assessori comunali, dirigenti, tecnici, consulenti strapagati. Ne viene fuori una insulsaggine singolare e certo una azione delinquenziale colpevole durata per oltre un decennio in danno dell’intera comunità di Foggia. Alle quali non può il Sindaco Mongelli dichiararsi estraneo. In verità, dopo questa circostanza, egli ha manifestato l’intento di dimettersi. Lo faccia, Sindaco Mongelli. Lei non è stato un buon Sindaco, né potrà mai esserlo. Lo faccia per il bene di questa comunità. Nella speranza che essa reagisca a questo stato della politica; che si liberi delle chiacchiere dei vari partiti; che acclami come sindaco un cittadino onesto ed amante del bene di Foggia.

Chiudiamo riportando l’analisi sul tema, ad opera di un bravo giornalista foggiano.

Un tracollo dopo anni di sprechi clientele e contatti con la malavita

di FILIPPO SANTIGLIANO

A scorrere la sentenza dei giudici d’appello del Tribunale di Bari, gli stessi che in un primo momento avevano accolto un altro ricorso contro il fallimento di Amica, c’è da rimanere sorpresi se non stupiti. Nel lungo elenco di commi, codicilli e richiami di legge emerge una fotografia plastica della sciatteria, a questo punto bisogna chiedersi se per scelta, che ha accompagnato la difesa della ex municipalizzata davanti ai giudici di appello di Bari e che chiama in causa il drappello di tecnocrati e consulenti (già pagati) che dovrebbero forse rispondere più compiutamente alla città del lavoro fatto (male). I giudici del Tribunale di Bari, infatti, fanno riferimento ad un «approccio difensivo » complessivamente errato, senza il sostegno di indicazioni precise e, soprattutto, di «un progetto di risanamento». Ovvero numeri. Anche i riferimenti alla costituzione di società miste pubblico privato, secondo i togati d’appello del capoluogo regionale, non avrebbero avuto riscontri e soprattutto «praticabilità effettive».

Non è tutto. Il voluminoso piano di risanamento aziendale sarebbe stato sottoscritto con sigle, e non con firme in calce, senza date e per di più con l’ultima pagina anonima. Assurdo. Insomma, se questi sono gli atti è chiaro che l’epilogo non poteva che essere negativo. Sono tante, dunque, le zone d’ombra che accompagnano la conferma del fallimento della ex municipalizzata Amica e a nulla è servito il ricorso del ministero dell’Economia e dello sviluppo che, unico caso in Italia, aveva dato il suo assenso preventivo all’ammissione dell’Amica alla legge «Prodi bis», la salva aziende, quella utilizzata per intenderci da Alitalia, Parmalat e dall’azienda per la raccolta dei rifiuti di Palermo (per restare al core business della contesa giudiziaria). Così alla fine ha fatto più testo la relazione negativa del commissario giudiziale, Francesco Perrone, nominato proprio dal ministero dell’Economia per traghettare l’Amica verso l’amministrazione straordinaria. Relazione negativa che, in un certo senso, è stata appunto sconfessata dal ricorso del ministero dell’Economia in sede di appello ma nel dibattimento, come sempre, fanno testo gli atti. E tra gli atti, evidentemente più credibili del voluminoso piano di risanamento, vi era appunto la relazione del commissario giudiziale.

Ora, a parte la questione della continuità del servizio (l’esercizio provvisorio concesso dal giudice delegato al fallimento scade il 31 dicembre di quest’anno) e della tutela dei livelli occupazionali (in tutto 350 dipendenti che si occupano di raccolta e anche degli impianti di trattamento dei rifiuti), il timore è che il fallimento dell’Amica possa travolgere l’azione triennale di risanamento dei conti comunali e portare il Comune al dissesto. L’ex municipalizzata per la raccolta dei rifiuti viene indicata da sempre come il «tallone di Achille» dell’architettura del risanamento del Municipio. E non poteva essere altrimenti con quei conti in rosso fissati alla data del 30 giugno 2011: 57 milioni 820mila euro.

In quel disavanzo, spaventoso, c’è la sciatteria, lo spreco e il clientelismo di anni di mala politica e mala gestione. Ma anche altro. Di malavita. Come accertato dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari e dalla Procura della Repubblica di Foggia con l’operazione «Piazza pulita» che, nei primi giorni di aprile, portò all’arresto di nove persone (tra cui l’ex presidente di Amica, Elio Aimola) con accuse varie: dall’estorsione alla corruzione per favorire imprese e cooperative esterne legate ad organizzazioni criminali, fino al pagamento di stipendi ad operai e impiegati presenti al lavoro solo sulla carta ma di fatto assenteisti.

05 Luglio 2012




venerdì 22 giugno 2012

AVAST’N TRE PAESAN NUSTR’…

tre-vecchi-passeggiano-pw_e Siamo all’interno della Villa comunale. Per renderci conto del suo stato attuale, viste le continue lamentele che ci pervengono sulla sporcizia, l’assenza di un servizio d’ordine pubblico, l’abbandono in generale, in cui versa, ahinoi, il ‘polmone di foggia’. Mentre vi abbondano: i chioschi a gestione privata, che vendono a caro prezzo bibite, patatine, gelati; le giostrine vecchiotte e chi sa quanto sicure per i bambini.

E’ un lunedì pomeriggio e ci aspettiamo che dopo le frequentazioni di pubblico dello scorso sabato e della domenica, sia stata effettuata una soddisfacente pulizia dell’area comunale. Che ci villa comunale degrado2 consentisse almeno di suggerire ai cittadini foggiani, di andare in villa: per rifarsi gli occhi col verde dei giardini; per ripulirsi i polmoni con un’aria più respirabile; per consentirsi un poco di relax. Ebbene, possiamo solo dire che, oggi, passeggiare lungo i viali della villa è la stessa cosa che in qualsiasi altra via cittadina: il degrado è lo stesso.

A premere da vicino i nostri pensieri arriva la voce di tre anziani, che percorrono il viale della villa, qualche metro dinnanzi a noi. Sentiamo che dicono. “Avast’n tre paesan di nustr’ p’ fa brillà sta furest ass’cct, sol che i fuggian n’ tenen amor…” (Bastano tre paesani nostri per fare rivivere questa foresta seccata, solo che i foggiani non hanno amore…). Ancora questa volta sono i foggiani responsabili della scarsa vivibilità ambientale di Foggia. Forse perché essi non trovano il coraggio di prendere iniziativa per accusare, giudicare e condannare i veri responsabili dello scempio urbano della loro Città. Anche se noi in questo caso coltiviamo un’idea diversa, che forse vale la pena porre in atto.

A sentire il sindaco di Foggia, la politica in atto localmente, soprattutto quella da lui trattata in Comune, è efficace, giusta per ri-portare lo stato finanziario ed economico del Comune nella normalità e forse anche nella regolarità. In verità, a sentire il coro degli attori amministratori comunali, e poi, a guardare lo stato cui è giunto il degrado ambientale di Foggia, qualche dubbio ci prende. Soldi nelle casse comunali non ce ne sono. Il che è evidente anche a mirare quest’oggi in che condizioni si trova la villa comunale. Nel percorrerla in lungo e in largo in diverse ore del giorno, non c’è un operaio addetto alla manutenzione. Non c’è una guardia giurata, né è leggibile un cartello con i riferimenti telefonici per segnalare una emergenza. Abbiamo visto dei giovani, sei, dei quali tre femmine, divellere una staccionata di legno. Li abbiamo rimproverati, rischiando d’essere aggrediti con la stessa violenza con cui avevano appena danneggiato un bene comune. Abbiamo assistito alla scena di un bambino di sei, sette anni, che con sguardo smarrito fissava un’aiuola al centro dei viali della villa, interamente arsa dal fuoco, certo doloso, certo violento, appiccatovi da qualche altro gruppo di scalmanati. Un’azione nemmeno difficile a pensarsi e a farsi, dato che tutto il verde nella villa è appunto ridotto a ‘furest ass’cct’ come dissero quei vecchietti che ci precedevano. Speriamo che ciò non venga ripetuto all’interno dell’area del boschetto in fondo alla villa, dove buona parte del verde è invaso dalla sterpaglia secca, facile a divampare e a ridurre tutto in legno bruciacchiato. Pensare che nel luglio 2010 l’intera area del boschetto fu ‘consegnata’ alla cittadinanza,dopo un intervento di restaurazione importante ed esteso, con arricchimento del verde, con la piantumazione di centinaia di alberi e di cespugli. <<Ora la villa comunale è davvero un polmone verde utile per fare rifiatare un’assolata città ed i suoi accaldati cittadini, oltre alla funzionalità culturale che avrà il boschetto restaurato, luogo di suggestioni ed emozioni artistiche>> Parole di Federico Iuppa assessore allo sviluppo economico. A distanza di due anni le suggestioni che ricavammo a stazionare all’ingresso del boschetto sono sconfortanti. Il via vai di soggetti equivoci che vi vanno a fare sesso, seguiti da guardoni e simili. Persone che vi portano i cani a cacàre. Quanta arte.

Che fare? Che dovrebbero fare i cittadini foggiani per recuperare questo luogo importante della convivenza sociale? Diamo ascolto ai tre vecchietti che ci ‘precedono’? “Avast’n tre paesan di nustr’ p’ fa brillà sta furest ass’cct, sol che i fuggian n’ tenen amor…” (Bastano tre paesani nostri per fare rivivere questa foresta seccata, solo che i foggiani non hanno amore…). I foggiani devono ritrovare l’amore per la propria città. In prima persona: vecchi, giovani, uomini e donne, forestieri che vi risiedono. Senza fatto di cultura o di soldi. Senza la politica dei politici da noi eletti. Questi devono tornarsene allo svolgimento del loro lavoro.

Abbiamo voglia di costituire una comunità per valorizzare un bene che le appartiene, interamente.

“GLI AMICI DELLA VILLA”. Potrebbe essere a tutti gli effetti, un comitato cittadino, da costituirsi col fine di salvaguardare un bene comune, tanto rappresentativo della città, quanto utile per noi cittadini. Altro che ‘polmone’! La villa deve arrivare a funzionare come ‘anima’ della città. Anima anzitutto architettonica. Luogo di ritrovo, di giusta convivenza dei foggiani. Pensiamo alle distruzioni di guerra che Foggia ha subìto e che a distanza di oltre mezzo secolo ancora presenta nell’area urbana. La villa comunale potrebbe contenere e raffigurare lo spirito della ripresa della vita e della riconquista del progresso civile da parte della comunità di Foggia. Volontariato. Volontari. Tanti cittadini volontari, che offrano le loro capacità e parte del loro tempo per fare tornare a brillare la villa comunale. Se “tre paesan’ avast’n…”, come dicono i ‘nostri’ tre vecchietti, per rinverdire “sta forest’ ass’cct”, la generosità di tanti foggiani basterà per attivare i tanti servizi che sono necessari per riportarla davvero a brillare. Noi vogliamo provare a promuovere questa iniziativa. Vi informeremo. gma

lunedì 4 giugno 2012

IL SINDACO DI FOGGIA? TORNI A LAVORARE: A LAVORARE!

Mongelli-so-bell-pweb

Sono tre anni, da quando fu eletto, che il Sindaco di Foggia ‘lavora’ per migliorare la Città. Tuttavia, essa continua a regredire, senza sosta. Al punto che: una parte dei cittadini foggiani, disperando di uscire da questo stallo, s’è rassegnata; altri (i pensatori), ritengono che sono gli interessi di pochi ricchi ad imporre alla politica locale di mantenere degradata la Città. I politici del momento? Essi ‘tirano a campà.

Nessuno (così sembra, seguendo quel poco che stampa e tv riportano) ricerca i responsabili di questo scempio amministrativo.

Ebbene, quale lavoro è quello di un sindaco (cittadino ed amministratore primo) che, dopo tre anni, sa essere solo permaloso a proposito della sua investitura e perde il tempo a balbettare in difesa della sua parte politica e degli amministratori di cui è responsabile, quando invece non è capace di tenere pulita la Città? Tre anni di fallimento i suoi. Durante i quali Foggia soffre delitti di governo imperdonabili, per i quali qualcuno dovrà pagare.

Quanto all’ipotesi di una politica comunale che sarebbe serva di pochi possidenti locali, interessati a strappare alla giunta del Comune votazioni in favore dei loro interessi, delibere che mai ‘passerebbero’ in una situazione di governo normale, ci sentiamo di precisare alcuni punti. Che gli amministratori comunali foggiani siano schiavi di pochi ricconi, imprenditori locali, è certo, come il fatto che gran parte della politica foggiana è al loro servizio. Che, in un Comune senza un euro in cassa, chi ha i soldi comanda, per fare a poco prezzo grossi affari, è altrettanto certo. Che il popolo sia rassegnato: non è vero. Esso è schifato. Ma che si vuole dal popolo? Forse che facciano la Rivoluzione per rifarsi dei propri diritti? O, magari, che invochino la ghigliottina per bonificare il territorio da teste arroganti e fuori di legge?

Ebbene, sono forse i soldi che consentono un buon governo cittadino? Forse dei politici capaci? O è la disastrosa massa di debiti che ha il Comune di Foggia ad impedire che la Città si risollevi? Certamente è di questo disastro amministrativo che bisogna parlare: definire l’esatto ammontare del debito; progettare la sua pianificazione. Ma non senza avere prima accertato, euro su euro, se vi siano responsabilità amministrative e determine comunali poco chiare che lo causarono. Magari, un poco per volta questa nostra Città potrà risalire la china, ripulendosi dalla melma della palude in cui è stata sospinta.

Invece sono trascorsi tre anni di ‘amministrazione’ Mongelli e dal loro corso nemmeno si riesce a sapere come e quanto tempo occorra per risollevare la sorte di Foggia e dei Foggiani.

Ci sono situazioni costruite in decenni che non è facile smontare…” - dice il Sindaco.

Ci sono molti in attesa di vedere se ce la facciamo…” – continua il Sindaco.

Sono convinto che è necessaria la figura di un city-manager…”. Forse è una proposta per un tuo prossimo incarico, signor Sindaco?

Noi siamo convinti che sia necessario conoscere nei numeri l’esatta situazione debitoria del nostro Comune. Quella che nemmeno si riesce a trovare, veritiera, in un bilancio comunale che fosse disponibile alla visione e lettura da parte d’ogni cittadino foggiano.

Siamo convinti che debba farsi un piano amministrativo d’emergenza, per appurare quanti soldoni servano per uscire dalla situazione fallimentare in cui siamo, da anni.

Appurare come e dove trovare l’importo monetario occorrente, dando prima ogni possibile garanzia circa la presenza di cittadini foggiani, capaci ed onesti, tali da farsi garanti della esecuzione del piano di salvezza cittadina. Gente nuova, la cui responsabilità non sia legata ai partiti politici, ma, alla realizzazione della volontà unitaria del popolo foggiano, di rivalorizzare una civiltà offesa dalla politica e dall’affarismo locale.

La garanzia provenga da un Comitato Cittadino, che controlli l’opera di risanamento amministrativo e urbano.

Questo perché siamo certi che una nuova classe politica locale non sia difficile da costruire, dopo che per un decennio “pezzi” fetidi di corruzione hanno galleggiato e inquinato sia il governo, sia la legalità, sia l’economia della Città di Foggia. gma

REPORTAGE SU FOGGIA – da Il Corriere del Mezzogiorno.

Foggia, città ferita e rassegnata
Invasa da rifiuti e verde incolto

Al degrado degli spazi pubblici non si fa più caso
Giardini, piazze e fontane sono abbandonate

FOGGIA - Nella piccola piazza che si apre alle spalle del Palazzo di città, nel cuore del capoluogo, tutto è immobile e l’obiettivo della macchina fotografica sembra non restituire fino in fondo «I Fontanini» violati e impudici. Un pezzo della città, come ce ne sono tanti, lasciato lì a fagocitare scarti e cianfrusaglie. Quel che resta di una vecchia sedia di legno, una maglietta, rifiuti vari: la fotografia di Foggia che metaforicamente «galleggia» nell’acqua gialla e putrida sulle pagine dei giornali. La città com’è, uguale a sé stessa ormai da molto tempo da quando non sembra esserci argine al degrado urbanistico, estetico, igienico-sanitario e all’indifferenza.

Foggia, il degrado della città
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Un abbrutimento in cui Foggia è inesorabilmente scivolata lentamente negli ultimi otto anni, percorsa quotidianamente da chi ci vive e da chi l’amministra. Distratta e rassegnata: è così che appare percorrendola a piedi, in auto o in bicicletta questa città, in un giorno qualunque e immortalata negli scatti. Alle spalle del Comune parcheggiano, in divieto di sosta, molti foggiani, funzionari comunali, dirigenti, consiglieri. Ma nessuno sembra essersi accorto del degrado de «I Fontanini». Men che meno la società che dovrebbe garantire la pulizia, l’Amica, fallita ma che opera in esercizio provvisorio. I giardini senza cura, preda della sporcizia, delle erbacce secche, alte e di un colore indefinito sono vere e proprie discariche. Piazza Volontari della Pace non si può guardare per lo stato in cui versa, il famoso parco giochi in via De Petra mai entrato in funzione è pericolosissimo per le sue condizioni igienico-sanitarie. Si trova a pochi passi dal Tribunale, i cui giardini sono al momento l’unica area della città curata in quanto l’assessorato all’Ambiente si è affrettato ad indire e ad assegnare la gara d’appalto dopo la lettera di protesta della Procura.

In viale Pinto, ad un centinaio di metri da dove è stato inaugurata piazza della Legalità, l’erba è talmente alta che arriva a ricoprire le panchine; in molti giardini, invece, non cresce più: le zolle di terra la fanno da padrone. Parco San Felice è un ricordo e i giardini in via Giuseppe Lenotti, che erano curatissimi fino a sembrare vere e proprie oasi verdi d’estate, non sono più riconoscibili. Neppure le aiuole che circondano l’Epitaffio sono state risparmiate da degrado e abbandono. Le proteste dei cittadini valgono poco altrimenti le fontane non sarebbero senza acqua e piene di immondizia. Dalla più antica, quella del Sele (restaurata nel 2007), a cui il prestigioso settimanale nazionale la Domenica del Corriere il giorno dell’inaugurazione dedicò la copertina curata da Achille Beltrame, a quella in piazza del Lago a quella delle Tre Fiammelle, che sorge nel luogo dove fu ritrovato il Sacro Tavolo dell’Iconavetere. In via Arpi la fontana di piazza Baldassare, storicamente la Fontana dello Specchio, è rimasta vandalizzata in più punti.

Gli sforzi dell’assessorato ai Lavori pubblici con un piano per buche e strade non cancellano l'immagine della città del rattoppo, dove chiunque esegua uno scavo, un qualsiasi intervento, poi non ripristina lo stato dei luoghi ma si limita a buttare un po’ di asfalto. Basta dare un’occhiata a come è stato ricoperto lo scavo dell’Ipogeo a pochi passi dalla cattedrale: i sanpietrini non sono stati risistemati e, soprattutto, non sono stati fissati. Una piazza, per altro, che è ormai da anni pedonale. Le auto non potrebbero sostare, eppure ci sono tutti i giorni e a tutte le ore. Come quelle che da sempre vengono parcheggiate in divieto di sosta sotto il cartello «Rimozione forzata» accanto all’arco di Federico II, Stupor Mundi di una «Foggia capitale» ripiegata sulle sue ferite. E chi giunge dall’ingresso principale della città il biglietto da visita lo riceve non appena scorge i Tre Archi di Porta Arpana, imbrattata da metà aprile con le scritte «No Tav». Simbolo dei tanti muri e monumenti violati, come le statue in piazza Giordano che un mese e mezzo fa qualcuno ha tentato di far cadere e che da allora sono circondate da transenne

Antonella Caruso

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DEGRADO

Foggia, la fontana del Sele in abbandono

È uno dei monumenti storici della città
Senza acqua a causa dei tagli del Comune

FOGGIA - Si presentava in stato di evidente degrado e abbandono, domenica pomeriggio, la fontana del Sele di Foggia, la più antica tra quelle del capoluogo dauno. Il monumento in cemento armato, che raffigura una stella marina a cinque punte, è tra i più rappresentativi di Foggia e si erge in pieno centro cittadino, ovvero in piazza Cavour, di fronte alla villa comunale (dove domenica si svolgevano i concerti della Giornata interetnica) e a pochi centinaia di metri dalla stazione ferroviaria.

Foggia, fontane spente in città

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Uno sgradevole bigliettino da visita della città, dunque, quello che si presenta in questi giorni ai forestieri e agli stessi foggiani: da settimane la fontana del Sele (come tutte le altre fontane di Foggia) non zampilla più (causa tagli del Comune sui consumi idrici) e la sua vasca circolare esterna è ormai piena di immondizia di ogni genere (buste e bottiglie di plastica, lattine, cartacce, foglie secche e sterpaglie), evidentemente accumulata da giorni come fosse un cassonetto preposto alla nettezza urbana. Senza contare i gradoni rotti (chissà da quando ormai) attraverso cui si accede idealmente al monumento. Sono ormai lontanissimi, quindi, i tempi in cui la fontana del Sele di Foggia era riportata in tutta la sua meraviglia (in occasione della sua inaugurazione nel 1924) sulla prima pagina del settimanale nazionale la Domenica del Corriere; o quando, nel 2007, veniva riconsegnata in «splendida forma» alla città, dopo l'ultimo restauro.

Fabrizio Sereno - 29 maggio 2012

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FOGGIA

Il Comune taglia, fontane tutte spente
Spiega il dirigente: «occorre risparmiare»

«Stiamo decidento in quali orari tenerle in funzione»
Protestano i cittadini: così si riempiono di rifiuti

FOGGIA - Non zampillano, da settimane sono desolatamente spente e in alcuni casi si stanno trasformando in ricettacoli per i rifiuti. E su internet moltissimi sono i foggiani che protestano, ironizzano ma soprattutto chiedono di sapere cosa stia accadendo alle fontane di piazza Cavour, piazza XX settembre, piazzale Italia, piazza Aldo Moro, piazza Baldassare. Alle fontane grandi e piccole che si trovano in periferia. Stesso destino anche per le fontane del giardino storico più importante della città, la villa comunale.

Foggia, fontane spente in città

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Le fontane della città non funzionano perché bisogna risparmiare e, stando a quello che si riesce a sapere dal Palazzo, sono state spente volontariamente. Le bollette idriche si stanno pagando regolarmente, dunque non ci sono problemi con l’Acquedotto pugliese, con il quale è stata fatta una transazione e rateizzato il maxidebito. Ma l’assessorato ai Lavori pubblici deve diminuire i consumi idrici, partendo proprio dalle fontane. «Stiamo riorganizzando i consumi e si stanno passando in rassegna tutte le utenze del Comune anche quelle legate al consumo di acqua - spiega il dirigente dei Lavori Pubblici, Fernando Biagini -. Nell’ottica di non avere sprechi e quindi di abbassare i costi stiamo decidendo in quali fasce orarie metterle in funzione. Sono stati quindi azzerati tutti i timer, sono state spente e a breve daremo corso alla nuova organizzazione». Ma il problema non sarebbe solo questo. L’ex società comunale, Amica attualmente sotto il controllo della curatela fallimentare, ha comunicato all’amministrazione tempo fa di aver dismesso il servizio di manutenzione che prima veniva effettuato per tutte le fontane. La patata bollente sarebbe ora nelle mani sia dell’assessorato ai Lavori pubblici che dell’Ambiente che non hanno un numero di operai da poter destinare a questo servizio, senza contare che ciascun assessore deve fare i conti con un taglio cospicuo delle proprie risorse e con il piano di risanamento voluto dalla Corte dei Conti, di cui comunque di attende ancora il pronunciamento.

Antonella Caruso - 25 maggio 2012